F.C. Internazionale

« Older   Newer »
  Share  
Soso.
view post Posted on 20/3/2009, 19:26




Apriamo un trhead in una giornata speciale per i cuori neroazzurri





Foto: Javier, storia nerazzurra
Venerdì, 20 Marzo 2009 13:56:07





APPIANO GENTILE - Javier Zanetti, ovvero una lunga storia nerazzurra. Che continua. Che è iniziata nell'estate 1995, quando dall'Argentina arrivava un giovane centrocampista, un talento. Pochi, in Italia, sapevano di lui. Poco dopo, avrebbero scoperto un futuro campione. Ricordiamo ancora il suo arrivo. La squadra era in ritiro a Cavalese. Da un'auto, con in mano un sacchetto, scese un ragazzino. Con la faccia pulita e il sorriso forte. Chiese: "è qui l'Inter?".

www.inter.it vi propone una galleria di Javier nerazzurro.

Qui le foto: http://www.inter.it/aas/news/reader?N=44115&L=it&IDINI=44120









Zanetti: "L'Inter, la mia casa"

Venerdì, 20 Marzo 2009 15:12:27

APPIANO GENTILE - Giornata speciale quella di oggi al centro sportivo "Angelo Moratti" per celebrare il record raggiunto da Javier Zanetti. L'attuale capitano, infatti, con la sua 634esima partita in nerazzurro, ha eguagliato il numero di presenze del grande Giacinto Facchetti. Per l'occasione, conferenza stampa del capitano nerazzurro, con il presidente Massimo Moratti e Gianfelice Facchetti. In prima fila con José Mourinho, Marco Branca, Stefano Filucchi, Ernesto Paolillo e Gabriele Oriali.


"Sono emozionato per tutto quello che sta accadendo. Ho avuto la fortuna di conoscere Giacinto, una persona straordinaria, un punto di riferimento che mi ha fatto capire che cosa significasse appartenere all'Inter. Devo ringraziare il nostro presidente, Massimo Moratti, perchè mi ha dato la possibilità di giocare in Italia quando ero ancora uno sconosciuto. Ricordo ancora il mio primo giorno all'Inter: sono arrivato con un sacchetto di plastica con dentro le mie scarpe da calcio, ho attraversato la folla di tifosi che si chiedevano chi fossi, è da qui che è iniziata questa storia. Ho sempre creduto in questa società, anche quando l'Inter vinceva poco perchè sapevo che, prima o poi, le cose sarebbero cambiate, e il cambiamento è stato frutto della serietà con la quale ha sempre lavorato l'Inter. Sono molto orgoglioso di esserne il capitano e di far parte della storia di questo club. Non è facile per uno straniero rimanere per così tanti anni in una stessa squadra, ma io, grazie alla fiducia che mi hanno dato tutti, ci sono riuscito. Un ringraziamento speciale va a coloro che mi hanno sostenuto anche nei momenti più difficili e, soprattutto, a Giacinto, una persona che parlava sempre e solo nel momento opportuno e che per me sarà sempre presente perchè è stato lui a indicarmi la strada da seguire e a fare dell'Inter la mia casa".

http://www.inter.it/aas/news/reader?N=44126&L=it




Zanetti: "Serietà, personalità e umiltà..."

Venerdì, 20 Marzo 2009 17:08:48

APPIANO GENTILE - Durante la conferenza stampa, Javier Zanetti ha risposto ad alcune domande dei giornalisti presenti.

www.inter.it vi offre la versione integrale delle dichiarazioni del capitano nerazzurro

Quali sono le tre qualità che deve avere una bandiera di una società per rappresentarla nel modo giusto?
"Per me questo è un traguardo molto importante. Per prima cosa bisogna essere sempre se stessi e cercare di insegnare a gli altri compagni che lavorano con te la serietà, la personalità e l'umiltà. Non è semplice avere queste tre qualità, però ti portano il rispetto".

Se tu potessi scegliere, quale sarebbe la copertina del tuo albun dei ricordi all'Inter?
"Ho tanti ricordi, ho sempre detto che l'Inter è casa mia e sento questo club come una famiglia. Per uno straniero non è facile arrivare da un altro paese e ricevere l'affetto e l'accoglienza che ho ricevuto io quando sono arrivato qui, questi non li dimenticherò mai. Per questo ho sempre detto che sarebbe stato difficile andare via dall'Inter anche se ho avuto delle possibilità per farlo, ho sempre pensato di voler rimanere perchè qui mi sentivo a casa e perchè con questa maglia volevo vincere. Il primo giorno che sono sceso in campo a San Siro, uno stadio nel quale sognavo di giocare, ho sentito subito tanti tifosi che cantavano il mio cognome, è stato molto bello".

Ha già individuato qualcuno che potrebbe essere il suo erede come attaccamento alla maglia?
"Posso sicuramente parlare di Ivan Cordoba che, tra l'altro, dorme con me quando siamo in ritito, è un amico e ha sicuramente gli stessi sentimenti che provo io per questa società. Se devo citarne uno più giovane, dico Davide Santon perchè ha tutto per poter diventare come me, mi auguro che lui possa disputare più partite di me con l'Inter perchè è un ragazzo che sta crescendo molto bene e tutti noi speriamo che possa continuare così e che addirittura possa fare meglio".


