Processo ai Giovani Comunisti Torino 2.0
Il compagno Sferini da mesi ha allestito un attacco costante nei nostri confronti. Dopo le 10 domande di Repubblica a Berlusconi e le 10 domande del Megafono Quotidiano a Vendola arrivano le 15 domande di Sferini ai GC Torino 2.0.
Per noi è un modo per far conoscere meglio alcune idee del laboratorio politico 2.0
1) Anche se ho la tua mail ho preferito porre la tua vergognosa dichiarazione su Sakineh pubblicamente a diversi dirigenti. Visto che questa polemica è "pubblica" su Facebook, avrei avuto piacere, visto che mi pare di capire che il piacere era anche tuo, di risponderti sul profilo ufficiale dei GC di Torino che sembra di appannaggio solamente tuo nella gestione
Il profilo dei GC Torino 2.0 viene utilizzato da diversi compagni del coordinamento provinciale.
Il compagno che utilizza principalmente il profilo è Salutari Andrea che è il responsabile propaganda 2.0. Su Sakineh risponderemo dopo, troviamo infantile la tua metodologia d’attacco ai GC Torino. Tanti sono gli argomenti di discussione che mettiamo sul piatto, trovo assurdo inventarne altri a solo scopo diffamatorio. Sarebbe molto gradito se le prossime polemiche contro di noi le esponessi sul nostro profilo Facebook, sulla pagina fan del nostro coordinatore provinciale o direttamente sul nostro blog, cosa che mai hai fatto. Giorni fa hai rifiutato la nostra amicizia virtuale su Facebook, oggi ti abbiamo inoltrato nuovamente la richiesta. Ora serve il coraggio di esporre le tue critiche con il contraddittorio, ossia la nostra voce.
2) Pensi di essere un perseguitato politico da chissà quale congiura di Partito. Non ti sopravvalutare troppo. Di solito quando qualcuno mi critica anche aspramente nei federali o per iscritto per quanto dico o scrivo, il mio primo pensiero non è la congiura contro di me per buttarmi fuori.
Per prima cosa questo tuo processo pubblico ci pare dimostri il contrario, tu affermi di “porre solo delle domande”, a noi sembra che tu ci stia semplicemente giudicando e additando come un covo di fascisti, solo perché la pensiamo diversamente da te su diversi temi. Siamo felici di attirare l’attenzione dei compagni sparsi per la penisola. Dal giorno che abbiamo formato la giovanile 2.0 abbiamo ricevuto calunnie da dirigenti provinciali, dagli ex GC usciti dal partito. Siamo stati accusati di tante cose, ma le abbiamo superate tutte.
L’ex coordinatore provinciale ci definiva nazista e nello stesso tempo non si vergogna di appoggiare il cartello elettorale Sinistra e Libertà. Il responsabile università che aveva contribuito ad affossare la giovanile ha, da prima, in tutti i modi ostacolato la ricostruzione della giovanile ed intralciato le nostre iniziative dopo, lavorando apertamente contro il partito. Per fortuna il giorno stesso che il partito gli ha tolto lo stipendio per problemi economici si è dimesso, dimostrando che il suo interesse politico derivava da una sola grande causa: i soldi. I nostri principali denigratori o sabotatori pian piano stan lasciando il partito ora che stan finendo i soldi. Noi fermi sulle nostre posizioni e fieri delle nostre idee, gli altri legati soltanto da poltrone e stipendi. Più volte hai affermato che noi siamo incompatibili col partito e che dovremmo essere allontanati al più presto, e pubblicamente qualche giovanissimo dirigente ha seguito il tuo appello denigratorio chiedendo a più riprese la nostra espulsione, senza argomentare dettagliatamente la richiesta. Non diamo tanto peso a giovani dirigenti che hanno passato la pubertà qualche giorno fa e che ancora non hanno conosciuto la vita vera, quella del lavoro. Il tuo comportamento però li incoraggia e li legittima, questo ci pare un perseguire un obiettivo: l’espulsione del nostro coordinatore e del nostro coordinamento.
3) Io non condivido l'impostazione che tu dai alle cose che dici, la virulenza delle parole, l'uso del termine "cinico" e di altri epiteti che fanno apparire i Giovani Comunisti di Torino come un'organizzazione battagliera nel senso bellico del termine, quasi ostile, molto lontana da una disposizione alla lotta in senso non marziale, ma sociale. Condivido le vostre lotte sociali, quelle per i migranti.
