Manca ancora qualche aggiornamento, ma i dati del tesseramento del 2009 che allego a questo post possono essere considerati definitivi.
Come vedete gli iscritti sono 46449, pari al 65% dell’anno precedente.
Si tratta di un arretramento pesante che avevamo ampiamente previsto nella assemblea nazionale di Caserta il 7 e 8 novembre dello scorso anno.
E’ importante fare una riflessione su questo dato e io cercherò di farla, seppur brevemente. Prima però vorrei mettere in rilievo un fatto: siamo rimasti l’unico Partito che espone pubblicamente, su un quotidiano, il numero dei propri iscritti. Non sarebbe male che ciò venisse fatto da tutti, in particolare da quei partiti che, agitando il tema della lotta alla partitocrazia, da quando sono nati non hanno mai fatto un congresso e non hanno mai reso trasparente la propria situazione organizzativa.
Quali sono le cause del nostro arretramento? Si tratta di cause molteplici, tre delle quali mi paiono quelle principali.
La prima consiste in una crisi generale della politica ed in particolare di quella politica che si esprime attraverso l’adesione ad un partito. E’ un fatto che riguarda tutte le forze politiche. Per fronteggiare questa situazione credo che per noi comunisti sia necessario cambiare radicalmente la nostra struttura organizzativa, il modo di fare politica, gli strumenti e i luoghi che utilizziamo. Senza una revisione profonda di tutto ciò il calo delle adesioni è destinato ad aumentare.
A partire dai nostri Circoli e dalle nostre Federazioni il messaggio che dobbiamo dare è quello dell’apertura, dell’accoglienza. Vanno pertanto trasformati i luoghi della politica, nei quali non soltanto si fanno riunioni, ma si organizzano anche momenti di socialità: cene di autofinanziamento, corsi di lingua per i migranti, costituzione dei Gap e delle casse di resistenza. Senza dimenticare un lavoro che in questi anni abbiamo un po’ trascurato:
la formazione e il dibattito sulle grandi questione teoriche, storiche e internazionali. Perché se è vero che il giovane che si avvicina a Rifondazione comunista diffida giustamente di dogmatiche certezze, è altrettanto vero che vuole discutere “in profondità” i problemi che vive.
La seconda causa della flessione è stata sicuramente la scissione che si è prodotta dopo il congresso di Chianciano. I 25.000 iscritti che mancano rispetto al 2008 non si sono certamente tutti “trasferiti” in Sinistra, Ecologia e Libertà, ma con ogni probabilità la maggioranza di essi non si è iscritta a nessun partito. Questo distacco ha sicuramente a che fare con i disastri prodotti a sinistra negli ultimi vent’anni: scissioni e ancora scissioni. Il risultato concreto che esse hanno prodotto è che ogni volta una parte dei nostri compagni “torna a casa” deluso da personalismi e divisioni. Senza invertire questa tendenza alla divisione non vi è nessuna speranza di riacquistare un minimo di credibilità. Ecco perché è importante, come ha deciso l’ultimo Comitato politico nazionale, costruire rapidamente la Federazione della Sinistra, prima tappa di un processo di ricomposizione a sinistra dopo venti anni di divisioni. Parallelamente a ciò va lanciata subito una offensiva unitaria nei confronti di Sinistra Ecologia e Libertà. I progetti per il momento sono diversi, ma sono tante le lotte che possiamo fare assieme se accantoniamo le “beghe dei piccoli orticelli”: raccolta di firme per il referendum sull’acqua;
sostegno al mondo del lavoro; lotta al razzismo e a tutte le forme di discriminazione; difesa della Costituzione e dei valori della Resistenza. E’ poco? Non mi pare!
La terza causa risiede nel crollo di credibilità che abbiamo subìto con la partecipazione al governo Prodi (2006-2008) e il conseguente esperimento della Sinistra Arcobaleno. Il discorso è semplice: quando governa la destra si sviluppa nel nostro elettorato una spinta fortissima all’unità e se ci presentiamo uniti alle forze del centrosinistra veniamo premiati (i migliori risultati li abbiamo avuti nel 1996 e nel 2006). Subito dopo, però, la coalizione va in crisi per le differenze profonde che convivono al suo interno. Sono gli effetti perversi del sistema maggioritario e bipolare che noi giustamente contrastiamo e che ha prodotti tanti danni a questo Paese, a partire da un incremento fortissimo dell’astensionismo.
Dobbiamo fare tesoro di queste esperienze negative, che ci hanno isolato dai nostri referenti sociali.
Ma qui e ora, con un governo Bossi-Berlusconi, è urgente e ineludibile il problema di unire le forze democratiche e della sinistra per sconfiggere la destra (che è tutt’altra cosa che stringere un accordo di Governo).
Sulla base di queste valutazioni e di queste proposte di lavoro che il Partito si è dato credo che sia possibile anche intraprendere un lavoro di ricostruzione del nostro partito e della sua capacità organizzativa.
L’obiettivo che possiamo darci è quello di completare il tesseramento del 2010 in concomitanza con la chiusura della Festa nazionale di Liberazione di settembre, per poi dedicare gli ultimi tre mesi dell’anno al recupero di vecchi iscritti e alla ricerca di nuove adesioni. I segnali che cominciano ad arrivare da alcuni territori dicono che ce la possiamo fare!
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