1989: Il falso carnaio di Timisoara

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Silovik
view post Posted on 12/7/2010, 10:30




1989: Il falso carnaio di Timisoara
:::: Giovanni Petrosillo :::: 6 luglio, 2010 ::::
Fonte: http://conflittiestrategie.splinder.com/po...a-a-cura-di-g-p

Sono trascorsi poco più di vent’anni dalla fantomatica rivoluzione rumena che travolse il regime comunista di Nicolae Ceauşescu, soltanto un tassello tra gli altri in quel mosaico eterogeneo di governi bloccati e autoritari che avevano costituito il Patto di Varsavia e dato vita all’Impero del socialismo reale. Ma mentre nel resto dell’est Europa il cupio dissolvi sarà quasi indolore (ovviamente non dal punto di vista economico e sociale), in Romania occorreranno sanguinosi moti di piazza, vendette sommarie e omicidi mirati, tutti “teleguidati” da una regia interna piuttosto scaltra e ben appoggiata dall’estero, per rovesciare Ceausescu e il suo ferreo potere durato più di trent’anni. Sul sito di geopolitica francese www.diploweb.it, in occasione del ventennale di quei fatti, è stato pubblicato un libro elettronico che contiene una serie di interventi molto interessanti per capire ciò che è realmente accaduto in quella nazione, nei tragici giorni della fine del 1989 e anche subito dopo, al di là di quanto raccontatoci dalla vulgata democraticistica e irriducibilmente antisovietica dei media occidentali e dei loro padroni politici

(http://www.diploweb.com/IMG/pdf/Roumanie_r...isitee.pdf_.pdf).

In particolare, vorrei segnalare due testi tra tutti, quello del giornalista di Liberation Marc Semo e quello del Direttore dell‘Istituto per l’investigazione dei crimini di guerra del comunismo in Romania Marius Oprea. Del primo traduco qui il pezzo perché mi sembra chiarificatore della capacità che hanno i mezzi main stream di truccare le notizie e di seppellirle nella dimenticanza, anche quando quest’ultime diventano storia e vengono clamorosamente smentite da rilevazioni e rivelazioni successive. Difatti, non mi pare che i media europei ed americani abbiano mai riparato alle menzogne dette sulla carneficina di Timisoara. Di quei morti disseppelliti da un vecchio cimitero e adeguatamente “ricollocati” per dare credito alla fandonia del genocidio compiuto dagli uomini di Ceausescu non si è più sentito parlare sulla stampa o alla televisione. Eppure, la presunta strage di Timosoara fu evento centrale della rivoluzione rumena, quello che diede il là allo sdegno popolare e alla rivolta generale. Un accadimento che, come si apprenderà in seguito, era stato fabbricato all’abbisogna per fomentare lo sdegno popolare e legittimare un colpo di stato. Il secondo documento, invece, si focalizza sulle figure che prenderanno il posto del vecchio potere colpito a morte nei suoi vertici apicali ma non nella sua struttura materiale. Queste oscure personalità, rifattasi una repentina verginità, pur provenendo dalle stesse file della Securitate e del Partito comunista rumeno, si innalzeranno agli occhi del mondo a liberatori della patria dal giogo della tirannide. Ma, come dice Oprea: “…ce qui s’est passé, s’analyse comme une montée des deuxième et troisième strates de la hiérarchie vers les places laissées vacantes dans les structures de la bureaucratie du Parti et de l’État, à la faveur de la mise à l’écart des fidèles de Ceauşescu”.Erano tali gli pseudo riformatori che avrebbero dovuto traghettare la Romania verso la democrazia. Si trattava solo di traditori al soldo delle potenze occidentali. Speculare “coazione a ripetere” molto di moda anche ai nostri giorni, della “storia ” di questo confuso presente che dal passato recupera sempre il peggio.