Parafrasando gente più importante di noi: la lotta non è un pranzo di gala. Se il PDL e compagnia cantante sono il partito dell'amore, noi siamo il partito della rabbia. Quella dei disoccupati, dei precari, dei senza casa. Non è più il tempo di cercare di essere additati come i “buoni” dalla stampa di regime. E' il momento di mostrare la nostra incazzatura. La lotta sociale la condividiamo, sosteniamo e pratichiamo. Non basta e questo è evidente. Fuori c'è un mondo di persone e giovani arrabbiati come i sottoscritti. E cercano persone così: battagliere, dirette, pronte a mettere in gioco sé stesse. Siamo duri, ma senza perdere la tenerezza. E questo lo esplichiamo nei nostri rapporti umani e nell'aiuto a chi ha perso davvero tutto. Prima ancora di nascere noi eravamo in Abruzzo, ospitavamo i ragazzi somali, distribuivamo pane. Questo però non cancella ed anzi rafforza la nostra rabbia. E' il tempo di essere bellicosi, non pacifici.
4) Non capisco il perché della vostra non partecipazione al Pride
Perchè non siamo andati al gay pride come giovanile? Principalmente per due motivi:
In primo luogo quella che è una (legittima) festa della comunità omosessuale è più una festa che un momento politico. Non siamo per una rigida divisione del ludico dal politico, ma sinceramente da anni non vediamo più niente di politicamente rilevante nei Pride. La volta in cui ritenessimo necessaria e positiva la nostra presenza saremmo in prima fila, come sempre abbiamo fatto.
In seconda battuta: è un dato di fatto che esista una continua ricerca di provocazione nei Pride. E' nostra opinione che questa alieni e danneggi la sacrosanta richiesta di maggiori diritti civili. Non abbiamo paura delle provocazioni, ma ci sono battaglie che richiedono un consenso ben più ampio. Il che non significa nascondere la propria sessualità, cosa che sarebbe una sconfitta. Non riteniamo che questo sia un ragionamento omofobo, ma solo pragmatico. E' lo stesso motivo per cui siamo stati titubanti sui fatti di Rosarno (all'epoca non esistevamo ancora formalmente, ma già esisteva il nucleo fondante dei GC 2.0) e visto il nostro impegno per i rifugiati somali non crediamo di poter essere accusati di razzismo.
Abbiamo ovviamente lasciato a tutti la possibilità di andare (siamo meno stalinisti di quel che possiate pensare). Il resto sono boutade e illazioni. Se vogliamo (e noi, da sempre, siamo pronti) discutere, discutiamo di questi due punti.
5) Non capisco i toni riferiti a ******, anche lui esclusivamente "reo" di aver espresso la sua opinione. Il non parlare alle riunioni significa macchiarsi di una colpa? Forse vuol dire accettazione di ciò che già si sente dire. Non ne farei un elemento di stigmatizzazione verso i compagni e le compagne.
Non ce la prendiamo troppo col compagno ****** perché giovane, inesperto e senza formazione politica, non ha neanche la maggiore età. Ma è giusto fargli capire gli errori perché questo è il ruolo che devono avere i compagni più esperti. Le riunioni sono un mezzo per condividere le idee politiche e per decidere la strategia da portare avanti. Se un’idea, un’iniziativa, un’adesione non è condivisa è d’obbligo esprimere la propria contrarietà per innescare la discussione politica. Trovo inaccettabile quanto successo e crediamo che il compagno col tempo capirà. Se in riunione si accetta la linea presa senza fiatare, non ha senso poi pubblicamente affermare la propria contrarietà, attaccando il coordinamento provinciale. In un partito dovrebbe funzionare così.
Sappiamo benissimo che il compagno ******* evita spesso e volentieri il confronto, in politica il coraggio di esprimere la propria opinione è indispensabile.
Questa domanda mi pare però una grave intromissione nella nostra organizzazione provinciale, neanche fosse un processo penale, dove tu ovviamente hai già espresso la tua sentenza.
6) Il non partecipare ad una riunione o a più riunioni è una colpa? A volte la vita riserva anche altri impegni, a meno di non essere dei "soldati" che devono dire sempre e solo "signorsì".
