Liste unitarie di tutta la sinistra
di Franco Giordano
su Gli Altri del 08/11/2009
L'Ocse parla di «forti segnali di crescita in Italia» e Berlusconi ne approfitta per profondere a piene mani un ottimismo che guarda più ai sondaggi per la prossima tornata elettorale che alla tragedia sociale nel nostro paese. I precari già licenziati, i lavoratori in via di licenziamento, quelli che vedono con angoscia esaurire il tempo della cassa integrazione e delle indennità di disoccupazione, sono sospesi in un limbo in attesa di una "crescita" che, bene che vada, raggiungerà i livelli del 2007 solo nel 2013! Sostiene Guido Rossi in una bella intervista sul Corriere di venerdì sorso che «si è creata una sorta di magia delle parole... che sembra quasi impedire la possibilità di arrivare a modifiche concrete degli attuali assetti».
La ripresa è fragile. Riguarda gli aspetti macroeconomici e quelli finanziari. Sempre Guido Rossi sulla dimensione finanziaria ci dice con disperata severità che si è rimesso in moto pari pari il meccanismo che aveva prodotto il "crollo": tornano i derivati e i titoli tossici, i manager riprendono a guadagnare bonus a tassazione ridotta, alimentando ulteriormente una disparità stratosferica con lavoratori a salari bassissimi. In America come in Italia.
Dal 2007 a oggi, in America, sono stati distrutti 8,2 milioni di posti di lavoro. Eppure salgono produttività e speranze di crescita. Ma su quali basi si fonda allora questa crescita? Che ruolo ha la dimensione pubblica, la stessa politica nell'orientamento generale di questa forma di sviluppo che lascia inalterati i mali pregressi e sembra alimentarsi del diffondersi della disoccupazione e del sotto-salario? Cosa fa il governo italiano, e cosa propone l'opposizione? Cosa proponiamo noi e come organizziamo un conflitto che alluda a una alternativa economica? La politica, per uscire dallo stato gassoso e ritornare in quello solido, deve cimentarsi con questo ordine di problemi. Ed è questo il terreno in cui aprire un confronto serio con la nuova direzione del Pd, Bersani, che propone un'alternativa al governo delle destre. Se le parole hanno un senso, bisognerebbe riaprire una discussione di massa su indirizzi di politica economico-sociale, unificare i conflitti e praticare finalmente un'opposizione che abbia in testa una alternativa di società. Solo un'iniziativa di questo respiro può invertire una pesante tendenza all'egemonia culturale delle destre, e può riconnettere in un flusso caldo la drammatica condizione materiale e psicologica dei singoli in un conflitto collettivo e solidale. Alcune decisioni vanno prese subito.
Il governo privatizza l'acqua. La Puglia di Vendola ricorre alla Corte costituzionale per difendere il bene comune per eccellenza. C'è sul tema una giusta e straordinaria sensibilità. Si può decidere, con le associazioni, una mobilitazione delle opposizioni dentro e fuori il Parlamento? L'Italia,ogni anno,subisce frane,alluvioni, terremoti. E il governo rilancia grandi opere e nucleare di terza generazione. Si può provare a concordare un grande piano per un lavoro stabile, qualificato e nuovo per il risanamento idrogeologico del territorio e per la manutenzione di coste, centri storici ed edifici pubblici, a cominciare da scuole e ospedali, e unificando vertenze territoriali in un grande progetto di civiltà che valorizzi risorse di memoria e di natura? Si può porre il tema del reddito di cittadinanza come chiave di una nuova idea di stato sociale e di una nuova griglia di diritti individuali e collettivi? Così come si può porre con forza il tema di una politica industriale compatibile con l'ambiente e non fondata su bassi salari e precarietà, ma su una radicale innovazione, sull'alta formazione, sulla ricerca. La riforma della scuola e dell'università della Gelmini vanno in direzione opposta e confermano un'operazione neo-autoritaria, fortemente selettiva.
Questo è il cantiere della sinistra. Questa è la sfida positiva e leale nei confronti di una direzione del Pd che sembra aver abbandonato le velleità di autosufficienza e le nebbie del nuovismo populista. Oggi si parla tanto delle alleanze, e sorgono, solo per meri posizionamenti politicisti e mediatici, dinieghi e pregiudiziali. Si può porre sia a sinistra sia sul fronte moderato (inclusa l'Udc) il tema di un confronto di merito, sui contenuti, che sfugga a ogni suggestione ideologica? Si può e si deve incrociare con nettezza una piattaforma sociale con pronunciamenti chiari sulle questioni democratiche dirimenti: dal no al presidenzialismo al sì al pronunciamento vincolante dei lavoratori sugli accordi e sui contratti; dal no ai razzismi al sì ai diritti dei migranti. E, per evitare ogni antico trasformismo delle classi dirigenti di gramsciana memoria, c'è una precondizione che riguarda tutti e in particolar modo le forze democratiche centriste e moderate: la questione morale. Sinistra e Libertà può abitare con efficacia questo spazio politico, sociale, democratico. Le sue liste ci saranno in tutto il territorio nazionale.
I territori valuteranno proprio da questi contenuti la possibilità, come io auspicherei, di presentare liste unitarie di tutta la sinistra senza sciocche e perniciose discriminazioni.
Qualche tempo fa Claudio Grassi e Bruno Steri hanno posto in maniera pulita e positiva questo tema. In seguito altre voci, nella federazione comunista, hanno teso a condizionare o a contrastare quelle propensioni unitarie. Fino alla sorpresa di vedere proposto come terreno unitario da Augusto Rocchi l'ingresso tardivo nel costituendo Partito comunista unificato. Sinistra e Libertà nasce con questa vocazione unitaria. Ora spetterà a noi tutti e ai territori decidere democraticamente.http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m...DArticolo=30358