La falsa carneficina di Timisoara: la storia di un derapage mediatico di Marc Semo

Gli eventi di Timişoara furono il colpo di avvio “della rivoluzione rumena„, la sua parte più eroica e la più sconvolgente quando le prime manifestazioni di solidarietà con il pastore László Tőkés, minacciato di deportazione dalla Securitate iniziarono a prendere ampiezza. Dal sabato, 16 dicembre 1989, iniziarono ad avvampare i primi slogan “abbasso Ceauşescu! „. Ma gli eventi di Timişoara sono anche diventati nell’ immaginario collettivo, in particolare in occidente, il simbolo di una manipolazione mediatica, degli errori ed esagerazioni dei giornali come delle televisioni con le informazioni false, o fabbricate, sulle 4.630 morti, cifra così enorme e stranamente precisa diffusa fin dal il 19 dicembre 1989 da Radio Free Europa e da alcune agenzie di stampa dell’Est, in particolare Ungheresi e Iugoslave. La deriva sulla carneficina raggiungerà il suo apice il 22 dicembre quando, dopo l’ arrivo delle prime televisioni straniere a Timişoara le immagini dei piani stretti su una quindicina di vecchi cadaveri del cimitero dei poveri della città – corpi legati con un filo di ferro attorno ai piedi, un bambino sul ventre di sua madre, ecc. – faranno il giro di mondo, accreditando inizialmente questa menzogna su un’immensa carneficina. Fui fra i primi giornalisti occidentali da entrare nella città e così sono stato testimone e vittima di questa esaltazione mediatica. Mio malgrado. Nell’articolo inviato a caldo a Liberation, raccontavo la triste festa di una città martirizzata e infine liberata ma sempre sotto choc e non evocai che en passant questi cadaveri del cimitero, convinto che ci fossero certamente molte vittime ma che non si trattava della carneficina che tutti cercavano. A Parigi, il mio direttore di redazione fidandosi delle immagini dei cadaveri che passavano nel circuito delle reti televisive aggiunse all’inizio del mio articolo, come se io sguazzassi in mezzo ai corpi, la descrizione di una immensa carneficina con i suoi circa 5.000 cadaveri. Ritornerò su questo derapage del mio giornale. Ma vorrei prima tentare di analizzare come questa menzogna o questa manipolazione hanno potuto prendere corpo e come tutti i grandi mass media abbiano potuto essere così esagerati. C’era stata la guerra nell’ ex Iugoslavia ed avevamo visto che occorrevano giorni, o delle settimane, per esumare altrettanti corpi e che tale carneficina, se fosse stata realmente scoperta, avrebbe traumatizzato tutta la città. Ma all’epoca pochi tra noi beneficiavano di tale esperienza di genocidi. Una delle ipotesi sulla falsa carneficina di Timişoara è quella di una manipolazione nel quadro di un complotto/colpo di Stato che, attraverso la rivoluzione, ha rovesciato dittatura dei coniugi Ceauşescu. La notizia, come detto precedentemente, è inizialmente arrivata dalle agenzie dei paesi dell’est, apertamente favorevoli alla nuova situazione, come Tanjug o l’ agenzia di stampa ungherese. L’ idea, per farla semplice, sarebbe stata quella di amplificare il numero di morti a Timişoara, che furono più di un centinaio (e più di un migliaio in tutta la Romania) – il bilancio più pesante negli eventi di 1989 ad Est – con lo scopo di indurre il resto della popolazione rumena a rivoltarsi contro il regime. Si può tuttavia immaginare che queste cifre che mostrano la ferocia della repressione avrebbero potuto avere un effetto esattamente inverso terrorizzando i Rumeni. La mia convinzione intima è che si trattato più che di una manipolazione deliberata di una cecità collettiva. Studiando le voci di guerra, il grande storico Marc Bloch, rilevava che queste corrispondevano in generale a quel che la gente, nell’angoscia, privata di informazione ufficiali affidabili, ha bisogno o voglia di credere, o ai loro timori più intimi. Si tratta di un tuffo nell’immaginario collettivo in un momento dato. A proposito della Romania in quell’autunno 1989, nessuno immaginava, in particolare in occidente, che il regime di quello che era chiamato il Dracula del Carpazi avrebbe potuto essere rovesciato