Il non farsi vedere mai alle riunioni, il non partecipare a nessuna iniziativa, il non intervenire nemmeno sui vari canali telematici che la modernità ci ha regalato è chiaramente una mancanza. La vita privata viene prima, indubbio, ma basta avvisare di avere un problema (nemmeno è necessario sapere quale). E per comprendere questa banale regola non serve una mentalità militare. Basta una mentalità militante. Non ci stupisce che un dirigente di partito non la comprenda, soprattutto un dirigente di questo partito. E' una colpa cercare di risolvere i problemi con i compagni bypassandoli e rivolgendosi al superiore senza avere nemmeno mai tentato un rapporto con questi. E lo è a maggior ragione se mai ti sei fatto vedere, se mai hai tenuto uno striscione, se mai hai anche solo alzato la mano per dire "Non concordo". Le cose che dobbiamo dire le rivolgiamo direttamente al destinatario e lo facciamo pure pubblicamente. Militanza e schiettezza sono per noi valori fondanti della nostra azione politica. Lasciamo ad altri le chiacchiere ed i sotterfugi.
7) Siccome il militarismo non mi piace e le armi nemmeno, ho ad esempio criticato la grafica del vostro manifesto con la Fenice fiammeggiante e le due figurine con i fucili in mano, simbologia che ricorda i manifesti di Forza Nuova.
Forza Nuova? … Innanzitutto il manifesto è piaciuto tantissimo e non solo ai giovani. Partiamo con la grafica. In primo piano emerge l’Araba Fenice, simbolo pieno di significato. La mitologia racconta che l' Araba Fenice viveva per 500 anni per poi ardere sul rogo e quindi rinascere dalle sue stesse ceneri più Pura e più Bella. Togliatti diceva “Veniamo da molto lontano e andiamo molto lontano! Senza dubbio! Il nostro obiettivo è la creazione nel nostro Paese di una società di liberi e di eguali, nella quale non ci sia sfruttamento da parte di uomini su altri uomini.”
Abbiamo trovato accattivante paragonare la lunga vita della fenice con le nostre radici storiche e culturali, l’abbiamo paragonata al socialismo. Consideriamo il Socialismo XXI e il 2.0 un chiaro esempio di Fenice rinata più bella e stimolante per tanti compagni.
Immagino dal tuo commento che ignori completamente chi sono le “due figurine”, ma i molti giovani li conoscono bene, sono due personaggi “sovietici” del videogames Red Alert,
Nei videogames americani i comunisti sono da sempre considerati i cattivi da uccidere, mentre il capitalismo è il bene della società.
Ecco spiegata la frase: “Ci piace essere additati come cattivi. Perchè se questa società è il bene, il 2.0 è il male”.
8) Nemmeno mi è piaciuto l'altro vostro manifesto con le ragazze che indossano i giubbotti antiproiettili. Che comunicazione è questa? Cosa esprime? Una lotta? Una fantasia mitologica? si può scendere così in basso da utilizzare le donne col "giubbotto antiproiettile" per sottolineare una delirante frase che ha dei toni neri invece che rossi? Esulo i commenti su altri manifestini di questo 2.0 che sembra tutto tranne che un'organizzazione giovanile interna ai GC e al PRC
Ma perché devi insultare quelle compagne in lotta considerandole “una fantasia mitologica”? Qual è la loro colpa? Le compagne devono essere per forza brutte? A Torino abbiamo compagne bellissime solo per questo le devi considerare “oggetti”?
Quel manifesto è stato fatto per le donne, per le compagne, di fatto è stato molto apprezzato da loro.Viviamo in una società feroce, pronta a sbranarti. Molte donne, purtroppo, sono ancora oggetto di inaudite e gravissime violenze. Le compagne hanno avuto un’ottima idea di comunicazione, il giubbotto antiproiettile non è un simbolo di offesa, ma di difesa. Volevamo comunicare una legittima difesa delle donne contro alcune barbarie, simboleggia che si devono difendere e devono stare unite. Io quando vedo questo manifesto penso a quelle donne che subiscono violenze, ma che sole, si chiudono in se stesse col proprio dolore, a differenza delle compagne del manifesto.
Tu invece vedi dei “toni neri e delle fantasie mitologiche”, forse il problema è tuo.
9) L'arroganza, il tono della scritta è decisamente degna di colori scuri e non rossi. A me più che comunisti sembrano "comunitaristi". Io sono uno che ha a grande cuore la storia risorgimentale, le imprese di Giuseppe Garibaldi e, personalmente, ho come esempio la breve esperienza della Repubblica Romana, però mi sembra che mettete l'accento su un patriottismo socialista che non fa parte della nostra cultura di comunisti.