Qualcuno ha scritto che, ad esempio, Zlatan Ibrahimovic voglia lasciare l'Inter perchè non convinto che la vostra squadra possa arrivare a vincere la Champions League. Che cosa vuole dire in merito?
"Sinceramente credo che Ibra non la pensi così, lo vedo tutti i giorni e posso dire che ha tantissima voglia di continuare a vincere con l'Inter. Ora abbiamo un campionato da conquistare, poi cominceremo a pensare al prossimo anno. Credo che questa società sarà sempre disponibile a tenere i suoi campioni per poter conquistare trofei importanti".

Qual'è il ricordo più bello di queste 634 partite? La finale di Coppa Uefa a Parigi o il gol contro la Roma nella scorsa stagione?
"Sono due ricordi molto belli: il primo è stato il mio primo trofeo europeo in una finale unica, con due squadre italiane a Parigi, con mio padre in tribuna che piangeva e, al momento del mio gol, con tutti i tifosi che lo abbracciavano. Non la potrò mai dimenticare. Il gol contro la Roma l'anno scorso è stato molto importante perchè ha avuto un grande significato per la conquista del campionato".

Sei arrivato all'Inter con Rambert e il vero fenomeno doveva essere lui che, invece, dopo poco sparì...
"No, purtroppo lui ha avuto un problema al ginocchio e non ha potuto dimostrare il suo valore all'Inter. Quando è andato via da qui, ha giocato qualche altra stagione altrove e adesso fa l'allenatore in seconda con Ramon Diaz che ha fatto, anche lui parte della grande storia del club".


http://www.inter.it/aas/news/reader?N=44126&L=it



Gian. Facchetti: "Javier merita tutto questo"

Venerdì, 20 Marzo 2009 15:44:42

APPIANO GENTILE - Sono parole che arrivano dal cuore e colpiscono il cuore. Sono le parole di Gianfelice Facchetti. "Ci tengo a dire solo due cose. La prima è un pensiero che mi ripeteva spesso mio padre parlando di Javier, si sorprendeva di quanti pochi gol segnasse per tutte le occasioni che aveva, era stupito della quantità del gioco di questo ragazzo, della quantità di palloni che conquistava, tutte le volte che attraversava il campo con questa leggerezza comew se non ci fosse davanti nessuno, mio padre aveva sempre la percezione che potesse segnare molti più gol, da questi venti in poi, visto che la strada è spianata, gli auguro, con tutto il cuore, di segnarne molti di più".
"Il secondo pensiero - continua Gianfelice Facchetti - riguarda la storia di Javier, rispetto a quello che è stato il suo legame con l'Inter, un ricordo che posso condividere con tanti. Mi ricordo anni fa, quando per l'Inter era difficile costruire qualcosa per tutoi gli ostacoli che c'erano intorno che tutti noi conosciamo, e chi li ha vissuti da vicino isa di che cosa parliamo. Ecco, ricordo una cosa molto semplice e molto fastidicosa credo soprattutto per chi la viveva dal campo: il coro "non vincete mai" cantato dai tifosi avversari. Me ne ricordo uno in particolare, un Messina-Inter di fine campionato, una squadra per altro sappiamo tutti che tipo di agganci avesse con un tipo di sistema, immaginavo il tipo di rabbia che un giocatore serio potesse avere nell'ascoltarlo. Un giocatore che stava dando l'anima da anni per questa squadra e per questi colori che stava cercando di rilanciare in alto la storia. Immagino cosa significase pe rlui sentire soltanto quel coro anche se magari poi ce ne sono di peggiori. Ma quando poi finalmentre il vento è cambiato a favore, penso che la persona che poiu di tutti debba prendersi il merirto e sentirsi soddisfatto delle vittorie attuali e di quello che l'Inter si è riconquistata sia proprio Javier Zanetti. Perchè lui c'è sempre stato, perchè ha sempre avuito quella voglia di riscatto quasi infantile, pura. Questo stare sempre lì, il coraggio di esserci sempre anche quando le cose non andavano bene. Le sirene cantino e suonino per tutti, non si è mai parlato di quante offerte abbia ricevuto Javier Zanetti in carriera per andare verso altro lidi, lui però, è sempre rimasto qui, fedele ai colori nerazzurri e alla storia dell'Inter. Javier ha sempre dato tutto e questo i tifosi lo sanno bene, e sanno ancora meglio che tutto questo accade sempre silenziosamente, con la semplicità, in qualsiasi punto del campo si sia trovatop a giocare. Zanetti è sempre lì, corre, se c'è da dire qualcosa lo fa sepre con un senso della misura che a volte è paradossale, quando magari ci sono circostante nelle quali serve davveroi arrabiarsi. Questo credo sia il merito più grande di Zanetti: aver avuito il coraggio di restare sempre all'Inter con tutto quello che accadeva, con la convinzione che le cose, prima o poi, sarebbero cambiate. Lui è, sicuramente, una bandiera dell'Inter di oggi, ma è certamente anche una delle bandiere dell'Inter di sempre perchè ha attraversato quindici anni di storia con una classe e un coraggio che solo i grandi uomini hanno. E Zanetti è uno di questi".

http://www.inter.it/aas/news/reader?N=44122&L=it&IDINI=44130
 
Top
rifondarolo87_aka_Flavio
view post Posted on 21/3/2009, 09:01




grande capitan zanetti :)
 
Top
Soso.
view post Posted on 21/3/2009, 21:19




CITAZIONE (rifondarolo87_aka_Flavio @ 21/3/2009, 09:01)
grande capitan zanetti :)

:)
 