in modo non doloroso come i propri omologhi a Praga o a Berlino. Tutti immaginavano un bagno di sangue e ciò anche perché le voci più folli iniziarono a rincorrersi favorite dalla chiusura della repressione. Che riguarda la realtà di un regime oppressivo, totalitario, che terrorizza e che umilia la sua popolazione ma, nei fatti, poco sanguinario perché intrinsecamente lasco. Gli oppositori venivano picchiati, deportati in villaggi sperduti, arrestati ma di rado assassinati. Già da uno o due anni tutti evocavano a Bucarest come nella diaspora rumena il nome del probabile successore di Ceauşescu, Ion Iliescu che si diceva vecchio condiscepolo di Gorbatchev in occasione dei suoi studi in URSS e lo stesso Iliescu benché reso marginale non era stato realmente infastidito. Un comunista come Silviu Brucan, altra anima del colpo di Stato, che si era eretto pubblicamente contro la dittatura di Ceauşescu era stato allontanato da tutte le sue funzioni ed era stato cacciato del suo domicilio ma non “liquidato„ e nemmeno arrestato. L’uno come l’ altro erano sotto la protezione di Mosca ed il regime si piegava. Sono esempi fra tanti altri. Ma il fantasma era là, diffuso dalle prove e dai frammenti d’informazione sulla diaspora. E ciò corrispondeva anche a quello che immaginavano i Rumeni stessi per giustificare ai loro occhi il loro terrore e la passività. Questo contesto è, credo, la vera ragione dell’esaltazione intorno alla carneficina. Certamente, non avevo tutto coì preciso in testa ma, aspettando come tanti altri giornalisti al posto di frontiera tra Jugoslavia e Romania, restavo prudente sulle voci più folli che correvano sul bagno di sangue. I miei genitori sono rumeni, ho dei parenti lì e sapevo un po’ cosa succedeva concretamente. Annotavo tuttavia le prove travolgenti sulla repressione che portavano le rare persone che arrivano da Timişoara, in particolare fuoriusciti iugoslavi. Ci raccontavano delle storie terribili; elicotteri dell’esercito o della Securitate mitragliare la folla, massacri nelle strade, di una città in rovina. Il 22 dicembre a mezzogiorno, poco dopo la fuga dei coniugi Ceauşescu da Bucarest in elicottero, le guardie di frontiera rumene decisero lasciarci passare. Con il mio collega di Le Monde, Patrice Claude, fummo fra i primi a precipitarci a tavoletta per arrivare alla città e per poter inviare un primo articolo la sera stessa. I villaggi, sui circa settanta chilometri che separano Timişoara della frontiera, erano intatti e quasi deserti. Appena uno o due check-point di contadini bonaccioni che celebravano con la ţuica la fine dell’incubo. I sobborghi della città ed il suo centro erano quasi intatti, anche se i frammenti nelle vie e i colpi sulle facciate testimoniavano degli scontri degli ultimi giorni. Con nostra sorpresa, non ci troviamo in una città in rovine e mi dico soltanto che le testimonianze erano forse esagerate. La gente nelle strade ci ferma vedendo la targa iugoslava della nostra automobile a noleggio. Ci accompagnano all’opera, il quartiere generale dell’insurrezione. Siamo i primi giornalisti occidentali ad arrivare là. Ci portano verso il balcone. Improvviso alcune parole in un miscuglio di italiano, di Rumeno e di francese. Quindi inizio a raccogliere prove e storie per alimentare il mio articolo. Provo ad avere alcuni elementi sul bilancio delle morti. La risposta era sempre la stessa: “Molti, molti… è stato terribile„. Ma mai un dato preciso. Un giovane ingegnere che parla il francese mi dice dei morti del cimitero dei poveri quindi mi conduce lì. Come tutti, ero convinto che ci fosse certamente da qualche parte un grande carnaio ma non era quello. Rientrai in hotel per scrivere il mio articolo e grazie ad alcuni pacchetti di Kent, ottengo rapidamente una linea per dettarlo. Come ho detto all’inizio, racconto la gioia mescolata a tristezza in una città traumatizzata che ha pagato molto cara la sua liberazione e che piange i suoi morti. Quindi, con la coscienza del dovere compiuto, vado a mangiare e mi preparo a ripartire per cercare nuove informazioni. È allora che riprendono gli