A noi risulta francamente il contrario. Del resto il nostro simbolo è solo una revisione in chiave moderna e giovanile di quello che fu il simbolo elettorale del fronte popolare, un’esperienza con alti e bassi, ma un grande momento di unità delle forze socialiste, comuniste e progressiste di questo paese. E prima ancora sotto quel nome combattevano i partigiani comunisti. Non solo: il giornale dell'ANPI non si chiama forse “Patria Indipendente”? Mi si risponderà che nell'ANPI non vi sono solo comunisti, ma essa fu egemonizzata da noi (per poi perdere questa egemonia, ma è un altro discorso) ed il nome rimane ancora oggi. Per tenere il discorso solo sull'ambito immaginario/iconografico: è forse falso far notare come fosse spesso presente nei canti dei partigiani social/comunisti il riferimento alla patria e all'Italia? “Sentimmo l'amore per la Patria nostra”! Parole stupende che abbiamo dimenticato, lasciando (a torto) questo campo alle forze reazionarie. Ad un nazionalismo escludente e fondato sul sangue, opposto ad un patriottismo socialista per sua natura inclusivo e fondato sul lavoro. Se si vuole spostare la discussione dal campo dell'immaginario a quello del pensiero politico, rimandiamo al socialismo latino-americano, a Togliatti, a Mao (che dedica un capitolo all'importanza di essere patrioti ed internazionalisti). E se guardiamo oltre l'oceano, non c'è forse patriottismo nelle esperienze cubane e venezuelane? Il Presidente Allende, sotto alle bombe di Pinochet, diceva: “In nome dei più sacri interessi del popolo, in nome della Patria, mi appello a voi per dirvi di avere fede. “ e anche “Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. “ Di nuovo un trait d'union tra socialisti, comunisti e progressisti (se non vogliamo considerare la rivoluzione bolivariana nelle prime due). Anche noi speriamo di poter urlare, questa volta festeggiando, “Viva l'Italia! Viva il Popolo! Viva i lavoratori”!
La sfida a proseguire su questa strada nell'Europa del capitalismo avanzato, nell'Italia della xenofobia e della Lega Nord, non la si vince gettando a mare la bandiera italiana, bensì riscoprendo, riadattando e rivendicando il nostro patriottismo. Che è quello della Costituzione, dell'Italia Repubblicana, della Resistenza e del Risorgimento.
10) Vergogna! Il Coordinatore provinciale dei GC di Torino si schiera con la canea giustizialista contro Sakineh. Questo è il messaggio che hai inviato a tanti dirigenti.
Il tuo odio personale nei nostri confronti è nato dal nostro comunicato “Omofobia, serietà comunista, non carnevalate”, da quel giorno tu hai iniziato un continuo e serrato attacco denigratorio che ci fa un leggero solletico, utile nel farci sorridere. Le tue falsità sul caso Sakineh sono state vergognose, hai voluto far credere che il coordinatore provinciale dei GC Torino 2.0 era favorevole alla lapidazione e alle frustate, la VERGOGNA è stato il tuo attacco infame e falso. Nell’articolo “Quando i mandanti della pena di morte siamo noi italiani” si spiega la nostra posizione.
1- Non consideriamo innocente chi priva la vita di un'altra persona
2- Crediamo che il caso Sakineh sia un’opera di propaganda anti iraniana per scopi bellici e troviamo intollerabile farsi dettare l’agenda politica dai mass media
3- Chiediamo una mobilitazione per Terra Lewis e Faith Aiworo, giovane donna che rischia la pena di morte in Nigeria, mandante: lo stato italiano. Faith è infatti vittima del “pacchetto sicurezza”
condannata a morte.
11) Mi sembra incredibile che un dirigente di Rifondazione Comunista e dei GC possa avere questa posizione politica che è degna del più cieco settarismo ideologico che nulla ha a che fare con Rifondazione e con i GC.
Questa è l’ennesima non domanda. E’ un tuo giudizio che ci lascia perplesso.
Quest’intervista è un insieme di accuse infondate e/o inventate che non hanno riscontro nella nostra valida azione politica.