Top
Soso.
view post Posted on 16/4/2009, 17:00




Inter Club: in Cina con l'Inter nel cuore

Sabato, 11 Aprile 2009 17:50:25

PECHINO - L'IC Pechino, il primo sodalizio nerazzurro ufficiale della Repubblica Popolare Cinese, nasce nel 2006 da un gruppo di tifosi italiani e cinesi accomunati dalla passione nerazzurra. I soci, due terzi dei quali sono cittadini cinesi, si riuniscono regolarmente nella capitale e nella limitrofa Tianjin per assistere insieme alle partite della squadra del cuore, cementando un'amicizia che va ben oltre la pura passione calcistica. Il logo del Club, un dragone nerazzurro, così come il nome - dove la dicitura italiana "Pechino" è' stata volutamente preferita alla più internazionale "Beijing" - sottolineano la natura internazionale e multiculturale del Club, un luogo reale e virtuale di aggregazione dove le barriere linguistiche e culturali vengono superate in nome dello sport e dell'amicizia fra i popoli.
Giunti al terzo anno di vita del Club, il numero di soci è oramai quasi raddoppiato, e le sottoscrizioni si allargano a tutto il territorio cinese: non più solo Pechino e Tianjin, ma anche Hangzhou, Shanghai, Harbin, Chongqing e ovviamente Milano. I soci italiani, per la maggior parte espatriati residenti più o meno stabilmente in Cina, trovano nei tifosi cinesi dei compagni altrettanto appassionati, e lo stesso Consiglio Direttivo vede la compartecipazione di tifosi di entrambe le nazionalità, onde favorire al massimo lo scambio culturale.
Le fotografie sono state scattate il 28 marzo u.s. in occasione dell'inaugurazione dell'InterStore di Pechino, il primo della Capitale cinese, situato all'interno del centro commerciale Solana nel cuore del distretto di Chaoyang. L'inaugurazione ha visto la partecipazione di giocatori presenti e passati ed alti esponenti del management dell'Inter, nonché di una folta schiera di tifosi intervenuti da ogni parte della Cina.
La rappresentanza dell'Inter Club Pechino era composta da Wang Haitao, Wang Ting, Kalong, Zhu Zhijie, Lao Hao, He Yue, Adele Vitale, Wu Minghui, Deng Dali, Xu Xiaofan.

Foto: http://www.inter.it/aas/img/115533.jpg

http://www.inter.it/aas/img/115535.jpg


http://www.inter.it/aas/news/reader?N=44315&L=it&CAT=10







 
Top
Kohlhaas
view post Posted on 16/4/2009, 22:20




Soso, abbiamo trovato un punto in comune: sono anch'io interista! :D
 
Top
rifondarolo87_aka_Flavio
view post Posted on 17/4/2009, 08:31




bella la bandiera col dragone... appena mi capita di fare un salto a pechino la prendo XD
 
Top
Soso.
view post Posted on 17/4/2009, 22:35




CITAZIONE (Kohlhaas @ 16/4/2009, 23:20)
Soso, abbiamo trovato un punto in comune: sono anch'io interista! :D

Troschista e milanista sarebbe stato davvero troppo :D


CITAZIONE (rifondarolo87_aka_Flavio @ 17/4/2009, 09:31)
bella la bandiera col dragone... appena mi capita di fare un salto a pechino la prendo XD

Eh si un salto in giornata :D
 
Top
Kohlhaas
view post Posted on 18/4/2009, 00:14




CITAZIONE
Troschista e milanista sarebbe stato davvero troppo

ahah. :D :D :D cmq come ho spiegato nell'altro post non ho ancora una 'fede' politica ma sto leggendo molto per avere una mia teoria politica.
 
