Quanto in basso si può cadere?, La galleria degli orrori del Movimento per la sinistra

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EL_ROJO
view post Posted on 29/10/2009, 16:55




CITAZIONE (rifondarolo87_aka_Flavio @ 29/10/2009, 16:37)
ora si chiama gli altri il foglio di sansionetti?
che, gli avevano fatto causa?

No, l'altro non era troppo pluralista.
 
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Soso.
view post Posted on 29/10/2009, 18:18




CITAZIONE (EL_ROJO @ 29/10/2009, 16:55)
CITAZIONE (rifondarolo87_aka_Flavio @ 29/10/2009, 16:37)
ora si chiama gli altri il foglio di sansionetti?
che, gli avevano fatto causa?

No, l'altro non era troppo pluralista.

Si ma come non vedere che "gli altri" è palesemente maschilista, sessista, machista, sassofonista, frutto di una visione patriarcuata della società.
Il nuovo nome sarà "l ltr", per segnare anche un distacco dalla soffocante burocrazia, anzi dal burocrazio perchè non può essere donna, della grammatica italiana.

 
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view post Posted on 29/10/2009, 20:00
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CITAZIONE (Soso. @ 29/10/2009, 18:18)
Si ma come non vedere che "gli altri" è palesemente maschilista, sessista, machista, sassofonista, frutto di una visione patriarcuata della società.
Il nuovo nome sarà "l ltr", per segnare anche un distacco dalla soffocante burocrazia, anzi dal burocrazio perchè non può essere donna, della grammatica italiana.

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LOL!!!! Mi hai fatto morire!!!!
:D
 
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Comandante Carlos
view post Posted on 2/11/2009, 00:29




SL. COMUNICATO DELLA SEGRETERIA NAZIONALE DEL PSI

approvazione, bozza di regolamento, comunicato, ecologisti, forzatura, mps, rispetto regole, sd, segreteria nazionale psi, socialisti, unire la sinistraNews 31 ottobre 2009 | 206 commenti
Dalla tarda mattinata di oggi sul sito www.sinistraeliberta.it è online una bozza di regolamento per l’Assemblea di…

Dalla tarda mattinata di oggi sul sito www.sinistraeliberta.it è online una bozza di regolamento per l’Assemblea di Sinistra e Libertà prevista per il prossimo dicembre.

Tale bozza, portata in discussione senza essere concordata nell’apposito gruppo di lavoro, è stata in realtà approvata in assenza di esponenti ecologisti e con il voto contrario dell’unico socialista presente.

Si tratta dell’ennesimo strappo alle regole di vita interna di Sinistra e libertà da parte di esponenti di MPS, SD e Unire la sinistra, i quali dimostrano ancora una volta di non tenere in alcuna considerazione le ragioni degli altri partners.

Non c’è chi non veda che, ove si persista in questi comportamenti, Sinistra e Libertà scivolerebbe rapidamente verso una crisi irreversibile.
 
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red flag
view post Posted on 2/11/2009, 01:06




il psi proprio non sopporta sel...
 
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catartica
view post Posted on 6/11/2009, 12:22




auahahahahah (da facebook):

Sinistra e Libertà: continua lo sgretolamento!
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Oggi alle 12.08
Sinistra e Libertà sarà presente in 12 regioni e nei comuni capoluogo e le province chiamate al voto la prossima primavera (esclusa la Toscana)..
L ‘ordine del giorno dell’Assemblea del 19 dicembre e’ cosi’ definito:
1) discussione e voto sul Manifesto Programmatico per le Elezioni regionali
2) Votazione del Coordinamento nazionale
3) discussione e voto su eventuali odg politici.
Sel partecipera’ con una propria rappresentanza al Congresso del Pse di Praga del prossimo 7/8 dicembre.
E’ approvato il Manifesto per celebrare il ventennale della caduta del Muro di Berlino.
E’indetta una Fiaccolata per le politiche climatiche il 7 dicembre a Roma.
E’approvata la Proposta di Legge di iniziativa popolare per le Unioni Civili ed il Divorzio breve.
I Gruppi di lavoro per il Programma e quello per le Regole e Partecipazione sono convocate per l’insediamento il giorno 14 novembre a Roma.
Sel aderisce alla manifestazione nazionale indetta dalla Cgil del 14/11.


Commento di Giuliana Sgrena... e altri

Per come si è concluso frettolosamente il coordinamento nazionale di ieri 5 giugno, con l’assenza di diversi compagne/i, speravo, e così mi era parso di capire anche parlando con altri compagni che l’ordine del giorno dell’Assemblea del 19 dicembre potesse essere ripreso in considerazione, evidentemente non è così e in questo caso avevo già espresso il mio voto contro. Perchè non penso che si possano convocare 1.200 delegati senza discutere e decidere sul futuro di Sel. Se aspettiamo ancora un po’ non ci sarà più futuro. Nella stessa riunione si era parlato comunque di aggiungere nell’odg almeno l’approvazione dello statuto, visto che stiamo istituendo una apposita commissione oltre a quella del programma. Non essendo così, e sentendomi completamente inutile in riunioni che devono ratificare quanto deciso nelle stanze accanto, mi riservo di prendere una decisione in merito al mio futuro impegno nel coordinamento nazionale. Scusatemi se la mia breve esperienza non mi ha fatto crescere il pelo sullo stomaco. Con molta frustrazione, ma per onestà nei confronti di chi mi ha proposto per questo incarico e per chi mi ha votato.
Giuliana Sgrena


dext scrive:
6 novembre 2009 alle 11:47
Grande Giuliana, hai perfettamente ragione!
Io la penso come te e penso anche che senza persone come te non c’è spazio per creare una sinistra nuova ma si resta vittime dei politcanti socialisti e similari.
Personalmente non vedendo ampi spazi per SL la mia esperienza attiva finisce, il 19 è convocata l’ennesima assemblea per ratificare gli accordi , per ratificare la federazione perchè è questo che sarà SL.
Quindi, buon viaggio.

guidodec scrive:
6 novembre 2009 alle 11:38
non è questo il mio partito. non è questa la mia sinistra. non avevo in programma di rimanere ostaggio di queste manfrine. questo deliberato è il trionfo di un politicismo scellerato che giorno per giorno smonta ogni tentativo di costruire una sinistra di popolo, che parta dalla carne viva dei suoi militanti e non dagli interessi pallidi di pochi e screditati dirigenti.
lo sfogo di giuliana sgrena è lo sfogo di tutti. è l’ammissione triste ed amara che quello che volevamo non abbiamo saputo costruire.
se queste sono le premesse, se nessuno si preoccupa di aprire un confronto sul nostro impianto ideologico e culturale, se l’ipotesi di definire regole democratiche rende isterici i nostri “dirigenti”, se la partecipazione è riservata agli yes men, se in toscana subiamo gli accordicchi di nencini, se il simbolo è proprietà privata di quattro scellerati, allora, beh! fatevela voi questa presunta sinistra e libertà