12) Notavo, come ho più volte scritto, che ad esempio i GC di Torino non utilizzano il contrassegno dei GC, come fanno tutti, ma si sono inventati un loro logo. Benissimo tutto, ma forse sarebbe il caso, nei volantini e nelle comunicazioni ufficiali usare il logo dei GC. Se siete un'organizzazione nazionale e locale, quella locale non può pensarsi come staccata, indipendente dal resto.
Curiosamente questa domanda ci viene posta da chi è stato membro di una corrente che a livello giovanile invitava i giovani a cambiare la tessera del partito in contrasto con l'immagine scelta dalla dirigenza vendoliana. Ma poi quale è il simbolo nazionale? La talpetta? La stella con la falce e martello? La stella SENZA falce e martello? Marx e Engels?
Noi non abbiamo interesse ad essere una corrente, ma sul locale agiamo seguendo un immaginario nostro. Perchè riteniamo inefficace e perdente quello elaborato a livello nazionale. Ci riteniamo un laboratorio, come già più volte spiegato.
13) L'invenzione del 2.0, enigmaticamente parlando, è anche carina, ma lascia il tempo che trova. Non c'è bisogno di definirsi 2.0 per dichiarare una presunta superiorità ideale, strategica e politica verso gli altri compagni e le altre compagne.
Quest’intervista è una serie incalcolabile di menzogne. Noi affermiamo altro.
Consideriamo fallimentare la strategia politica e l’immaginario della sinistra italiana. La caduta elettorale del partito fino al 2% e la perdita costante di iscritti è un chiaro sintomo di un fallimento. Mentre i compagni italiani guardano, ad esempio, alle vittorie del socialismo in America latina, i compagni stranieri guardano in Italia per studiarne il fallimento. Qualcuno di voi pensa che in Italia abbiamo prodotto una strategia politica degna di questo nome? Solo una miopia politica potrebbe giustificare una risposta affermativa.
Nel nostro ultimo articolo: “Quando i mandanti della pena di morte siamo noi italiani” è scritto palesemente: “Noi siamo fieri di creare discussione perché è sintomo che sta passando una linea politica, la nostra. Che può essere giusta o sbagliata, vincente o perdente, ma che esiste e che deve avere libertà di progettualità.” Ben diverso dall’accusa che ci addossi.
Noi consideriamo fallita la gestione passata, ma non ci auto-dichiariamo possessori della verità assoluta. Siamo giovani compagni che si stanno mettendo in gioco. Chiediamo solamente una cosa:
la libertà anche di sbagliare, ma di avere una nostra progettualità politica, espressa dal laboratorio politico 2.0. Con coraggio ci siamo messi in gioco, quel coraggio che a sinistra e nel nostro partito è del tutto assente.
14) Così come non c'è bisogno di mostrare parate militari nei volantini o ragazze che indossano giubbotti antiproiettili. Immagini che appartengono a stili di comunicazione propri di altre formazioni politiche non certo vicine ai nostri ideali di pace, uguaglianza e solidarietà.
Il continuo tentativo di farci passare per “fascisti” è curioso, tanto più che non potendo avvenire sui fatti si concentra su immagini. Immagini NOSTRE tra l’altro, prese dalla rivoluzione bolivariana e dal socialismo cinese.
Ma torniamo in tema: l'esercito, i problemi della condizione di soldato e l'immaginario ad esso collegato sono roba da “altre formazioni politiche”? E perchè? Chavez era un paracadutista, è male ricordare il ruolo che l'esercito ha giocato nell'impedire il golpe dei padroni del petrolio? L'esercito cinese e prima ancora l'armata rossa non sono immagini da rivendicare, per efficienza e per il coraggio dimostrato nel perseguire i nostri ideali di pace, uguaglianza e solidarietà?
E' poi curioso che le stesse identiche persone che sputano su esercito e militari esaltino la figura di Ernesto Che Guevara. Combattente armi in pugno, membro di plotoni che siamo abbastanza certi marciassero di tanto in tanto! O ricordano commossi la battaglia di Stalingrado, come se non vi fosse stato un esercito a combatterla! E' solo il risultato di una ripulitura della storia che ci vuole deboli ed indifesi come agnelli sacrificali. Ed ecco andare a braccetto Gandhi ed il Che nel mentre si sbianchetta l'organizzazione militare (e quindi “brutta” in questa visione) dei partigiani italiani, jugoslavi etc.etc. La marzialità diventa quindi sinonimo di fascismo, collocando senza rendercene conto in questa categoria praticamente tutte le esperienze vittoriose della nostra storia.
