visto il vespaio scatenato, per onestà di cronaca riporto una risposta a Evangelisti della redazione di Comunismo e Comunità visionabile sul loro sito.
Pur rimanendo, personalmente, convinto delle differenze che mi separano da quest'area, non posso che plaudire ai toni decisamente costruttivi, pacati, che si differenziano da molti altri comunicati letti finora.
linkAlla fine di Giugno sul numero 5 di “Su la testa“, inserto mensile di “Liberazione”, organo del Partito della Rifondazione Comunista, è apparso un articolo firmato da Valerio Evangelisti dal titolo “I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia”, (articolo successivamente ripreso sul sito carmillaonline.com). Nelle battute finali dell’articolo, dopo una rassegna di approcci politici considerati frutto di qualche tipo di sintesi tra estrema destra-estrema sinistra, tra i sospetti di tale tipo di pensiero è stato citato anche Costanzo Preve e – così si legge – il “suo sito”, chiamato “Comunismo e libertà”.
Specifichiamo anzitutto che il sito cui Evangelisti fa sicuramente riferimento si chiama “Comunismo e Comunità” e non è il sito “di Preve”, bensì uno spazio virtuale condiviso da un gruppo di persone, tra cui Preve stesso, riunite in quello che si può definire non assolutamente un gruppo politico, bensì un laboratorio di idee e proposte per rilanciare su basi solide un pensiero ed una pratica anticapitalistici, basati sul pensiero di Marx.
Che non si tratti e non si possa trattare di un gruppo politico è facilmente verificabile dal fatto che i suoi membri fanno riferimento a militanze, simpatie politiche o aree culturali differenti, tutte situate nella sinistra radicale.
Diverso è ovviamente il tema della “provenienza”. Come Evangelisti sa in parte (perché a volte sbaglia), alcune delle persone che partecipano a questo laboratorio anni addietro hanno militato in formazioni dell’estrema destra. I loro nomi e le loro storie politiche personali sono a tutti noti. Nulla è stato nascosto, e queste persone hanno compiuto un percorso individuale trasparente che le ha condotte a rigettare la loro precedente collocazione tramite una sofferta autocritica (sofferta perché variamente pagata sulla propria pelle, anche a duro prezzo). Ciò per altro non è un fenomeno nuovo nella storia del movimento anticapitalista.
Il percorso che ha portato queste persone alla militanza comunista – del tutto controcorrente in un’epoca che vede ricompensati passaggi in senso opposto: dalla sinistra alla destra – è stato oggetto di discussioni non reticenti. Gli altri partecipanti, infatti, sono persone che da sempre sono impegnate nell’area comunista e hanno storie personali e persino familiari che non permetterebbero loro di accettare nessun tipo di compromesso col fascismo o con alcuna delle sue singole espressioni, come il nazionalismo, il razzismo e l’antisemitismo. Elementi rifiutati anche dai più giovani che si sono avvicinati alla riflessione politica in tempi più recenti e non hanno pertanto pedigree di sorta da “esibire”.
In questo contesto il pensiero di Costanzo Preve è visto come una serie di domande aperte alle quali ognuno dei partecipanti al laboratorio si sente in dovere di rispondere, non per deferenza ad un “maestro”, bensì per la loro pregnanza e importanza per il rilancio di un movimento comunista. Sicuramente l’elaborazione previana mette in crisi alcune strutture concettuali e certezze ideologiche non solo del mondo culturale generico (quanto composito) della sinistra italiana ed europea, ma della stessa galassia marxista. La sua originalità interpretativa nella lettura degli aspetti culturali e filosofici dell’attuale capitalismo occidentale, della parabola gloriosa e insieme autodistruttiva del comunismo storico novecentesco, degli aspetti dissolutivi della cultura dominante integrata in vario modo nelle sue versioni di destra e di sinistra entro le coordinate del pensiero unico capitalistico, con tutto il suo corollario ideologico, richiede uno sforzo di riposizionamento che si può volere o non volere intraprendere.
Tutto ciò ci è ben noto ed è noto allo stesso Preve. Ma tutto ciò non c’entra assolutamente nulla con le fantasie rossobrune, non c’entra nulla con tentativi di mischiare le acque della destra con quelle della sinistra, non c’entra nulla con fantasmatiche teorie sintetiche. L’analisi di Preve, con tutte le sue specificità e modalità che a volte non sono condivise all’interno del nostro laboratorio, si colloca al 100% all’interno di una tradizione comunista di lunga durata, se per comunismo di lunga durata intendiamo l’inclinazione a pensare ad un organizzazione sociale strutturalmente solidale, egalitaria e che superi lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e la brutale conflittualità intrinseca del capitalismo.
Il concetto di “comunitarismo”, in Preve, non ha evidentemente nulla a che vedere con la “comunità del sangue e del suolo”, né con un qualche superamento identitario della divisione in classi. Al contrario, il problema che si pone Costanzo Preve è quello di superare l’impasse epocale in cui la visione escatologica del “soggetto rivoluzionario” ha fatto finire il movimento anticapitalistico. Un soggetto per altro identificato via via in modi differenti dal movimento comunista nel corso della sua parabola centenaria.