spari. Nessuno sa chi spara su chi. I carri armati attraversano la città. Soldati occupano la centrale telefonica. Timişoara è nuovamente tagliata fuori dal mondo. Nello stesso momento a Parigi – me lo hanno raccontato in seguito – passano sugli schermi le immagini dei morti del vecchio cimitero di cui parlavo e questa cifra terrificante di circa 5.000 vittime. Si parla della scoperta di un immenso carnaio. Il primo riflesso di Dominique Pouchin, all’epoca numero due del giornale, è di tentare di contattarmi ma le linee con Timişoara sono isolate. Dominique Pouchin decide dunque di sua iniziativa di modificare l’inizio dell’ articolo. Lui stesso, come i suoi colleghi in Libano durante la guerra ci aveva messo quasi due giorni prima di sapere del massacro di Sabra e Chatila, nonostante fosse proprio lì vicino. Le Monde, la stessa sera ebbe il medesimo problema con l’articolo del suo inviato speciale. Nell’edizione che farà uscire la mattina dopo, Le Monde tuttavia passerà il suo articolo tale e quale, con ciò che nel gergo giornalistico si chiama “un cappello„ che riprendeva i dispacci delle agenzie, AFP e Reuters che parlavano del carnaio. Nulla avrebbe impedito di fare la stessa cosa o di mettere queste informazioni nel mio pezzo, ma citando la fonte, vale a dire le agenzie, e non facendo passare la cosa come se io l’avessi vista con i miei occhi. Quando, alcuni giorni più tardi, a Bucarest, dei colleghi mi hanno mostrato il giornale con “la prima pagina„ sul carnaio e il mio articolo rifatto fui stupefatto come turbato e indignato. Pensai di dimettermi immediatamente. Concludendo, mi sono detto che la migliore delle cose da fare era di dire a più gente possibile, colleghi, intellettuali rumeni, ecc. quanto era passato. Il buzz funzionò. L’ affare “del falso carnaio di Timişoara„ diventò effettivamente il simbolo delle derive mediatiche ma anche del come le approssimazioni di un redattore capo può snaturare il lavoro di un inviato sul campo. Alcune settimane più tardi, il nostro direttore Serge July decise di ritornare sull’affare che infangava tutta la stampa in generale e Liberation in particolare inviandomi nuovamente con Sorj Chalandon a Timişoara per raccontare in un servizio di otto pagine quanto era realmente accaduto durante la rivoluzione in questa città. Pubblicata il 4 aprile 1990, questa ricostruzione meticolosa e precisa degli eventi tragici di dicembre a Timişoara fu, credo, una delle prime grandi indagini sull’argomento. Abbiamo raccontato in dettaglio come le manifestazioni dell’inizio si erano amplificate. Abbiamo interrogato numerosi protagonisti, operai rimasti semplici operai come Sorin Oprea o altri come il giovane proletario arrabbiato Corneliu Vaida, diventato poco dopo uno dei portavoce del nuovo potere nella città. Abbiamo parliamo di soldati come il capitano Vorian Oancea che fu il primo ufficiale a raggiungere la sommossa ma anche dei medici dell’obitorio testimoni della sottrazione dei primi cadaveri delle vittime della repressione. E a lato di questo reportage, Dominique Pouchin spiegava perché e come il giornale era stato fuorviato. Come conclusione, vorrei soprattutto sottolineare che la lezione di questa affaire va ben oltre ciò. Si è visto più tardi con la prima guerra del Golfo. A partire da questi due momenti, la sfiducia riguardo ai mass media si trascina. Sono le televisioni ad essere prese di mira in primo luogo. Non senza ragione: l’informazione continua, i palcoscenici e le dirette alimentano un flusso permanente di news che è difficile verificare. Di rado, il giornalista che fa il suo palco sul campo oserà rispondere “io non so„ o “verificheremo„ quando Parigi, Londra o New York gli leggeranno un flash d’ agenzia su un nuovo bilancio o un nuovo episodio del conflitto che sta coprendo. E’ così che nascono le bolle d’informazione, esattamente come bolle speculative, ma che scoppiano in generale molto più rapidamente. “Il falso carnaio di Timişoara„ fu uno dei primi del genere e uno dei più spettacolari. Ciò spiega perché questo derapage si è ancorato tanto nella memoria collettiva.