Tutte le nostre pagine più gloriose vengono riviste e censurate per accodarci un pensiero che ci vuole pacifici ed innocui. Noi non siamo così, ben vengano la rabbia e l'ostilità.
15) Capisco solo ora perché voi usate questi toni, queste immagini e una violenza nel linguaggio che è veramente indecente: se vi hanno insegnato a rispondere al fuoco col fuoco, allora pazienza. Non è la mia cultura. Io porgo l'altra guancia solo se è un povero cristo a darmi uno schiaffo e dirmi che sbaglio. Ma se è un padrone, se è uno spocchioso dirigente come te (riferito a Salutari Andrea), allora non la porgo e mi batto per evitare che una deriva in-culturale di questo tipo prenda corpo nel partito e lo trasformi (ma il pericolo è inesistente) in una associazione dove le parole diventano anatemi, dove i concetti sono aggressioni e dove anche un semplice dialogo e una polemica sono motivo di odio e insulto. Non da parte mia.
Il primo ad insultarci, tanto che successivamente ti eri autocensurato (parole tue) sei stato tu e questo processo-intervista nasce da un odio piuttosto evidente. Sei un po’ contraddittorio. Dici che “rispondere al fuoco col fuoco” non fa parte della tua cultura e che è un linguaggio indecente, due righe dopo però affermi che contro i padroni e alcuni dirigenti bisogna battersi rispondendo al fuoco col fuoco. Nella seconda domanda dici che il 2.0 non è perseguitato dal partito, ma poi in quest’ultima scrivi “mi batto per evitare che una deriva in-culturale di questo tipo prenda corpo nel partito” Questo spiega il tuo continuo attaccare il laboratorio politico e il chiedere pubblicamente in diverse occasioni l’allontanamento dal partito. Non comprendiamo questo alto desiderio di espellere compagni quando esprimono idee contrastanti alle tue, pensavamo esistesse una democrazia interna. Quando abbiamo espresso perplessità per l’alleanza elettorale col PD ci hai pubblicamente detto: “il senso di ortodossia di alcune compagne e compagni rischia di minare la coesione del Partito […] la linea del Partito è chiara. Chi non la condivide non è costretto a seguirla. Ferrando scelse di uscire dal Partito.” Qualche giorno fa un compagno della nostra segreteria provinciale in maniera lucida ed intelligente ha scritto: “Non ritengo che nessuno debba essere espulso dal partito, dal mio partito, anche e soprattutto se esprime una critica che non condivido. Ritengo che solo il non essere comunista per esplicita ammissione o l'indegnità morale possano avere un senso per uscire dal partito o esserne cacciati. Il resto è dialettica, quindi sale vitale della nostra vita.”
Noi 2.0 rispondiamo al fuoco col fuoco, contro il capitalismo e le sue barbarie sociali vogliamo essere cattivi. A differenza tua non ci sforziamo di risultare i “buoni” o di “porgere l’altra guancia”, anzi, pensiamo che questa sia parte della sconfitta della sinistra.
Quando abbiamo citato lo sketch di Luttazzi a “Rai per una notte” ci hai accusato velatamente di omofobia. Lo ricitiamo volontariamente. Il porgere l’altra guancia oggi ricorda il “godere nel prenderlo nel culo” di Luttazzi. Non riportiamo lo sketch, lo linkiamo. Dal minuto 4:18
www.youtube.com/watch?v=ujX0lcWOYxQRisposte a cura dei GC Torino 2.0
Rfilessione: comprendo l’ostilità che alcuni dirigenti mostrano per il 2.0. Ogni scelta coraggiosa e forte strategicamente attira attenzione e riceve ferocia nell’attacco. Usiamo un linguaggio pungente a tratti provocatore che fin’ora ha portato notevoli risultati. Questa intervista/processo è un esempio di come all’interno della giovanile e del partito si sia innescata una discussione, sicuramente marginale, ma per noi è già un successo.
Noi siamo passati da avere un coordinatore provinciale universitario che mai aveva lavorato in vita sua, che non votava il nostro partito e che impediva ai giovani del partito stesso di interagire, ad aver un giovane operaio che è nato e vissuto in periferia, nella città dormitorio della Fiat. Un compagno che vive con 3000 euri all’anno e che per questo conosce la durezza di questa vita. Nell’ultimo attivo provinciale del 2.0, dopo gli innumerevoli attacchi, ho dato le mie dimissioni. I compagni le hanno rifiutate all'unanimità e hanno espresso completa solidarietà per gli attacchi ricevuti, La storia del 2.0 torinese continua.