Top
Soso.
view post Posted on 22/4/2009, 18:26




Orgoglio nero e azzurro

di Roberto Duiz

su Il Manifesto del 21/04/2009


Il pareggio dell'Inter contro la Juventus a Torino spegne ogni residua illusione bianconera di riaggancio e, di conseguenza, ribadisce l'inattaccabilità del primato nerazzurro. Ma, ciò constatato, non è su questo che segue dibattito sui demeriti degli uni e sui meriti degli altri e così via. Lo strascico più vistoso di un confronto che per tradizione non si esaurisce col fischio di chiusura si chiama Mario Balotelli. Non ha ancora 19 anni, ma già numeri da fuoriclasse che gli valgono il soprannome di SuperMario. Ha la pelle nera e la cittadinanza italiana, come il nome, perché qui è nato (a Palermo, figlio di emigranti ghanesi) e cresciuto (adottato a tre anni da una famiglia di Brescia). Altri segni particolari sono un caratterino esuberante e l'incedere un po' bullesco, cosa che raramente lo rende simpatico a chi ci gioca contro. Cosicché gli avversari più navigati sono soliti provocarlo, stimolandolo a dar fuori di testa e farsi espellere, più che tentando di intimorirlo, impresa considerata impossibile. E fin qui ci può anche stare. In fondo il calcio, si sa, non è sport da boy scout. Non ci sta, però, che dagli spalti si levino cori razzisti. A SuperMario non è la prima volta che capita di subire quegli insopportabili «buuuh», perché questa insana abitudine (che definire «idiozia» è riduttivo e insanamente quasi assolutorio) è assai diffusa negli stadi italiani ma non solo. Però sabato sera, a Torino, quel tipo di gazzarra si è manifestata in modo più eclatante di altre volte e, come un mefitico contagio, dalla curva degli ultrà ha preso a rimbalzare tra diversi settori dello stadio, con ululati intercalati da slogan che non vale la pena divulgare, perché vista l'aria che tira (non solo negli stadi, va sottolineato), anziché come cattivi esempi molti potrebbero prenderli come spunti da sviluppare. Balotelli, secondo propria indole, non si è fatto intimorire e quando gli è capitata la palla buona l'ha messa dentro senza esitare, dando il vantaggio all'Inter. Dicono gli avversari che facesse il cattivello a gioco fermo, quando l'arbitro era rivolto altrove. Mourinho, dal canto suo, dice di averlo sostituito a un certo punto perché gli juventini in campo continuavano a provocarlo. Il che, mixato coi cori dagli spalti rischiava di produrre un cocktail nervoso esplosivo per il suo baby-fenomeno, fino a lì capace di far perdere il controllo al bianconero Thiago, espulso per doppio fallo di quelli detti «di frustrazione» (il secondo dei quali su di lui), ma di mantenere il proprio.
Massimo Moratti, che tra tutti i presidenti è il più papà, non c'era, ma ha visto la partita e sentito la colonna sonora. Poi ha ascoltato «certi commenti televisivi», come li ha definiti lui senza fare i nomi degli interpreti, e infine è sbottato. «Se fossi stato allo stadio - ha detto - sarei sceso in campo e avrei ritirato la squadra». Peccato che non ci sia stato. Un gesto del genere avrebbe creato certo uno choc, ma anche assunto una valenza esemplare e dato una scossa a quella sorta di torpore preoccupante che Moratti riconduce ai termini più appropriati: «assuefazione al razzismo».
Giustamente il patron interista non sorvola su un «caso» che molti archivierebbero volentieri sotto la voce «sfottò», magari un po' eccessivo, pure antipatico ma sostanzialmente innocuo. Sull'argomento, Platini, presidente dell'Uefa, è tutt'altro che morbido e da tempo invoca misure più severe per punire le escandescenze razziste negli stadi, dando licenza all'arbitro di interrompere le partite ogni qualvolta si manifestino. Potere ancora negato in Italia a chi deve salvaguardare la regolarità del gioco. Il quale può solo prendere nota e compilare referti, in seguito ai quali si penalizzano le società con multe ridicole. Chi non è incline a sminuire il problema (non solo estetico) posto dagli imitatori del verso della scimmia ogni qualvolta un ragazzo di colore ha il pallone tra i piedi, invoca anche multe ben più salate delle attuali, squalifiche dello stadio in cui le gazzarre vanno in scena, penalizzazioni di punti e quant'altro possa contribuire a mettere la sordina ai cori osceni e a stimolare le società a spargere semi di civiltà sulle loro tifoserie. Ieri il giudice sportivo ha anticipato di 24 ore il proprio lavoro, condannando la Juventus a giocare la prossima partita casalinga a porte chiuse «per la gravità del fatto e per la pervicace reiterazione di tali deplorevoli comportamenti, che nulla hanno a che vedere con la passione sportiva».
Tra gli slogan dedicati a SuperMario ce n'è uno che magari è meno virulento degli altri ma più di tutti mortifica il civile buon senso. Rimpalla da un po' anche tra siti Internet e recita così: «Non ci sono negri italiani». A chi ci si identifica basterebbe far vedere e rivedere a sfinimento, come in un «trattamento» alla Arancia meccanica, la foto della nazionale francese campione del mondo del '98, in cui più della metà erano ragazzi di colore. Balotelli non è il primo colored italiano a vestire l'azzurro (Under 21 nel suo caso), prima c'erano già stati Ferrari e Liverani. Di lui però si parla molto di un approdo alla nazionale maggiore, in vista del Mondiale in Sudafrica dell'anno prossimo. Alla luce del suo caratterino, che anche Mourinho fa fatica a incanalare in traiettorie proficue per lui e per la squadra intera, Lippi, già alle prese con la spina-Cassano, non si pronuncia ancora ma lo osserva di sottecchi. Diventasse un emblema di una lotta davvero seria al razzismo negli stadi, avrebbe una ragione in più per smussare qualche spigolo caratteriale e gli azzurri si ritroverebbero in organico una potenziale star del prossimo Mondiale. Un Eusebio, o anche «solo» un Drogba italiano, finalmente.

http://www.esserecomunisti.it/index.aspx?m...DArticolo=28761
 
Top
Soso.
view post Posted on 4/5/2009, 15:36





Una delle più belle conferenze stampa di Mourinho.



Mourinho: "Al Milan e ad Ambrosini dico... "

Giovedì, 30 Aprile 2009 14:46:52

APPIANO GENTILE - Dopodomani è la sera di Inter-Lazio, gara valida per l'anticipo della 34^ giornata in programma allo stadio "Giuseppe Maeazza" in San Siro a Milano (ore 20.30).

Inter.it vi offre la versione integrale delle dichiarazioni dell'allenatore nerazzurro.

Mourinho: Sulley Muntari sarà disponibile per la partita di sabato sera contro la Lazio?
"Penso di sì. Oggi si è allenato interamente con il gruppo e non ha avuto nessuna reazione negativa".

A proposito di quello che è stato scritto in questi giorni su una teorica rimonta sul Milan...
"Ha detto bene, teorica... ".