Marco scrive:
6 novembre 2009 alle 11:31
Ma qualcuno ancora pensa che SeL, o SLE,o cos’altro, esiste ancora?Il progetto era chiaro dall’inizio,nessuno si scioglie, ma tutti vogliono essere rieletti. Se Nencini ha contato tanto, significa che gli altri contano relativamente!O no?Non è una provocazione,ma una presa di fatto compagni. Comunque non c’è stata l’adesione al PSE, ma solo una partecipazione al congresso. Le proposte socialiste sono state quasi del tutto accolte, un motivo ci sarà, e ce ne sarà uno anche sul perchè Vendola, o Fava o altri non rispondono mai a Nencini ma anzi ne accettano i predicati. Sveglia compagni,si salvi chi può!

Mauro Leoni scrive:
6 novembre 2009 alle 11:30
@Alessandro ….
credo ache alla stragande maggioranza delle persone che alle europee hanno votato SeL … del congresso del PSE non gli importi un granché. Preferirebbero sapere se questo progetto esiste o è soltanto una scatola vuota dove 4/5 “dirigenti” fanno quello che vogliono.

alessandro scrive:
6 novembre 2009 alle 11:27
forse non vi rendete conto del grande passo in avanti del progetto, quel passo che ci permette ancora di sognare…la partecipazione al congresso pse!il manifesto sul muro di berlino!…che decisioni importanti, puntuali, coraggiose, ma soprattutto vincenti ed unitarie!…scusate, ma è troppo. mi dispiace per i compagni come franco, che rispetto molto..me è troppo…

Mauro Leoni scrive:
6 novembre 2009 alle 11:14
Siamo proprio alla frutta!!!
Se anche le poche voci fuori dai soliti giochetti vanno via è ora di decidere che fare di Sinistra e Libertà.

lara scrive:
6 novembre 2009 alle 10:57
Ogni volta una forzatura al ribasso. A Bagnoli si era parlato di assemblea programmatica (allora era il programma delle regionali?), poi di assemblea x la costituzione (di cosa?). Del simbolo, non se ne parla. Infine questa roba, in cui non c’è niente se non l’accettazione delle ridicole proposte di Nencini. Sembra una strategia per farci allontanare tutti, come la Sgrena. Non ci sono più parole…

sitiomundo scrive:
6 novembre 2009 alle 10:54
dite a questa sottospecie di nomenklatura, burocrate ed autoreferenziale, che il 19 dicembre Noi vogliamo: statuto, programma e teoria politica.
L’inutilità delle riunioni e di chi le presiede, come denunciato da Giuliana Sgrena, va condiviso in toto…. Se non siete capaci di elaborare un nuova teoria politica ed economica, è meglio che vi troviate un lavoro…. quel poco che resta dell’agricoltura italiana, ha ancora bisogno di braccia!!!!

Ciocci scrive:
6 novembre 2009 alle 10:46
in toscana è praticamente certo che Sinistra e Libertà non ci sarà, visto che i socialisti, dopo aver votato a favore dello sbarramento al 4% della nuova legge elettorae, si sono presi due posti all’interno della lista del Pd, quindi sinistra e liobertà non ci sarà, ci sarà un altro simbolo. Tutto ciò è ridicolo, ridicolo, ma dove vogliamo andare? Sono pienamente solidale con Giuliana Sgrena, fino ad ora all’interno di SeL è mancata completamente la democrazia e la discussione, a dispetto di quanto sbandierato. Francamente sono molto deluso, per non dire di peggio.
 
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EL_ROJO
view post Posted on 6/11/2009, 13:09




CITAZIONE (Soso. @ 29/10/2009, 18:18)
CITAZIONE (EL_ROJO @ 29/10/2009, 16:55)
No, l'altro non era troppo pluralista.

Si ma come non vedere che "gli altri" è palesemente maschilista, sessista, machista, sassofonista, frutto di una visione patriarcuata della società.
Il nuovo nome sarà "l ltr", per segnare anche un distacco dalla soffocante burocrazia, anzi dal burocrazio perchè non può essere donna, della grammatica italiana.

:D
 
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Lavrentij
view post Posted on 6/11/2009, 13:27




ottima notizia per le regionali toscane!
 
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Comandante Carlos
view post Posted on 6/11/2009, 15:20




Implosione, implosione, implosione
 
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rikycccp
view post Posted on 6/11/2009, 15:47




un progetto di ampio respiro

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Lavrentij
view post Posted on 6/11/2009, 17:16




leggete i commenti fanno scompisciare, han la merda alla gola (e tanto per ammorbidire gliene butto qualcuno finto :D)
http://www.sinistraeliberta.it/manifesto-s...uro-di-berlino/
 
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rikycccp
view post Posted on 6/11/2009, 19:22




Il nuovo inno di sel, in onore di chi ha resistito contro il totalitarismo sovietico:

 
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Comandante Carlos
view post Posted on 8/11/2009, 23:47




Dal sito di SD:

Non smarrire le ragioni di un progetto

di Carlo Leoni

A guardare i numeri di cui dispone la maggioranza di centrodestra in Parlamento, si dovrebbe pensare che Berlusconi e soci non possano che dormire sonni tranquilli di qui alle prossime legislative. Tanto più che le opposizioni, quelle parlamentari e quelle “extra”, almeno fino ad oggi, non sono certo riuscite a rendere inquieti quei sonni.
E invece da quelle parti c’è un nervosismo persistente e crescente. Dal caso “escort” al ruolo di Tremonti, dai distinguo di Fini al braccio di ferro sulle presidenze delle Regioni, dai mancati finanziamenti per la sicurezza alla missione in Afghanistan, non c’è stato argomento dell’agenda politica italiana che non abbia contrapposto tra loro i vari spezzoni del centrodestra.
Che c’è dietro? Perché tanta agitazione in casa Arcore ?
Semplice: il tema all’ordine del giorno del centrodestra è diventato ormai chiaramente il dopo-Berlusconi, sia per ragioni anagrafiche (non sarà certo ancora lui il candidato premier del PdL nel 2013 ), sia perché gli eventi notturni nel letto di Putin, checché se ne dica, ne hanno compromesso pesantemente l’immagine, sia perché, scoperto dalla bocciatura del “lodo Alfano”, il Cavaliere si sta incamminando verso la sua prima condanna in un Tribunale, per il processo Mills, sempre che le opposizioni, i cittadini onesti e il Capo dello Stato riescano a bloccare l’ennesima ghedinata relativa all’accorciamento dei tempi non dei processi ma della prescrizione.
Sembra, secondo quanto riferiscono i quotidiani di famiglia, che Berlusconi voglia un impegno scritto dai parlamentari della sua maggioranza per salvarlo dal processo, in assenza del quale (o perfino nel caso di un numero insufficiente di firme) promuoverebbe lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate.
Forse è per ora solo una minaccia. Ma è certo il segno che nel centrodestra nessuno si fida più di nessuno e stanno tutti sull’orlo di una crisi di nervi.
Quale occasione migliore per chi volesse lavorare davvero, da sinistra, a costruire una nuova maggioranza progressista ed una alternativa al berlusconismo?