Vedi anche:

Itervista-con-il-generale-stanculescu-organizzatore-del-colpo-di-stato-contro-ceausescu

http://www.eurasia-rivista.org/2743/interv...ontro-ceausescu

Come e perché cadde Ceausescu

www.eurasia-rivista.org/2478/come-e-perche-cadde-ceausescu

http://www.eurasia-rivista.org/5022/1989-i...io-di-timisoara
 
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Silovik
view post Posted on 12/7/2010, 10:57




NOTA INTRODUTTIVA: Che il KGB avesse fornito gli uomini al colpo di Stato del dicembre 1989, lo si sapeva già. Si rilegga la ricostruzione di quell’episodio contenuta nel mio articolo Budapest, Praga, Bucarest (“Eurasia”, 2/2005), nonché, in questo stesso sito, il saggio Come e perché cadde Ceausescu.
Per quanto riguarda i meriti democratici dell’ex generale Victor Atanasie Stanculescu, che rivendica la propria collaborazione coi servizi segreti sovietici e statunitensi, sarebbe opportuno ricordare che alla fine degli anni Settanta il futuro golpista venne indicato come agente del MI 6 britannico dalla IV Direzione della Sicurezza (Securitate) dello Stato. Secondo il fascicolo compilato dalla Securitate, Stanculescu avrebbe mantenuto i rapporti con lo spionaggio inglese tramite un certo Pop George; ma Ceausescu non prestò fede alle accuse e Stanculescu continuò ad agire indisturbato.
Secondo le fonti di Ilie Stoian, autore di un’indagine sul colpo di Stato del dicembre 1989, “le ultime disposizioni degl’Inglesi furono trasmesse a Stanculescu nel settembre ’89, al fine di prepararlo nel caso in cui in Romania dovessero verificarsi avvenimenti eccezionali. In quel mese, un ufficiale del servizio spionistico britannico si sarebbe infiltrato in una delegazione militare della Tanzania che era venuta a Bucarest per trattare l’acquisto di tecnologia militare di nostra produzione. Siccome le trattative dovevano essere condotte, da parte romena, proprio dal generale Stanculescu, specializzato in cose del genere, l’incontro fra l’ufficiale britannico e il generale poté aver luogo al riparo di tali trattative” (Ilie Stoian, Decembrie ’89. Criminala capodopera, Editura Evex, Bucarest 1998, p. 100).
Ilie Stoian non sa se il fascicolo intestato al gen. Stanculescu esista ancora negli archivi dei servizi d’informazione romeni (SRI), dal momento che molti fascicoli sono scomparsi. “Però, se le informazioni ricevute sono veridiche, allora, nel caso di Stanculescu, abbiamo a che fare con uno dei capi occulti della rivoluzione del dicembre ’89 in Romania” (ibidem).
A confermare queste conclusioni di Stoian sono arrivate, dodici anni dopo, le dichiarazioni di V. A. Stanculescu.

Claudio Mutti

Fonte: http://imbratisare.blogspot.com/2009/12/en...tanculescu.htmlhttp://www.evz.ro/articole/detalii-articol...volutia-romana/

L’ex generale Victor Atanasie Stanculescu, il capo dell’esercito rumeno nei momenti in cui Ceausescu fu rovesciato, e che ha diretto la farsa del processo sommario che si concluse con la sua esecuzione, nel suo libro, pubblicato di recente, “Infine, la verità”, come è stato pianificato, insieme con i servizi segreti russi, il “colpo di stato” del dicembre 1989.

Si tratta di cinque interviste con lo storico Alex Stoenescu, dove il generale rivela i piani precedentemente concordati con i sovietici e gli americani, lo sviluppo del colpo di stato, e perché ci sono state tante vittime civili.

Una testimonianza importante che proviene dal cuore degli eventi, e che rivela alcuni dati che il mito della “Rivoluzione rumena” s’impegna a nascondere.

Questa è la traduzione dell’articolo pubblicato in Evenimentul Zilei sul libro. Credo che questo articolo abbia sufficienti rivelazioni da leggere, per poter capire. Mi auguro che nel tempo possa scrivere un post sul libro, non avendo che le note di base pubblicate su di esso.

La teoria della “rivoluzione” è promossa da tutti coloro che hanno cambiato casacca in tempo per rimanere ai vertici. Inoltre, funge da arma anticomunista perché fa credere che lo scopo delle manifestazioni di piazza di migliaia di cittadini sia stato il rifiuto del comunismo, quando al contrario, sostengono sempre più le prove, era richiesta la riforma, non il cambiamento del sistema. Questo non solo lo sostiene il popolo rumeno, con cui si può parlare prendendo una Ursus (birra rumena), ma perfino alcuni soggetti che hanno vissuto la rivoluzione come il regista Sergiu Nicolaescu, pochi pensavano che stava per cambiare il regime, avendo solo richiesto la riforma del socialismo.