Da domenica, l'ambiente rossonero ha fatto sapere che senza quel gol di mano di Adriano il Milan sarebbe a un punto di distacco...
"Senza quel gol... ci sarebbero tante cose che potrebbero avere un numero diverso. È capitato che gli allenatori abbiano sbagliato, che i giocatori abbiano sbagliato e anche che l'abbiano fatto gli arbitri, e per parlare in un modo onesto si dovrebbe parlare di tutto e non solo di quello che conviene a ognuno di noi. Non voglio più esprimermi con il tipo di vocabolario che ho utilizzato qualche tempo fa perchè sembrava che una bomba atomica si stesse abbattendo sul'Italia. Non voglio farlo più, però, voglio parlare di tutto, e mi sembra che sia giusto che si parli di un gol che per qualcuno è stato dubbio, ma allora si deve parlare anche di quanti punti sono stati vinti grazie a rigori non regolari, del fatto che quel derby poteva anche finire 2, 3 o 4 a zero se quando il risultato era sul 2-0 il Milan fosse rimasto 40 minuti della partita in dieci uomini, si deve parlare del derby di andata quando il Milan ha vinto 1-0 con l'azione del gol che è iniziata con un fuorigioco. Insomma, si dovrebbe parlare anche di tante altre cose. Io preferisco non parlare perchè se lo faccio devo parlare di tante e tante altre cose ancora, ma non ne vale la pena. In un campionato con errori umani il migliore vince sempre, dobbiamo solo aspettare un poco di più, ma manca poco".

Il centrocampista del Milan, Massimo Ambrosini, ha dichiarato la sua speranza: che José Mourinho debba pentirsi di aver detto che il Milan resterà con 'zero titoli' stagionali. Si è pentito di aver usato certe espressioni?
"No, non sono pentito. Però, se al termine del campionato mi sarò sbagliato, sono abbastanza uomo per chiedere scusa al Milan. Allora non lavorando ancora in Italia, ma nella mia memoria sportiva è rimasto impresso Ambrosini che, festeggiando la vittoria in Champions League, ha insultato dieci milioni di interisti. Sono passati tanti anni e non l'ho mai visto chiedere scusa. Lui è un giocatore carismatico, che tante volte è andato in campo con la fascia di capitano di una grande società quale è il Milan, e non l'ho mai visto chiedere scusa ai tifosi dell'Inter. Per questo credo che non abbia abbastanza qualità morale per parlare in questo modo. Però, come ho appena detto, chiederò scusa se il Milan dovesse vincere il campionato. Questa è una ipotesi teorico-pratica: teorica perchè è difficile, pratica perchè la matematica è molto obiettiva e lo permette. L'ho già fatto quando ho perso il campionato contro il Manchester United in Inghilterra, non sarebbe un problema farlo qui in Italia. E come è nella mia memoria quello che ha fatto Ambrosini, è nella mia memoria quello che ha fatto Eto'o dopo una partita contro il Real Madrid: lui insultò i tifosi del Real Madrid e solo 24 ore dopo, da grande uomo, ha chiesto scusa spiegando che la sua era stata una reazione emotiva al momento e dicendo loro che li rispettava. Invece Ambrosini, un giocatore carismatico, che spesso è capitano di una grande istituzione come il Milan quando non gioca Paolo Maldini, non ha mai chiesto scusa agli interisti dei quali un grande numero abitano nella sua stessa città".

http://www.inter.it/aas/news/reader?N=44516&L=it&IDINI=44521



Mourinho: "Ricordo solo le date vincenti"

Giovedì, 30 Aprile 2009 15:42:30

APPIANO GENTILE - Questa la seconda sintesi della conferenza stampa di José Mourinho nel giorno di antivigilia di Inter-Lazio, gara valida per l'anticipo della 34a giornata della Serie A Tim 2008-'09 in programma allo stadio "Giuseppe Meazza" in San Siro a Milano (ore 20.30).

Le squalifiche di Mario Balotelli e Dejan Stankovic disturbano i piani tattici della partita in programma sabato sera?
"In questo periodo Balotelli stava giocando molto bene ed è diventato un calciatore che provocava molti squlibri nella struttura di gioco degli avversari. È un peccato che non possa giocare questa partita, ma nel campionato le squalifiche arrivano e non vedo la sua assenza di sabato come un dramma perchè questo significa che non ci saranno pericoli di squalifica nelle prossime quattro partite. Mario si era adattato molto bene al nostro modo di giocare. Così aveva fatto anche Stankovic, un calciatore molto importante per noi soprattutto quando giochiamo con il rombo a centrocampo perchè è l'uomo che abbiamo utilizzato di più dietro le punte. Per questo motivo, se non abbiamo ali e non abbiamo un gioocatore che può giocare dietro le punte, e considerato anche il fatto che Jimenez sarà convocato ma ho ancora qualche dubbio dulla sua tenuta altletica per 90 minuti, è possibile sia necessario cambiare e giocare nè con il rombo nè con le ali".