Potrei fare un paragone proletario d’altri tempi per spiegare quello che stiamo facendo.
I miei nonni erano contadini, andavano a lavoro con un pezzo di pane. Davano un morso e lo lanciavano lontano, poi iniziavano a zappare. Arrivati al pezzo di pane davano un altro morso, fino alla fine del lavoro. Cosi per tutta la giornata.
Il 2.0 fa un lavoro duro, sporco e faticoso, come quello dei miei gloriosi nonni. Il nostro lavoro nel partito è il loro lavoro nella terra. Le nostre posizioni che emergono sono i morsi che diamo alla pagnotta. Sono morsi aggressivi, ma costruttivi, critichiamo, proponendo un’alternativa.
A volte però ci sentiamo realmente perseguitati e giudicati per ogni virgola.
Tempo fa e lo rifaremo in futuro, abbiamo pubblicamente espresso un concetto chiaro del 2.0. Esistono delle priorità politiche, il tema del lavoro è per noi cruciale. Il compagno Sferini ha usato questa nostra dichiarazione per attaccarci, affermando che non eravamo comunisti perché i comunisti non hanno priorità, ogni lotta deve essere uguale. In questi giorni stiamo aiutando i compagni nella prima festa della Federazione della Sinistra di Torino. Nome della festa: “Prima di tutto il lavoro”.
Con un po’ di presunzione penso di ritrarre parte di quella fascia popolare che la sinistra nostrana tutt’ora ha l’ambizione di rappresentare senza riuscirci più. Un’ambizione illusoria che si scontra con la realtà. Siete sempre meno capaci di capire le difficoltà e le esigenze di un popolo che ha una priorità: avere un lavoro, una casa e riuscire ad arrivare alla fine del mese. Siamo un partito litigioso e poco militante che si occupa di tanti temi, portando a casa pochi ed isolati risultati concreti. Io sono un giovane di 27 anni, convivo con la mia compagna da due anni. Entrambi non abbiamo un posto fisso. Possiamo considerarci lavoratori a chiamata. Come nucleo familiare se siamo fortunati arriviamo a 7mila euri annui, un concerto e una birra sono lussi che raramente possiamo permetterci, ma tanti “comunisti” che tanto ci criticano credo neanche possano comprendere questo disagio che sto raccontando.
Io non denigro alcune battaglie, ma è inaccettabile porle sullo stesso piano, ad esempio fu polemica quando appoggiammo la lotta dei giovani del KKE, il famoso “popoli d’Europa Rise Up” perché mentre loro portavano con cattiveria quella lotta, noi avevamo in home page sul sito nazionale la meno prioritaria lotta dell’antiproibizionismo sulle droghe.
I nostri problemi generazionali sono enormi. Non abbiamo i soldi per vivere, siamo costretti ad indebitarci o chiedere aiuto spesso e non molto volentieri ai nostri cari.
Le mie priorità sono chiare:
Il diritto al lavoro per disoccupati, sfruttati e precari e migliori condizioni dentro il posto di lavoro
Il diritto alla casa.
Faccio notare un dato elettorale torinese che dovrebbe far riflettere
Il nostro partito prende il 6,3% in S.Salvario, quartiere da reddito medio e prende il 3,29 a Mirafiori, quartiere popolare. Questo dato cosa vi fa pensare?
Un partito comunista se non ha l’appoggio dei lavoratori, delle classe più deboli non ha utilità di esistere e questo gli elettori ce l’hanno già dimostrato nelle ultime tornate elettorali.
Se posso darvi un consiglio: criticate anche ferocemente il 2.0, ma vi invito ad andare nei quartieri popolari, nelle fabbriche, nei centri per l’impiego, nelle numerose agenzie interinali. Troverete quella rabbia che non ha colore politico, quella disperazione disillusa che non siete più in grado di capire e di organizzare. I Comunisti in Italia nel XXI secolo hanno sbagliato tanto ed imparato poco. Senza un forte e reale cambiamento la storia dirà questo.
Salutari Andrea
Coordinatore provinciale GC Torino 2.0
http://giovanicomunistitorino.blogspot.com...-torino-20.html