Stanculescu sostiene che i servizi segreti russi e americani progettarono il colpo di stato per un certo tempo, e che fu l’uomo che ha diretto gli eventi fino a quando Iliescu prese il potere. Il piano originale prevedeva un governo provvisorio militare, guidata da lui, ma alla fine si è deciso per un governo civile.

Ci dà anche indicazioni su come la CIA intervenne sul governo della Romania dopo la rivoluzione e sulla scelta dei suoi presidenti.

Stanculescu porta il KGB nella rivoluzione rumena

L’era di Nicolae Ceausescu è finita con un classico colpo di stato militare, preparato dai servizi segreti sovietici, il KGB e il GRU (servizi segreti militari), e con l’aiuto di ufficiali romeni, come ha dichiarato il generale Victor Atanasie Stanculescu, il personaggio chiave degli eventi del dicembre 1989, in un libro presentato … presso la Biblioteca centrale di Bucarest.

Nel volume “Infine, la verità,” il Generale Stanculescu colloquia con Alex Mihai Stoenescu, raccogliendo cinque interviste che il generale accordò allo storico, il primo nel 2004 e gli altri nel 2009. L’ultima del 30 dicembre, nel carcere di Jilava (Nota: il generale è stato imprigionato come responsabile dei per le sparatorie della marina, a Timisoara).

“Sono le rivelazioni di Stanculescu sui fatti come egli li conosce. La caduta di Ceausescu è stata causata all’estero, da parte dei sovietici e degli americani, ed è stato informato di tutto ciò. Descrive anche un evento che si è verificato nel lago Balaton in Ungheria, con il capo del KGB. Sapevo anche che ci sarebbe stato un conflitto organizzato tra l’esercito e la polizia politica, la Securitate”, dice lo storico Alex Mihai Stoenescu, autore di un altro libro sulla rivoluzione, “Cronologia degli eventi del dicembre 1989. ”

Il destino del regime comunista della Romania fu deciso da qualche parte, a Mosca e Washington, e una delle pedine fondamentali del colpo avrebbe portato all’eliminare dal potere di Ceausescu fu Victor Atanasie Stanculescu, allora vice ministro della difesa.

Nella primavera del 1989, l’ex generale era in “vacanza” con la moglie e la figlia sul lago Balaton, in Ungheria. A questa ‘escursione’ parteciparono anche il capo del KGB per l’Europa Orientale e il capo di stato maggiore ungherese, il generale Ferenc Karpati, che discussero il problema “Ceausescu”.

“Questo Ceausescu finirà male!”

“Il capo del KGB era preoccupato per il fatto che la “liberalizzazione” che aveva effettuato Gorbaciov, avrebbe ricevuto una risposta dai romeni, perché reagivano a tutto ciò che proveniva da Mosca, in linea di principio. Ha sempre ripetuto che avremmo dovuto fare qualcosa e cooperare”, ricorda Stanculescu.

A seguito di questo incontro, su cui il generale ha rifiutato di fornire molti dettagli nel libro, è stato contattato nel mese di settembre 1989 dall’attaché militare ungherese a Bucarest, Sandor Aradi: “Mi è stato presentato da un ex ufficiale della UM 0.110 (unità anti-KGB della Securitate), come un agente con uno straordinario potere di penetrazione in Romania.”

Aradi ha detto, “Mi hanno detto si è parlato con lei in passato (sul Lago Balaton). Dobbiamo unirci per poter uscire da questo pasticcio che si chiama ‘malattia del comunismo’”. Più tardi, Stanculescu l’ha informato che, dopo i colloqui di Mihail Gorbaciov con Ceausescu, il 4 dicembre 1989, quando il dittatore rumeno l’aveva accusato di “distruggere il comunismo”, il presidente russo tornò a Mosca e disse al suo assistente segretario alla Propaganda: “Questo Ceausescu farà una brutta fine”.

GRU e KGB decisero l’esecuzione di Ceausescu

“La decisione di rimuovere Ceausescu venne dai servizi segreti sovietici?”, ha chiesto lo storico Stoneascu, a cui il generale ha risposto seccamente: “GRU e KGB insieme”.