In questi giorni viene ricordata spesso la data del 5 maggio giorno nella quale l'Inter perse lo scudetto proprio contro la Lazio...
"Mi ricordo del 1° di maggio, del 25 aprile, che per voi italiani ha un significato e per noi portoghesi ne ha un altro, mi ricordo il 25 dicembre e il 26 gennaio, giorno del mio compleanno, il 4 novembre e il 2 di febbraio, ma non capisco il significato del 5 maggio. Non sono un esperto di date, però nelle date che mi ricordo, non c'è il 5 maggio e credo che l'Inter, se deve proprio ricordare qualche data in particolare, deve farlo con quella nella quale ha conquistato il 16° scudetto. Il 18 maggio, infatti, è molto più importante del 5 dello stesso mese. Il 5 maggio sarà importante per la Juventus che quell'anno ha vinto lo scudetto, non certo per l'Inter. Io la penso in questo modo. Se voi mi chiedete le date dei giorni più brutti della mia vita, e tutti ne hanno di molto tristi, vi posso assicurare che non me ne ricordo. Ho un ricordo delle persone che ho perso e sono importanti nella mia vita, ma è un ricordo positivo. Ma se voi mi chiedete la data nella quale è morta una persona importante della mia vita, io non la so e non voglio neanche ricordarla. L'Inter deve ricordarsi i suoi momenti belli, non necessariamente il 5 maggio. Se mi chiedete quando ho vinto la Champions League con il Porto ve lo dico, ma non certo qual è stato il giorno nel quale ho perso le semifinali di Champions Legaue ai rigori. È semplicemente un modo diverso di pensare le cose. Se la data del 5 maggio viene strumentalizzata? Secondo me sì, non posso pensare che il mondo interista sia pessimista, che preferisce ricordare i momenti brutti e non quelli belli, sicuramente tra i tifosi interisti ci sarà qualcuno che la pensa in questo modo, ma sono altrattanto certo che il popolo interista pensi positivo, ai momenti belli arrivati e quelli che possono arrivare. Vi prometto che ricorderò per sempre il giorno in cui vinceremo lo scudetto, non mi interessa la fobia del 5 maggio e quando in futuro qualcuno mi ripeterà ancora questa data, gli risponderò ricordandogli io quella nella quale ho vinto con l'Inter lo scudetto. Io la penso così, per me il 5 maggio non significa nulla".


Quali sono le cose che la fanno essere ottimista per questo finale di stagione?

"Il fatto che non abbiamo bisogno di dipendere da nessuno o di essere preoccupati dai risultati di Milan e Juventus, di un rigore dato o non dato. Dobbiamo pensare solo a noi e questo è un grande privilegio, avere 7 punti di vantaggio è importante, aumentano la convinzione dei propri mezzi. Mi da' fiducia la squadra: contro il Palrmo ad esempio abbiamo giocato uno dei più bei primi tempi della stagione. E quel giorno ci hanno concesso un rigore su due che c'erano, quindici giorni dopo, secondo tempo, al Milan contro il Palermo sono stati dati due rigori inesistenti, poi però abbiamo fatto un brutto secondo tempo e abbiamo perso i due punti. Dopo siamo andati a Torino dove abbiamo disputato, secondo me, la gara più completa di tutta la stagione, questo non è stato sufficiente per vincere perchè il calcio è così ma nei 90' di gioco la squadra ha fatto una gara grandissima, poi abbiamo la sfida contro la Sampdoria in Tim Cup: siamo usciti dalla Coppa, ma i ragazzi hanno fatto una partita con grandissimo cuore, spirito ed empatia con i tifosi. È arrivata poi la gara contro il Napoli, sempre veramente difficile, nella quale ci poteva stare di perdere due o tre punti. È capitato che ne abbiamo persi tre, anche se io credo che meritassimo almeno di pareggiare, ma questo è il calcio. Però non posso parlare di momento difficile e drammatico nel quale la squadra non gioca e non lavora, non abbiamo nessun problema. Questa dei 7 punti, poi, è una storia curiosa perchè abbiamo avuto questo distacco da chi ci inseguiva per mesi, poi siamo arrivati a 10 per una o due settimane, ma il vantaggio è stato sempre tra i 5 e i 7 punti, ora mancano solo cinque partite e abbiamo ancora quel distacco dalle inseguitrici e tutti parlano della storia del 15 maggio (ndr.: sorride). Se guardiamo ad esempio gli altri campionati europei, nessuna squadra ha un vantaggio simile, se escludiamo il campionato olandese e cipriota dove due squadre sono già campioni. Per la Az in Olanda sono molto contento perchè conosco l'allenatore che è molto, molto bravo. In Inghiltetrra, tra la prima e le inseguitrici, c'è un distacco di tre punti, in Spagna di quattro ma c'è ancora lo scontro diretto tra prima e seconda da giocare, In Germania tre squadre sono molto vicine e tutte possono diventare campioni, In Francia per la prima volta dopo tanti anni, c'è la possibilità che il Lione non vinca il titolo, in Portogallo ci sono quattro punti di differenza. Probabilmente per trovare un distacco come quello che c'è in Italia tra la prima e le seconda, dobbiamo andare a vedere la classifica del campionato paraguaiano...come ho appena detto anche a Cipro c'è già una squadra campione e sono molto felice perchè in questa squadra giocano alcuni portoghesi, e qualcuno è stato anche mio calciatore. Noi abbiamo 7 punti di vantaggio sulla seconda e parliamo di 25 maggio (ndr.: sorride)".

C'è qualche problema nella squadra a livello mentale visto che i suoi ragazzi si sono fatti raggiungere contro Palermo e Juventus. Potrebbe esserci stato un calo di tensione?