L’impervio cammino dell’alternativa

Bersani ha vinto nel PD perché ha tematizzato questo argomento.
“Sinistra e Libertà” è una proposta attuale perché nasce proprio per costruire “la nuova sinistra italiana” dentro un nuovo centrosinistra.
L’Italia dei Valori sta invece conoscendo il suo primo momento di difficoltà politica non solo perché De Magistris insidia la leadership di Di Pietro, ma soprattutto perché nel DNA di questa forza politica c’è molto la capacità di denuncia e assai meno quella della costruzione di un progetto nuovo. Stesso impasse riguarda il PRC e non è un caso che Di Pietro e Ferrero abbiano scelto di darsi man forte e di convocare un “no-Berlusconi day “ che ha già il sapore di una passata stagione politica. Ormai i nostri stessi elettori non ci chiedono più di sapere se e quanto ci opponiamo al Cavaliere. Vogliono sapere che cosa stiamo facendo per mandarlo a casa. E lo chiedono alla politica, non alla magistratura, perché il compito di costruire l’alternativa è un compito politico, non giudiziario.
Il popolo del centrosinistra è spesso più saggio dei suoi leader e le domande che pone sono quelle giuste ed essenziali. Innanzitutto due: continuerete ad andare ognuno per proprio conto o intendete unirvi ? E questa unità servirà ad eleggere qualche deputato in più o a risolvere i problemi di quella parte dell’Italia che non ce la fa proprio più ?
Ci si chiede cioè, per dirla in politichese, un’alleanza politica e un programma. E che siano entrambi convincenti.
Oggi che nel PD appare tramontata la smania di “correre da soli” verso l’immortalità del berlusconismo, costruire alleanze politiche, a partire dalle prossime regionali, non dovrebbe più essere un ostacolo insormontabile. Ma niente va dato per scontato, almeno da parte nostra.

Nuovi programmi. Una nuova classe dirigente

Molti episodi purtroppo, e da ultimo quello che ha riguardato Piero Marrazzo, dimostrano che nel centrosinistra c’è un nervo scoperto costituito dalla caduta di credibilità della sua classe dirigente. Per questo invece è popolare e non solo in Puglia Nichi Vendola, una persona che dimostra che si può essere uomini di governo, conservando un altro stile e un’altra sensibilità etica rispetto al degrado corrente. Per questo servono scelte coraggiose e innovative come ha proposto Claudio Fava nel candidare Roberto Saviano alla Presidenza della Regione Campania, tanto più dinanzi alla sfrontatezza di una destra che vorrebbe eleggere per suo conto un amico e referente dei camorristi. Per questo, per la Regione Lazio, il candidato Presidente del centrosinistra dovranno sceglierlo gli elettori attraverso il voto in “primarie” aperte e vere nelle quali non potrà e non dovrà mancare un esponente di Sinistra e Libertà.
Il tema della questione morale, del rinnovamento della politica e della promozione di una nuova classe dirigente del centrosinistra, saranno tutti temi di confronto e di una battaglia politica che noi per primi dovremo accendere nella coalizione.
A sinistra siamo invece abituati, almeno qui in Italia, a sottovalutare i programmi, le scelte di contenuto, le discussioni sul merito dei problemi. Ci dobbiamo convincere che stavolta questa sottovalutazione non sarà consentita, per almeno tre ragioni.
Primo, perché il centrosinistra ha già più volte governato lasciandosi dietro le spalle una scia di delusione soprattutto perché non ha dato le risposte di merito che ci si aspettava: dal conflitto d’interessi al dramma del precariato, dalla crisi della scuola al mancato sostegno alla ricerca, dalle ambiguità sull’immigrazione e sui diritti civili alle reticenze sulla rappresentanza sindacale, dall’innamoramento per le “grandi opere” allo strapotere di Confindustria nei luoghi di lavoro e nella società, fino alle timidezze in materia di clima e di politica ecologica. Su questi e su altri temi di analoga importanza saremo attesi al varco. Tali e tanti sono stati i nostri errori che ben pochi saranno disposti a concedere altre cambiali in bianco.

Di cosa parliamo quando parliamo di sinistra

La seconda ragione per la quale è importante che l’alternativa passi per scelte di merito visibili e stringenti, sta nel fatto che nel frattempo il mondo è cambiato.
Hai voglia a dire che “la crisi è passata e la ripresa è alle porte”. Quelli che vengono usati come indici di “ripresa” sono dati assai precari e che parlano soltanto di PIL, di “ordinativi” e così via. Posti di lavoro se ne è persi una enormità e, questo lo dicono anche i più “ottimisti”, in materia di disoccupazione il peggio deve ancora arrivare. Questo significa soprattutto una cosa e cioè che in questa crisi si stanno proteggendo interessi, privilegi e risorse del mondo delle imprese e della finanza, grazie all’ennesima, mortificante dispersione di lavoro, di professionalità, di aspettative di vita.
Tutto questo non è solo ingiusto è anche miope perché non si fa altro, in questo modo, che insistere proprio sui cardini filosofici e operativi di quel modello neoliberista che è andato in crisi!
A meno che non si pensi che quella attuale sia soltanto una ancorché pesante difficoltà finanziaria e borsistica, c’è da reinventare un modello di sviluppo, un sistema di governo democratico e trasparente dell’economia e della finanza globale. Una nuova scala di priorità perfino nella qualità della vita delle persone.
Questo secondo “crollo di Wall Street”, per l’economia globale ha la stessa portata che ha avuto per la politica mondiale, vent’anni fa, un altro crollo, quello del “muro di Berlino”. La differenza sta nel fatto che mentre allora si intese il peso di quell’evento straordinario e si partì da li per progettare un nuovo ordine politico ( l’unificazione tedesca, Maastricht, l’Unione Europea e la moneta unica, ecc.), stavolta, in campo economico, ci si illude che possa passa’a nuttata e che tutto, al più presto possibile, possa riprendere come prima.
Non mancano segnali, purtroppo ancora timidi, di una consapevolezza che va invece, per fortuna, in tutt’altra direzione. In molti ormai parlano di “Green economy”, anche se non tutti intendono, con questo termine, la stessa cosa; proprio da Downing Street, con Gordon Brown, viene l’inattesa proposta di tassare le transazioni finanziarie (ricordate la Tobin Tax ?); Obama riesce a far passare al Parlamento di Washington, quel piano di riforma sanitaria che lui ha sempre presentato non solo come una misura di giustizia sociale ma anche come uno degli strumenti di fuoruscita dalla crisi.
Tutti e tre questi argomenti sarebbero pane per i nostri denti, se dedicassimo ad essi almeno lo stesso tempo e la stessa passione che impieghiamo a discutere di noi stessi e delle regole del nostro stare insieme.
Pane per i denti di una sinistra nuova che ha cominciato il suo cammino proprio riflettendo sulla globalizzazione neoliberista e sulle proposte alternative del “movimento dei movimenti”. Una sinistra che ha capito per tempo che quello che riempiva i seminari di Porto Alegre e di Mumbai e che inondava di bandiere arcobaleno le piazze di tutte le città del mondo, non era l’incontro rabbioso di chi contestava la globalizzazione in sé a difesa di un passato di piccole e grandi patrie, ma l’energia intellettuale e morale di chi, pienamente consapevole che il vecchio mondo era ormai morto, provava a disegnarne un altro non immaginario e utopistico ma “possibile”.