I primi giorni di dicembre, le truppe speciali della Direzione per l’Informazione (GRU) dello Stato Maggiore dell’Esercito Sovietico, chiamate Spetznaz, entrarono nel paese. In supporto venne impiegato un aereo da guerra elettronica, che perturbava il sistema di difesa terrestre. “Era troppo complesso per essere stato installato da noi”, spiega Stanculescu, riconoscendo che è stato impiegato dai sovietici “per facilitare i movimenti e per amplificare il caos generale e le azioni contro il regime”.

Inizialmente, dopo che il piano era stato già concordato con i servizi segreti stranieri, l’azione doveva cominciare all’interno, nel mese di novembre, subito dopo il XVI Congresso del PCR. “Sono testimone che alla fine di novembre, siamo stati ingannati. Noi non sapevamo chi avrebbe fatto il primo passo. Alla fine l’hanno fatto i sovietici”, ha detto il generale, aggiungendo che nessuno ha agito per paura della Securitate.

“La Securitate sarà battuta”

La collaborazione tra russi e americani è confermata in un altro passo. Poco prima degli eventi del mese di dicembre, Victor Stanculescu ha fatto uscire la figlia e il figlio dalle strutture operative della polizia politica, la Securitate, “perché non venissero feriti.” “La Securitate sarà sconfitta”, dissero al generale.

Avendo alle sue spalle la Securitate, Ceausescu sarebbe stato protetto, così si decise di eliminare il problema. Queste informazioni furono fornite dall’attaché militare americana a Bucarest.

“Per favore non dica i nomi. Sono andato alla residenza molte volte, anche con l’addetto militare francese (…) Le informazioni me l’ha date l’americano. ‘Attenti, ricordate che la Securitate deve scomparire!’. Mi dispiace, ma non posso dare dettagli più precisi, perché ne ho dimenticato alcuni e ho voluto dimenticare”, dice Stanculescu in una intervista.

KGB e GRU hanno sparato a Bucarest e Timisoara

Uno degli altri argomenti, che occupano alcune pagine del libro, è in relazione a uno dei grandi misteri della Rivoluzione: Chi erano i “terroristi”? (nota: si chiamano terroristi coloro che sparavano contro l’esercito e i civili, una volta che la Securitate e la marina erano passate con i golpisti). Una questione che il generale Stanculescu chiarisce ai media: “Il fenomeno del terrorismo ha avuto due componenti. La componente esterna, sovietica, e le componenti interne, che hanno agito come uomini che, visto che il regime era stato rovesciato, dovevano resistere a questa azione. Alcuni terroristi furono arrestati da noi, dell’esercito, e molti ufficiali hanno anche lasciato le caserme. (…) Si sono nascosti un po’ e, infine, sono tornati alle unità. E nessuno sa che cosa hanno fatto durante questo periodo”.

Dei dati riportati negli archivi sovietici, studiati in Russia, mostrano che sia il KGB che il GRU hanno sparato dai tetti, sia a Bucarest che a Timisoara, sulle truppe, che erano tra la popolazione, cui si unirono negli ampia movimenti di protesta.

Inoltre, l’ex generale ha riconosciuto che vi erano formazioni militari, che hanno ricevuto direttive dal Comitato Centrale, e che erano guidate per sezioni militari, che avrebbero potuto prendere la decisione di difendere Ceausescu.

“Noi non sappiamo molto, ma sappiamo che è stato fatto. Ciò che è stato reso, in seguito, noto è che alcuni uomini sono stati messi da parte, non concentrati, non mobilitati, non inviati alle manovre, una parte attiva della Riserva dell’Esercito o dello Stato, e che vi erano attivisti tra di loro. Ci sono sempre stati dei permessi di massa, qualche centinaio da ogni unità, che furono rimossi in modo discreto dal programma regolare.” (nota: si riferisce all’esercito romeno, che aveva unità di resistenza preparati a rispondere a un colpo di Stato).

In quei giorni, furono arrestati dei militari con ordine “lasciati in bianco” (infiltrati), e furono rilasciati immediatamente. “Ho avuto in mano una lista di 1015 terroristi catturati, identificati dai militari. Me han informado que fueron detenidos y que se encontraban en la policia. Mi è stato comunicato che erano stati arrestati e trattenuti dalla polizia. Di quelli che sono scomparsi, sono evaporati e non esiste più nulla. Il sistema dal quale proteggersi ha funzionato, per le situazioni estreme di cattura”. Più esattamente, precisa il generale, “si doveva dichiararli arrestati per errore”. Il termine “terroristi” è stato applicato anche agli agenti della Accademia Miliatre che, a seguito di ordini confusi, spararono a 38 uomini nella notte del 21-22, sulle barricate di fronte l’Hotel Intercontinental.