"Ma che calo di tensione. Si può dire che abbiamo sbagliato nella gara contro il Palermo, ma contro la Juve di certo no. Tu parli di cali di tensione contro la Juventus in un momento nel quale Buffon ha fatto due grandi parate sui tiri di Stankovic e Cruz e nel quale forse c'era anche un rigore su Ibrahimovic. Dopo abbiamo preso gol su palla inattiva, cosa che può succedere 10 contro 9, 10 contro 5, e comunque quando nessuno se lo aspetta. Forse avremmo commesso un piccolo errore, però non si può parlare di calo di tensione. La gara contro il Napoli è stata una partita nella quale nessuna delle due squadre ha fatto tanto per vincere probabilmente sarebbe stato giusto un pareggio, hanno conquistato loro i tre punti come è successo a noi a Udine, dove ci è arrivato un gol dal cielo e abbiamo vinto una partita nella quale era più giusto un pareggio. Come si dice in Portogallo, anche qui siamo in un paese 'resultatista', un paese nel quale conta il risultato. Prima di fare il commento della partita, devi conoscerlo. Prendiamo ad esempio Juventus-Inter: uno scrive tutto il suo commento e all'ultimo minuto i bianconeri segnano il gol del pareggio, allora si cancella quello che è stato scritto e si riscrive il pezzo. Probabilmente qualcuno, a dieci miunuti dalla fine di quella gara, aveva già scritto che l'Inter era fantastica, che aveva 12 punti sulla seconda e che aveva già vinto il campionato. Dopo il pareggio della Juventus: Inter tutto male, atteggiamento negativo, l'Inter non ha giocato bene la partita, per quello dico che siamo 'resultatisti'. Dopo la partita con l'Udinese erano tutti felici, e io ho ricevuto qualche sms sul mio telefono di persone che mi facevano i complimenti, io ero solo felice per i tre punti, non per la gara. Dopo la sfida contro il Napoli non ho ricevuto nessun messaggio. Se erano sms inviati da giornalisti? I loro numeri non sono nel mio telefono. Capisco che il risultato conti molto, ma non si può vivere solo di quello".

http://www.inter.it/aas/news/reader?N=44526&L=it&IDINI=44533

Mourinho: "Motivazioni forti"

Giovedì, 30 Aprile 2009 16:22:52

APPIANO GENTILE - Questa la terza e ultima sintesi della conferenza di José Mourinho nel giorno dell'antivigilia di Inter-Lazio, gara valida per l'anticipo della 34^ giornata della Serie A Tim in programma sabato 2 maggio allo stadio "Giuseppe Meazza" in San Siro a Milano (ore 20.30).


Che cosa si aspetta da queste ultime cinque gare di campionato?
"Che il Milan vinca le partite che restano: giocando bene o giocando male, meritando o non meritando. E che l'Inter, invece, di queste ultime 5 gare ne vinca 3 o 4 e pareggi quelle che restano".

Che cosa si aspetta dalla squadra? È il momento nel quale attende un salto di qualità per evitare di arrivare a giocarsi il titolo nell'ultima partita di campionato come accaduto l'anno scorso?
"Mi aspetto la normalità. E la normalità per questa squadra è vincere. Questa stagione, non abbiamo mai perso due partite consecutive e dopo una sconfitta è sempre arrivata una grandissima reazione. Dopo l'eliminazione contro il Manchester, ad esempio, tutti si aspettavano grandissimi problemi che non ci sono stati, la stessa cosa è accaduta dopo le sconfitte contro Atalanta, Milan e Sampdoria. La normalità per questa squadra è fare il proprio gioco in modo tranquillo e arrivare all'obiettivo principale che è lo scudetto. Ci mancano cinque gare e per noi arrivarci non sarà un problema".

Quindi non ci sarà il problema dell'anno passato quando lo scudetto si è vinto solo all'ultima giornata?
"No, no. Se dovesse finire come lo scorso anno per me sarebbe perfetto. Non ci sarà nessun problema, il mio cuore è preparato per grandi emozioni. Vincere con 10 punti di vantaggio, con 7 o con 5, o all'ultima partita, è esattamente la stessa cosa. Se poi tu mi chiedi se io mi aspetto una cosa del genere anche quest'anno, allora posso risponderti di no. Ovviamente, rispetto gli avversari che avremo di fronte perchè tutti hanno qualità e obiettivi e nessuno ha voglia di regalare niente. Solo qualche rigore si regala... Ma tra le squadre non si regala nulla, per questo non mi aspetto che per noi le partite contro Lazio, Chievo e Siena siano facili. Però, spero di vincere lo scudetto contro il Siena".

Che tipo di Lazio si aspetta sabato sera?
"Mi aspetto la normalità e la normalità è qualità. Loro hanno avuto un momento difficile nel quale hanno perso tanti punti, però sono una squadra che mi piace con tanti giocatori che mi piacciono. Hanno un modo di giocare che apprezzo e il loro allenatore è bravo. Forse, in questo momento, la grande sfida della Lazio sarà vincere in casa propria la Tim Cup, cosi da riuscire a conquistare un titolo e la conseguente qualificazione in Europa. Ma l'allenatore e i giocatori della Lazio sono persone oneste, che vogliono giocare bene e che hanno un proprio orgoglio. Come noi, anche loro vogliono vincere sempre e verranno a San Siro per giocare la propria gara senza regalare nulla a nessuno. Per questa ragione mi aspetto una partita molto difficile: la Lazio gioca per l'orgoglio, per i tre punti e perchè sono grandi professionisti, noi giochiamo per tutte queste ragioni, ma anche per le tre vittorie che ci mancano per conquistare il titolo. La nostra motivazione, sicuramente, è molto forte".