Sinistra e Libertà. Primum vivere

Ho scritto queste cose perché sono convinto che la soggettività politica che abbiamo messo in campo fin dalle elezioni europee – una soggettività ancora precaria, incerta, gracile, ma nel territorio molto partecipata ¬– abbia una importanza nella realtà italiana molto maggiore di quanto noi stessi ci rendiamo conto.
Presi dalle nostre discussioni sacrosante e accanite, sul valore delle adesioni o sulle procedure per eleggere i delegati all’assemblea di dicembre, non percepiamo pienamente il fatto che se SeL non ci fosse (e se dovesse naufragare ) sarebbe impossibile parlare di un nuovo centrosinistra perché esso si ridurrebbe a due sole gambe, PD e IdV, che insieme si sono già espresse, con pessimi risultati, nelle ultime elezioni politiche.
E se non ci fosse, o venisse a mancare, una forza laica, come noi siamo, e ambientalista, pacifista, legata al mondo del lavoro ( come invece dobbiamo essere di più ) , dei diritti e delle libertà civili, il progetto culturale e programmatico di una alternativa al berlusconismo, sarebbe più povero, più moderato, e meno, molto meno convincente.
Per questo io considero una assoluta priorità politica difendere SeL e portare quel simbolo, arricchito dal richiamo all’ecologia, per la seconda volta di fronte agli elettori in occasione delle prossime regionali.
Tanti di noi volevano di più, lo so. Sinistra Democratica voleva di più e ci ha provato a trasformare SeL in un partito nuovo subito dopo le europee. Forse abbiamo sottovalutato le difficoltà dell’impresa. Fatto è che per ora non ci siamo riusciti. Quel progetto non è affatto archiviato. Ci crediamo oggi più ancora di ieri.
Ora però non possiamo buttare tutto all’aria. Il partitino “con chi ci sta” non è la prosecuzione naturale del nostro progetto iniziale.
In molti lo hanno già ricordato: Die Linke è diventata dopo dieci anni di tentativi, una forza considerevole nel panorama tedesco eppure non è ancora un partito. Questo non gli ha impedito di fare politica e di rappresentare una parte importante dei tedeschi dell’est e dell’ovest.
Le decisioni dell’ultima riunione del coordinamento nazionale di SeL stanno suscitando in queste ore reazioni critiche. Queste reazioni vanno ascoltate e se si può ancora correggere qualcosa delle decisioni assunte è bene che lo si faccia.
Ma occorre tenere la barra dritta. Non credo affatto che se dovesse arrivare a quel milione di persone che ci ha votato, la notizia secondo la quale dopo “l’Arcobaleno” finisce pure Sinistra e Libertà, questa sarebbe accolta con gioia perché così quelli che rimangono faranno un qualche partito al più presto. No, la delusione sarebbe tanta e quelle persone che avevano creduto in noi prenderebbero altre strade.
Per questo Sinistra e Libertà deve vivere.
Dopo le regionali dovremo tutti dar vita ad una riflessione di portata strategica sul futuro della sinistra italiana. Ora è il momento di portare di nuovo tra gli italiani la nostra voce e le nostre idee.
Per questo penso che la cosa più importante che dobbiamo proporci di fare è quella di rendere l’Assemblea nazionale di dicembre un forte appuntamento politico e di programma, che parli al paese e a tutte le forze di progresso. Così, immersa nella realtà più di quanto non siano spesso le nostre discussioni, essa sarà davvero un momento costituente.

http://www.sinistra-democratica.it/non-sma...di-un-progettov
 
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rifondarolo87_aka_Flavio
view post Posted on 9/11/2009, 14:07




http://altronline.it/giosel

Liste unitarie di tutta la sinistra

* Politica

di Franco Giordano

L'Ocse parla di «forti segnali di crescita in Italia» e Berlusconi ne approfitta per profondere a piene mani un ottimismo che guarda più ai sondaggi per la prossima tornata elettorale che alla tragedia sociale nel nostro paese. I precari già licenziati, i lavoratori in via di licenziamento, quelli che vedono con angoscia esaurire il tempo della cassa integrazione e delle indennità di disoccupazione, sono sospesi in un limbo in attesa di una "crescita" che, bene che vada, raggiungerà i livelli del 2007 solo nel 2013! Sostiene Guido Rossi in una bella intervista sul Corriere di venerdì sorso che «si è creata una sorta di magia delle parole... che sembra quasi impedire la possibilità di arrivare a modifiche concrete degli attuali assetti».

La ripresa è fragile. Riguarda gli aspetti macroeconomici e quelli finanziari. Sempre Guido Rossi sulla dimensione finanziaria ci dice con disperata severità che si è rimesso in moto pari pari il meccanismo che aveva prodotto il "crollo": tornano i derivati e i titoli tossici, i manager riprendono a guadagnare bonus a tassazione ridotta, alimentando ulteriormente una disparità stratosferica con lavoratori a salari bassissimi. In America come in Italia.