Alcuni dei partecipanti al laboratorio credono che l’elaborazione di Preve sia condivisibile e politicamente propositiva; altri pensano invece che, ad esempio, il concetto di “comunità” sia immaturo oppure non sufficientemente “strutturale”, come lo erano invece i concetti marxiani di “classe” e quello di “lavoratore collettivo cooperativo”, il soggetto che per Marx doveva, a causa delle contraddizioni sociali del capitalismo, abolire lo “stato di cose presenti”.
Ad ogni modo è proprio l’abolizione dello stato di cose presenti, ovverosia dell’alienazione economicista del capitalismo, ciò che ci lega ineluttabilmente al progetto comunista, nelle sue glorie così come nelle sue disfatte.
Che possano esistere nel variopinto panorama dei gruppuscoli politici e culturali, isolati tentativi “rossobruneschi” (categoria inefficace ma che usiamo per semplificazione) di unificare elementi caratteristici della tradizione politica di “estrema destra” ad elementi caratteristici della tradizione politica di “estrema sinistra”, o di fascismo e comunismo, non lo neghiamo affatto. Sarebbe anzi interessante, se si volesse realmente intraprendere una seria inchiesta su tali mondi, capire le ragioni sociali, economiche e politiche che creano quel vuoto di analisi e di presenza fisica e culturale sul territorio che permette all’estrema destra, nelle sue diverse facce, di fare proseliti anche tramite l’abuso di tematiche proprie della tradizione socialista e comunista (in parte la Lega è un tal frutto).
Ma lasciamo per ora da parte questo problema ed entriamo brevemente nel merito di alcune questioni sollevate. Innanzitutto non pensiamo che sia un crimine riconsiderare la storia del “soggetto rivoluzionario” della tradizione marxista, cercando di applicare ad essa proprio il metodo analitico di Marx. Si può opinare sulla correttezza dell’approccio e dei risultati, ma è meglio astenersi da accuse di carattere inquisitorio che evitano l’argomento con riferimenti dogmatici ad una “classe” che non si è più in grado di descrivere politicamente e storicamente; perché così non si fa un passo avanti nel superamento dell’impasse, ma ci si avvita ancora di più nella crisi. E neppure riteniamo sensato ascrivere a priori al pensiero di destra il concetto di “comunità”. In primo luogo perché sarebbe un bel regalo, e in secondo luogo perché i movimenti della sinistra radicale hanno da tempo cercato di rielaborare questo concetto in termini antagonistici, senza contare i riferimenti che si possono trovare in Marx stesso.
Parimenti, non capiamo quale sia lo scandalo nel considerare particolarmente pericoloso in questa fase l’imperialismo statunitense, cioè la politica estera della più grande potenza militare del mondo. Siamo convinti che non possa affatto esistere antimperialismo senza anticapitalismo. Al contrario pensiamo che l’antimperialismo sia una declinazione dell’anticapitalismo (e quindi siamo lontani da qualsiasi ipotesi “euroasiatista” o similare). Ciò non toglie che riteniamo indispensabile riuscire a condurre la pratica politica contemporaneamente su entrambi i piani della realtà capitalistica: quello orizzontale del conflitto interimperialistico e quello verticale del conflitto sociale. In questo, siamo convinti, risiede l’insegnamento più profondo della genialità politica di Lenin. Ma proprio su questo ci riteniamo assolutamente in ritardo e carenti. Ad ogni modo, per lo meno ci poniamo il problema. Sicuramente non è possibile porselo con la santificazione preventiva di Barack Obama, che non è altro che un modo per nascondere la realtà.
Tornando alle persone, suona persino strano che Evangelisti abbia voluto tacciare di “rossobrunismo” una persona come Costanzo Preve, la cui storia politica è nota a chiunque conosca il milieu dell’estrema sinistra italiana dagli anni ‘60 in poi, così come è nota la sua attuale posizione critica, sia politica sia filosofica, verso questo stesso ambiente con il quale continua comunque a mantenere contatti personali, basti pensare non solo alla sua amicizia con Paolo Ferrero ma anche alla stima di fondo – diremmo “etica” – che pur nella diversità e nella polemica politica e teorica Preve non ha mai negato all’attuale Segretario di PRC. Un attacco, quello di Evangelisti, che di fatto è sterile e del tutto gratuito, contro un vecchio militante che ancora scrive: “E’ ovvio che per questa ragione biografica io continui a considerare l’estrema sinistra con un occhio di attenzione e di riguardo. In fondo, sono sempre (ed anzi sempre di più) «comunista» anche se non nel senso di Ferrero e di Diliberto”.
Per concludere, spiace essere costretti a ripeterlo per l’ennesima volta, ma non ci sono né “complotti” né “infiltrazioni”. E’ tutto leggibile in chiaro sul sito comunismoecomunita.org a partire dalla voce “Chi siamo”. Tutto contestabile ma tutto in chiaro. E vogliamo sperare che anche le contestazioni siano in chiaro, relative al merito e non serpeggianti tramite rimandi obliqui.
Sui contenuti che esprimiamo ci piacerebbe ricevere giudizi, critiche e suggerimenti, perché l’apertura al confronto con chi si pone l’obiettivo di mettere in discussione lo stato di cose presenti è parte dello scopo del nostro laboratorio.
Al contrario, non abbiamo nessuna simpatia per la filosofia della Santa Inquisizione, in cui l’accusa diventa prova e “conversione” è sinonimo di “ammissione”.
Su queste e non altre basi speriamo quindi in una disponibilità al dialogo.
La Redazione di Comunismo e Comunità