La squadra a Napoli ha giocato per vincere o si è accontentata del pareggio? Ha sentito le dichiarazioni di Massimo Moratti all'indomani della partita?
"L'Inter a Napoli è entrata in campo per vincere, lo dimostra la grande parata che Navarro ha fatto nel primo minuto della gara. Durante la partita è stato difficile fare di più. Un campionato è fatto di vittorie, sconfitte e pareggi: noi ne abbiamo perse e pareggiate alcune, ma se siamo primi è perchè ne abbiamo vinte tante. Per quanto riguarda le parole del presidente, come sapete, non le commento mai".

Come mai nelle ultime gare ha utilizzato meno Davide Santon?
"Santon è un giocatore importante per la squadra, però io penso anche a un suo futuro in questa società e mi è sembrato che, in un momento ben determinato della sua crescita, abbia avuto un periodo meno positivo. Non mi è piaciuto tanto in campo e non mi è piaciuto tanto in allenamento. Credo che, per un giocatore così giovane, sia importante capire che in questa vita non ci siano solo cose positive, non può pensare di essere arrivato ad un obiettivo e di conseguenza di poter cambiare il suo modo di pensare e di lavorare. Penso sia importante per lui questo messaggio che sta ricevendo in questo momento. È anche vero che ci può stare un piccolo calo fisico e psicologico: ha vissuto, infatti, tre mesi di grande intensità giocando sempre 90 minuti in gare difficili psicologicamente da affrontare come quelle contro il Manchester United e il Milan. Poi anche io pensavo che, sulla fascia destra, potesse dare alla squadra un pò di quelle cose che avevamo con Maicon: lui però era adattatissimo a giocare a sinistra dove ci sono degli automatismi diversi, e quando è entrato a destra gli mancava un pò la profondità e il gioco che noi vogliamo sulla quella corsia, diverso da quello che facciamo a a sinistra. Quindi, arrivata la partita contro la Juventus, mi è sembrata fondamentale la presenza di Zanetti per contrastare il gioco tra le linee di Nedved e Del Piero. Questo perchè Zanetti è un giocatore con più capacità tecniche per ricoprire quel ruolo, visto che a Davide tatticamente ancora qualcosa manca. Ho inserito Zanetti e abbiamo giocato molto bene: a quel punto è subentrata la vecchia storia che una squadra che gioca molto bene non si tocca e questo è il motivo per il quale, dopo la gara di Torino, ho deciso di non cambiare nuovamente l'undici iniziale".

Qualcuno sostiene che Ibrahimovic abbia qualche perplessità sul gioco dell'Inter...
"Ti spiego una cosa: durante l'anno abbiamo giocato una cinquantina di partita e circa mille partitelle in allenamento. Sai quante volte ho visto Ibra soddisfatto? Solo quando le vinceva. Se, ad esempio, non vince una partitella 4 contro 4 è colpa dell'arbitro, del portiere, dell'erba, della palla un pò sgonfia, della telecamera di Inter Channel che è dietro la porta, del sole che stava un pò basso... Se vince invece non si lamenta. Lo fa dopo la sconfitta con il Napoli, dopo l'eliminazione dalla Champions League o in Coppa Italia. E a me piace tanto che Ibra sia così. A dirti la verità l'altro giorno ero arrabiato con Toldo perchè ha perso la partitella con la sua squadra, una sfida che si concludeva con la vittoria di chi segnava per primo. Francesco ha fatto un errore, la sua squadra ha perso e lui sorrideva e io mi sono arrabbiato con lui perchè anche in partitella non mi piace che un giocatores sbagli, perda e rida. Toldo mi ha spiegato che l'aveva fatto per creare un buon clima nel gruppo e io gli ho risposto che questo si fa quando la partitella si vince e non quando si perde. E stiamo parlando di un giocatore che ha 36 anni e ha una grandissima maturità. Ibra se non vince non è felice e, per questo motivo, può dire tutto quello che vuole, perchè le sue parole sono la conseguenza della sconfitta e, in questo caso, una persona che si arrabbia dimostra di avere ambizione perchè è un vincente. In quei casi può anche criticare l'allenatore, puoi dire tutto perchè le parole sono conseguenza di un'arrabbiatura che deriva da una sconfitta e credo che anche per questo vincerà uno scudetto in più e forse la classifica dei marcatori".

Se lei fosse seduto sulla panchina di una squadra con sette punti di svantaggio dalla prima in classifica a sette giornate dalla fine dichiarerebbe di credere nello scudetto?
"Crederei di vincere cinque partite. Se penserei allo scudetto? Chissà, il gioco psicologico è possibile: parlare per motivare i propri giocatori. Non saprei, però sarei convinto di vincere le mie cinque partite e, da qui alla fine secondo statistica, di avere tre-quattro rigori in più".

Continua a pensare che il Milan termini la stagione con zero titoli?
"Si, io continuo a pensarlo".

Crede che il Milan possa superare il record di rigori concessi a una stessa squadra in campionato?
"Qual è il record?".

Ne hanno concessi 12 al Milan, e il record è 18.
"Questo sarebbe... è troppo, è troppo. Ma con uno a partita, chissà, chissà, chissà".


http://www.inter.it/aas/news/reader?N=44520&L=it
 
Top
Soso.
view post Posted on 17/5/2009, 14:40




Aspettando i video della festa di ieri, godiamoci quelli dell'anno scorso, tanto vinciamo sempre noi




https://www.youtube.com/watch?v=OaTwxf2m_wQ&NR=1
 
Top
10 replies since 20/3/2009, 19:15   217 views
  Share