Dal 2007 a oggi, in America, sono stati distrutti 8,2 milioni di posti di lavoro. Eppure salgono produttività e speranze di crescita. Ma su quali basi si fonda allora questa crescita? Che ruolo ha la dimensione pubblica, la stessa politica nell'orientamento generale di questa forma di sviluppo che lascia inalterati i mali pregressi e sembra alimentarsi del diffondersi della disoccupazione e del sotto-salario? Cosa fa il governo italiano, e cosa propone l'opposizione? Cosa proponiamo noi e come organizziamo un conflitto che alluda a una alternativa economica? La politica, per uscire dallo stato gassoso e ritornare in quello solido, deve cimentarsi con questo ordine di problemi. Ed è questo il terreno in cui aprire un confronto serio con la nuova direzione del Pd, Bersani, che propone un'alternativa al governo delle destre. Se le parole hanno un senso, bisognerebbe riaprire una discussione di massa su indirizzi di politica economico-sociale, unificare i conflitti e praticare finalmente un'opposizione che abbia in testa una alternativa di società. Solo un'iniziativa di questo respiro può invertire una pesante tendenza all'egemonia culturale delle destre, e può riconnettere in un flusso caldo la drammatica condizione materiale e psicologica dei singoli in un conflitto collettivo e solidale. Alcune decisioni vanno prese subito.

Il governo privatizza l'acqua. La Puglia di Vendola ricorre alla Corte costituzionale per difendere il bene comune per eccellenza. C'è sul tema una giusta e straordinaria sensibilità. Si può decidere, con le associazioni, una mobilitazione delle opposizioni dentro e fuori il Parlamento? L'Italia,ogni anno,subisce frane,alluvioni, terremoti. E il governo rilancia grandi opere e nucleare di terza generazione. Si può provare a concordare un grande piano per un lavoro stabile, qualificato e nuovo per il risanamento idrogeologico del territorio e per la manutenzione di coste, centri storici ed edifici pubblici, a cominciare da scuole e ospedali, e unificando vertenze territoriali in un grande progetto di civiltà che valorizzi risorse di memoria e di natura? Si può porre il tema del reddito di cittadinanza come chiave di una nuova idea di stato sociale e di una nuova griglia di diritti individuali e collettivi? Così come si può porre con forza il tema di una politica industriale compatibile con l'ambiente e non fondata su bassi salari e precarietà, ma su una radicale innovazione, sull'alta formazione, sulla ricerca. La riforma della scuola e dell'università della Gelmini vanno in direzione opposta e confermano un'operazione neo-autoritaria, fortemente selettiva.

Questo è il cantiere della sinistra. Questa è la sfida positiva e leale nei confronti di una direzione del Pd che sembra aver abbandonato le velleità di autosufficienza e le nebbie del nuovismo populista. Oggi si parla tanto delle alleanze, e sorgono, solo per meri posizionamenti politicisti e mediatici, dinieghi e pregiudiziali. Si può porre sia a sinistra sia sul fronte moderato (inclusa l'Udc) il tema di un confronto di merito, sui contenuti, che sfugga a ogni suggestione ideologica? Si può e si deve incrociare con nettezza una piattaforma sociale con pronunciamenti chiari sulle questioni democratiche dirimenti: dal no al presidenzialismo al sì al pronunciamento vincolante dei lavoratori sugli accordi e sui contratti; dal no ai razzismi al sì ai diritti dei migranti. E, per evitare ogni antico trasformismo delle classi dirigenti di gramsciana memoria, c'è una precondizione che riguarda tutti e in particolar modo le forze democratiche centriste e moderate: la questione morale. Sinistra e Libertà può abitare con efficacia questo spazio politico, sociale, democratico. Le sue liste ci saranno in tutto il territorio nazionale.

I territori valuteranno proprio da questi contenuti la possibilità, come io auspicherei, di presentare liste unitarie di tutta la sinistra senza sciocche e perniciose discriminazioni. Qualche tempo fa Claudio Grassi e Bruno Steri hanno posto in maniera pulita e positiva questo tema. In seguito altre voci, nella federazione comunista, hanno teso a condizionare o a contrastare quelle propensioni unitarie. Fino alla sorpresa di vedere proposto come terreno unitario da Augusto Rocchi l'ingresso tardivo nel costituendo Partito comunista unificato. Sinistra e Libertà nasce con questa vocazione unitaria. Ora spetterà a noi tutti e ai territori decidere democraticamente.
 
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rifondarolo87_aka_Flavio
view post Posted on 9/11/2009, 20:58




L’OCCASIONE MANCATA DELA SINISTRA ITALIANA
http://www.sinistraeliberta.it/loccasione-...istra-italiana/

Per celebrare i venti anni dal crollo del muro, tutto è stato scritto. E’ inutile ripetere, ma può essere utile ricordare qualcosa che riguarda i socialisti italiani e che non è stato ancora detto.

La guerra fredda non è mai stata concepita per essere veramente guerreggiata, ma come un conflitto “virtuale”, una lunga partita a scacchi dove sulla tastiera si muovevano divisioni corazzate, basi navali e testate nucleari. Nella quale lo scacco matto, con tutti i vantaggi politici ed economici per il vincitore, sarebbe giunto nel momento in cui lo sconfitto si fosse trovato in irrimediabile condizione di inferiorità militare, con le spalle al muro. Nella seconda metà degli anni ‘70, secondo questa logica, l’Unione Sovietica, di fronte a una crisi economica ormai strutturale, tentò una mossa tanto disperata quanto decisiva. Dispiegò e puntò verso l’Europa occidentale i micidiali nuovi missili SS-20, a testata plurima, che avrebbero dovuto tenere sotto ricatto e intimidire i governi a ovest del muro, separarli dalla lontana Washington, piegarli a una cooperazione economica tale da risanare l’economia russa e colmarne l’arretratezza tecnologica. Il cancelliere socialdemocratico tedesco Schmidt intuì subito che, se non si reagiva, la scacco matto sarebbe stato inevitabile e chiese alla Alleanza Atlantica il dispiegamento di missili che pareggiassero di nuovo la bilancia delle forze in Europa. Si decise la installazione dei Pershing e Cruise, che doveva però essere ratificata e praticamente realizzata dai singoli Paesi europei. A questo punto, la partita divenne propagandistica e psicologica. I tedeschi, con accanto il muro di Berlino e una opinione pubblica in parte attratta dallo slogan “meglio rossi che morti”, chiarirono che, se un solo grande Paese avesse vacillato e negato l’installazione dei missili, la Germania si sarebbe tirata indietro e quindi non se ne sarebbe fatto nulla. Milioni di manifestanti pacifisti, in tutte le piazze europee, si mobilitarono contro i Pershing e Cruise. Il leader socialista francese Mitterrand commentò: “strano, i missili stanno a Est e i pacifisti a Ovest”.

L’Italia fu subito vista come l’anello debole, il “grande Paese europeo” che avrebbe potuto dire di no. Il compromesso storico tra DC e PCI era ancora una ipotesi percorribile. Il mondo cattolico (basti ricordare la tradizionale marcia di Assisi) era naturalmente portato al pacifismo. Il Partito Comunista di Berlinguer, all’apice della sua ascesa, parlava sì di quella araba fenice definita “eurocomunismo”, che mai si è materializzato e di cui mai si sono comprese le caratteristiche ideologiche, politiche e culturali. Ma nel contempo scatenava contro i missili (esattamente secondo le esigenze di Mosca) tutto il suo peso propagandistico e organizzativo. La Repubblica e la stessa La Stampa di Torino seminavano o dubbi o incoraggiamenti verso i pacifisti. D’altronde, per i proprietari del quotidiano di Torino e di quello di Scalfari, la Russia era o poteva diventare l’affare del secolo: Agnelli la aveva infatti “motorizzata” con Togliattigrad e De Benedetti sperava di “informatizzarla” attraverso la sua Olivetti. Il giorno dopo la più grande manifestazione contro i missili mai avvenuta, nel 1981, La Repubblica titolava “Addio alle armi” (quelle occidentali, naturalmente). E persino Norberto Bobbio, in un fondo su La Stampa dal titolo “Atene e Sparta”, poneva sostanzialmente sullo stesso piano Washington e Mosca. L’anello debole dell’Alleanza Atlantica, l’Italia, era vicino a spezzarsi e si sarebbe spezzato senza la resistenza imprevista, testarda e durissima condotta dal Partito Socialista di Craxi. L’Italia alla fine installò i missili e così fecero pertanto tutti i Paesi europei. La mossa disperatamente tentata con i missili SS-20 dalle “mummie meccaniche del Cremlino”, come le chiamava Enzo Bettiza, mancò lo scacco matto e a quel punto la guerra fredda scivolò definitivamente verso la vittoria dell’Occidente: dimostratasi impossibile la forzatura sul piano militare, la partita si risolse su quello economico, dove il ritardo sovietico era ormai diventato irrecuperabile. Molti anni dopo, Brezinski, l’ex segretario di Stato di Carter, mi fece un riconoscimento che non avrei mai dimenticato. “Senza i missili Pershing e Cruise in Europa -ragionò- la guerra fredda non sarebbe stata vinta; senza la decisione di installarli in Italia, quei missili in Europa non ci sarebbero stati; senza il PSI di Craxi la decisione dell’Italia non sarebbe stata presa. Il Partito Socialista italiano è stato dunque un protagonista piccolo, ma assolutamente determinante, in un momento decisivo. Anche solo per questo passerà alla storia”.

I socialisti italiani condussero una politica coraggiosa verso l’Est europeo, ma anche difficile, perché spesso isolata a sinistra. Non solo in Italia, per la presenza incombente del PCI, ma anche in Europa, perché le grandi socialdemocrazie non furono necessariamente più lungimiranti o generose del modesto PSI. Craxi appoggiava apertamente gli oppositori frontali del sistema comunista: Sacharov e la moglie Helena (che venne spesso nostra ospite) in URSS, Geremek e Adam Michnik in Polonia, Pelikan in Cecoslovacchia. Ma Pelikan, ad esempio, che parlava perfettamente tedesco, dopo il crollo della primavera di Praga e l’esilio, cercò aiuto innanzitutto in Germania, e solo di fronte alla freddezza incontrata a Bonn ripiegò sull’Italia. Come mai? Voglio raccontare la verità, anche se può non giovare al mito di un leader, come Willy Brandt, verso il quale ancora nutro una grande ammirazione. I socialdemocratici europei coltivavano la realpolitik, quelli tedeschi pensavano soprattutto alla Germania orientale, mentre noi, piccoli socialisti italiani, facevamo semplicemente ciò che ci sembrava moralmente giusto. Un giorno Brandt disse esplicito a Craxi: “Sbagliate ad appoggiare i nemici dei partiti comunisti dell’Europa orientale. Non si deve puntare su di loro che, contrapponendosi frontalmente al sistema, non vinceranno mai. Ciò è addirittura controproducente. Si devono invece appoggiare le componenti moderate e pragmatiche all’interno dei partiti comunisti di governo, così da attirarli a poco a poco verso posizioni riformiste e utili alla distensione”.

Infine, una ultima osservazione, che riguarda più da vicino l’attualità politica italiana. Quando il muro crollò, la nostra sinistra bruciò una grande possibilità e mancò una occasione storica, perché non riuscì a unirsi in tempi brevi sotto la bandiera socialdemocratica, superando finalmente la scissione del 1921 a Livorno. Il mio amico Villetti ripete spesso che incredibilmente il PSI ripeté, di segno opposto, lo stesso catastrofico errore storico del 1947-48. Mentre la cortina di ferro calava sull’Europa, i socialisti di Nenni avrebbero dovuto stare a Occidente, con i partiti democratici e la DC. Invece, in nome dell’unità della sinistra, stettero a Oriente, con Stalin e il PCI. Nel 1989, al contrario, crollata la cortina di ferro, i socialisti di Craxi, allievo e successore di Nenni, avrebbero dovuto costruire con l’ex PCI l’unità della sinistra, non più ostacolata dall’insormontabile impedimento internazionale che la aveva bloccata per decenni. Invece, si trovarono ancora una volta, nel momento storico decisivo, come con Nenni nel 1948, dalla parte sbagliata: questa volta, non contro, ma con la Democrazia cristiana; non con, ma contro il PCI. E’ in parte vero. In parte, perché i tempi (spesso decisivi nella storia) non quadrarono per una non trascurabile circostanza pratica. Craxi aveva sempre perseguito, come obbiettivo di lungo termine, la strategia dell’alternativa di sinistra con il PCI. Ma sempre sottolineava che la alternativa era raggiungibile soltanto dopo il riequilibrio elettorale tra PSI e PCI (o almeno dopo il bilanciamento della situazione che vedeva i comunisti con il doppio dei voti socialisti e quindi egemoni). Il ribaltamento o il bilanciamento tra PSI e PCI erano indispensabili non per una ambizione socialista, ma perché obbiettivamente una sinistra a maggioranza e guida comunista mai e poi mai avrebbe potuto attirare i voti del centro necessari a vincere le elezioni in uno schema bipolare. Diciamo la verità. Il bilanciamento nel 1989-90 non c’era e non era prevedibile in tempi brevi. Uno schieramento “PSI più ex PCI” in elezioni anticipate sarebbe risultato perdente e avrebbe consegnato il Paese alla DC.

I tempi non quadrarono dunque, e anzi portarono al disastro, per errori certo anche nostri. Si affacciò infatti la prospettiva di Mani Pulite e l’ex PCI pensò di risolvere tutti i suoi problemi non affrontando la questione socialista. Bensì, più semplicemente, avvantaggiandosi della distruzione del Partito Socialista. In quel momento, prevalse la facile tentazione di sottintendere che sia il comunismo sia il socialismo democratico avevano fallito, che si poteva non fare i conti con la storia, non sanare la lacerazione del 1921 a Livorno, ma correre oltre, verso l’indistinto “nuovismo” di un Partito Democratico senza passato e senza memoria. Magari cavalcando le mode del momento, la anti “partitocrazia” e addirittura la anti politica, la personalizzazione, il populismo. Così, sul terreno di un indistinto nuovismo, priva dell’ancoraggio saldo all’unica realtà internazionale esistente, quella socialista, è naufragata, insieme al Partito Democratico, la sinistra italiana. Il crollo del muro di Berlino, paradossalmente, non ha portato alla costruzione, come nel resto d’Europa, di una grande sinistra socialdemocratica, che cancellasse finalmente la anomalia italiana, bensì alla distruzione della sinistra e alla crescita smisurata della anomalia italiana stessa.



Le cause della crisi e le ragioni del successo di LINKE
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Il corto circuito che ha investito l’economia dei paesi più avanzati, generando un processo recessivo di vasta portata, ha rappresentato la manifestazione del fallimento di tutto un sistema di rapporti economici e finanziari che ha preteso di alimentare la crescita sostenendo la domanda con l’indebitamento diffuso dei consumatori, e costruendo contemporaneamente le condizioni sociali e normative per un allargamento della rendita finanziaria ben oltre ragionevoli multipli del capitale investito proporzionalmente compatibili con la crescita della ricchezza reale effettivamente prodotta.

Questi processi di finanziarizzazione delle economie sono stati garantiti con la contemporanea sterilizzazione del deficit spending degli stati compresi nella sovranità monetaria e finanziaria delle grandi tecno-strutture sopranazionali di controllo (FMI, BCE, WTO, OCSE; MERCOSUR), necessaria a congelare i tassi di interesse, con la sola evidente eccezione della FEDERAL RESERVE .deputata a coprire la locomotiva principale di questo folle treno di crescita costituita dal deficit del Bilancio Federale Americano.

Questo particolare aspetto finanziario del modello di sviluppo neo- liberista, divenuto egemone a livello globale al momento della riunificazione dei mercati seguita alla fine delle economie del socialismo reale ed all’entrata della Cina nel WTO, ha assunto una valenza strutturale nei processi di crescita delle economie più sviluppate, trasformando la compressione dei costi del lavoro, ed i processi di flessibilità, da esigenze di competitività sottoposte a contrattazione tra le parti sociali a necessità assoluta e non più negoziabile.

Tale pressione sul lavoro dipendende ha consentito la massimizzazione dei margini di profitto indispensabile a garantire quella costante valorizzazione finanziaria delle imprese, fuori da ogni parametro di reale espansione aziendale, necessaria a sostenere la continua espansione di un del mercato finanziario divenuto elemento centrale propulsivo di tutto il processo di crescita.

Il modello di crescita è stato quindi progressivamente consolidato sulla base del rovesciamento del tradizionale meccanismo classico dello sviluppo costituito dalla ricerca della espansione della concreta capacità produttiva da parte delle imprese, collegata alla acquisizione dei nuovi mercati di beni e servizi , da tradurre in immediato fattore di crescita , diversamente proporzionale in base ai concreti rapporti sociali esistenti tra le classi ed i gruppi sociali ,dei redditi reali delle persone prodotti dal lavoro e dalla capacità d’impresa.

La crisi di questo modello di sviluppo caratterizzato da un gigantesco trasferimento di ricchezza verso le classi alte delle società più avanzate, consolidato negli ultimi 15 anni in parallelo al congelamento delle possibilità di indebitamento dei bilanci statali, fondato su una finanziarizzazione esasperata delle economie sviluppate accompagnata da forti aspetti di deindustrializzazione e delocalizzazione dei loro sistemi produttivi, pone quindi alla sinistra il compito storico di individuare una alternativa strutturale in grado di affrontare in forme opposte la questione dello sviluppo e dell’equilibrio sociale, soprattutto, fatto nuovo nella storia moderna, nei paesi più sviluppati

Questa esigenza viene ad assumere un carattere di assoluta necessità in presenza della contrazione tendenziale dei fattori di crescita delle economie occidentali, prodotto dalla contemporanea crescita esponenziale dei nuovi produttori mondiali emergenti, e dalla conseguente risultante per cui il valore aggiunto della produzione dei beni e servizi ed il reddito da lavoro dipendente, a parità di modello di redistribuzione interna, rischiano di non garantire per il futuro livelli di domanda e di crescita adeguati aa assorbire le contraddizioni sociali.

IL SOCIALISMO EUROPEO e la SINISTRA ITALIANA, duramente logorati dalla subalternita’a questo modello sociale espressa dalle politiche di governo da essi attuate in questa fase storica, devono pertanto assolutamente ricominciare a lavorare , pena la loro definitiva sconfitta storica , ad un rinnovato progetto di trasformazione strutturale dei rapporti economici e sociali verso un nuovo modello di sviluppo, a livello europeo.

L’ esito delle elezioni tedesche ha confermato pienamente questo schema di analisi .

In Germania infatti la Socialdemocrazia è stata travolta dagli elettori , in quanto ritenutaresponsabile di una politica economica e sociale accondiscendente nei confronti di un sistema finanziario e bancario il cui fallimento è costato al bilancio federale uno stanziamento cautelativo e risanatore dell’ordine di quasi 300 miliardi di euro, il cui importo, reperito stavolta in negazione di quei parametri di stabilità di bilancio sempre asseriti come intangibili dai precedenti governi Socialdemocratici, è stato evidentemente sottratto ad ogni possibile forma di destinazione sociale in favore delle face sociali colpite dalla crisi.

Il successo della Linke , formazione politica di sinistra del tutto nuova , nata dalla unificazione dei socialdemocratici di sinistra di Lafontaine, dei sindacalisti indipendenti del WASG, e dgli ex comunisti tedesco -orientali della PSD, ha quindi rappresentato la risultante politica principale del fallimento della politica della SPD, e del più generale fallimento del modello di sviluppo neo- liberista imposto dalla Deucht Bunds Bank in perfetta assonanza con gli altri organismi finanziari sovranazionali.

Il risultato della LINKE assorbendo in parte il crollo della SPD ha evitato fortunatamente il tracollo della sinistra tedesca, rendendo esiguo il successo della destra conservatrice, tutto da ascrivere al forte astensionismo che ha segnato le file deluse dell’elettorato socialdemocratico.

Il recupero a sinistra della delusione verso la sinistra ufficiale di governo rappresenta un fenomeno politico assolutamente nuovo in una democrazia avanzata ed in una società economicamente sviluppatissima, ed è suscettibile di segnare finalmente un primo elemento di inversione di tendenza per la Sinistra Europea , nel complessivo panorama politico ed elettorale del continente,.rispetto a quella che sembrava una egemonia liberista e conservatrice ormai in divenuta irreversibile.

Il successo della Linke, oltre alla sua forte capacità di interpretare il grande risveglio democratico della società tedesca, ormai divenuta tra le grandi democrazie occidentali la più avanzata dal punto di vista culturale, e di rappresentare le ragioni dei ceti più deboli indeboliti dallo smantellamento del WELFARE, è indubbiamente dovuto anche al prestigio ed alle capacità di leaders come Lafontaine e Gisy i quali attraverso le loro precedenti e rischiose scelte individuali hanno coerentemente testimoniato agli occhi dell’elettorato tedesco la loro convinzione nelle scelte politiche che successivamente avrebbero costituito il riferimento programmatico della Linke.

Lafontaine, ha infatti interrotto la propria militanza nella Socialdemocrazia tedesca rassegnando le proprie dimissioni dal Ministro delle finanze del governo in carica in conseguenza del proprio dissenso dalla linea di politica economica e sociale filoliberista sostenuta dal Cancelliere Schroeder. .

Gisy, a sua volta, nella ex DDR, attraverso la sua attività di avvocato, ha svolto il ruolo di difensore ufficiale di tutta l’area del dissenso politico democratico, rappresentando agli occhi di tutta l’opinione pubblica tedesca un autentico e sincero garante della evoluzione democratica degli ex comunisti tedesco orientali ora impegnati nella costruzione del nuovo partito della sinistra tedesca assieme ai social democratici di Lafontaine ed ai sindacalisti indipendenti della IG METALL (Sindacato dei metalmeccanici della Germania Occidentale).

E’ inoltre necessario evidenziare, nel merito dell’impostazione programmatica fatta propria dalla Linke, come Lafontaine, ed anche Gisy in misura minore, siano, allo stato attuale, gli unici dirigenti della sinistra europea che abbiano manifestato, con estrema chiarezza d’intenti, la effettiva percezione della reale profondita’ strutturale della. crisi che sta travolgendo le economie dei paesi sviluppati., traformando in presupposto del programma politico del loro partito la medesima visione delle cause e delle ragioni della crisi che ha costituito la sintesi della analisi politica svolta da SOCIALISMOeSINISTRA, su cui stiamo tentando di portare tutto il Partito Socialista per orientarlo ad una irreversibile politica di alleanze a sinistra del PD.

Da queste valutazioni nasce la forza politica della sfida che la Linke sta lanciando a tutto il Socialismo Europeo, da noi pienamente condivisa negli obiettivi, diretta a ricostruire una sinistra maggioritaria nelle società avanzate,che sulla base di un programma di governo sa ppia prefigurare e gestire un diverso modello di sviluppo in grado di risolvere la crisi tendenziale delle economie occidentali , pressate da livelli di concorrenza espressi dai nuovi produttori emergenti mondiali per esse divenuti insostenibili,e quindi non piu’ in grado per il futuro di risolvere , come avvenuto finora ,con una crescita adeguata le contraddizioni del proprio sviluppo diseguale.

Questa considerazione ha portato la linke a mettere sul tavolo un insieme di proposte di tutela rigidissima del lavoro dipendente e delle fasce sociali più deboli, convinta che la difesa dei redditi reali sia l’unica soluzione in grado di riequilibrare attraverso un rafforzamento ed una riqualificazione della domanda interna un processo di tenuta economica del paese senza insopportabili costi sociali,fallito il disegno imposto dalle classi dirigenti dopo il crollo del muro di sostenere una crescita divenuta tendenzialmente insufficiente utilizzando il profitto finanziario, e l’indebitamento dei consumatori,come elementi strutturali di sostegno ad un insufficente meccanismo di crescita.

Il disegno politico complessivo della Linke, fondato su una concezione di natura strutturale del Riformismo Socialista, viene allo stesso tempo affermato sulla base di una impostazione programmatica, sempre molto critica verso le attuali politiche governative, ma idonea in ogni caso a proiettare il nuovo partito in tempi brevi in una logica di alleanze per il governo della crisi.

Un approccio politico , quindi , non di ‘classe’, nel senso comune del termine, ma da Sinistra potenzialmente di governo, seppure non ad ogni costo, assunto del tutto fuori da ogni riferimento alla tradizione politica Comunista, o a forme di radicalismo sociale., pur in presenza di un contemporaneo taglio critico molto forte nei confronti della SPD,e del suo gruppo dirigente..

La Linke rappresenta in tal modo ,sulla base di un programma molto concreto e comprensibile, il contemporaneo superamento .del Comunismo e della Socialdemocrazia., affrontando e riuscendo a risolvere,sullo scacchiere tedesco, una questione politica decisiva, solamente ancora appena abbozzata nel dibattito della Sinistra Italiana.

L’esempio della Linke può quindi rappresentare , in particolare per la aderenza manifestata dal suo programma alle esigenze di una società ben più sviluppata della nostra, un punto di riferimento programmatico concreto a sinistra, ed un momento di confronto utile per la stessa SINISTRA e LIBERTA’ che si trova a dover affrontare problemi in gran parte comuni.
Per tali specifiche e concrete motivazioni ritengo che Sinistra e Libertà debba e possa divenire il punto di partenza per la costruzione nella realtà italiana di un esperimento politico analogo, o quantomeno che sia in grado di dare risposte egualmente efficaci ai comuni problemi politici che la LINKE in Germania ha inteso affrontare con un innegabile successo.

Rimango infatti sempre più convinto che una “SINISTRA E LIBERTA’”.ridotta ad un ruolo di corrente esterna del PD non servirebbe a nessuno e non risolverebbe in alcun modo i problemi gravissimi di carenza di rappresentanza e di crisi di credibilità che affliggono la sinistra italiana..

Sinistra e Libertà deve quindi concentrare le sue energie attorno ad un processo di riaggregazione a sinistra, senza preclusioni, su un nuovo terreno di avanzato e moderno riformismo sociale, caratterizzandosi sempre per un suo nuovo modo di essere nella società, che anticipi nei comportamenti dei suoi militanti e dei suoi dirigenti il progetto di rinascita democratica che essa propone all’intera società italiana, consapevole che la riuscita del proprio tentativo assumera’ valenza determinante per l’intera Sinistra Italiana.
 
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