“Nel 1991, la CIA mi propose di candidarmi”

Nelle vicinanze del potere – in parte garantito dal fatto che era stato scelto come principale pedina del colpo dai servizi segreti stranieri, e in parte perché Nicolae Ceausescu aveva piena fiducia in lui, i piani di Victor Atanasie Stanculescu presero quota.

Dopo il suicidio del generale Vasile Milea (nota: il ministro della difesa che si suicidò, secondo la versione ufficiale, dopo aver guidato la repressione di Timisoara), Ceausescu voleva Stanculescu come suo successore nel ruolo di Ministro della Difesa, ma dopo Iliescu nominò Nicolae Militaru. Tuttavia, Stanculescu orchestrò, nella prima fase, il colpo di stato.

L’ordine di prendere il controllo dei consigli provinciali del partito del paese, il ritiro dei corazzati di fronte il Comitato Centrale, il ritiro dell’elicottero, e il suggerimento a Ceausescu di fuggire. Un classico colpo di stato.

“Sono stato invitato a rivolgermi all’Istituto della Rivoluzione, e ho rifiutato, perché, così ho detto, non voglio partecipare scrivendo la storia di Iliescu. Le cose non sono andate come è stato raccontato”, testimonia nel libro Stanculescu. Il generale ha, inoltre, riconosciuto, costretto dai testimoni coinvolti con Timisoara, e le prove portate da Alex Mihai Stoenescu, che ha ordinato che ai lavoratori delle fabbriche, a Timisoara, fosse consentito di uscire, per amplificare le dimostrazioni.

Prima che Iliescu entrasse potentemente negli eventi, i piani per la Romania del dopo Ceausescu dimostravano che cambiavano poco da quelli di Victor Stanculescu, vale a dire “la fase principale è stato il modello portoghese, vale a dire un breve regime militare, seguita da un regime democratico appoggiato dall’esercito. Finora ho sostenuto che proprio questo è successo, ma i compagni non vogliono ammetterlo. Penso che avremmo potuto, in questo periodo che chiamiamo fase di transizione, risolverlo in uno stile simile alla Grecia o al Portogallo, dove ho vissuto, perché io ci sono stato, subito dopo le azioni militari. A tre mesi dal rovesciamento del governo Caetano e Salazar, sono stato a Lisbona, e quelle manovre erano state eseguite in nome dell’esercito”.

Si parla di colpo di stato del 1974 e del movimento delle forze armate. A capo dello Stato si sarebbe installato lo stesso Stanculescu: “Sono stato moralmente e professionalmente preparato a prendere il controllo di tutto il paese, e a garantire la transizione e la tranquillità della popolazione, ma quando ho cercato di fare qualcosa, hanno bloccato ogni possibilità di azione”.

La seconda opportunità per accedere alle funzioni più alte dello Stato, fu data nel 1991. L’ex generale ha detto che i primi contatti con gli americani avvennero attraverso l’MI6, i servizi segreti britannici, con cui ha avuto ‘stretti contatti’.

In base alle sue dichiarazioni, il 2 dicembre 1991, ebbe un appuntamento con due americani, in un quartiere di Bucarest, un agente della CIA e un rappresentante del Ministero della Difesa: “Abbiamo una domanda, ci verrà chiesto se siete interessati a partecipare alle prossime elezioni presidenziali in Romania”, era la proposta che gli hanno fatto entrambi.

Se parlò di eseguire ‘un sondaggio sui pareri all’estero’, per indagare sull’immagine di Stanculescu all’estero, e su certi settori della popolazione. Costo: 3 milioni di dollari, di cui una parte sostenuto dagli americani.

“Abbiamo assicurato le elezioni in Colombia, Indonesia, credo fossero questi due paesi, ma non abbiamo i soldi al momento. Dopo essere diventato presidente, restituiremo i soldi.” Respinse categoricamente la proposta. “Non faccio così”, riporta Stanculescu la conversazione. Il rifiuto fu causato dalla mia paura di non poter pagare il debito.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

http://www.eurasia-rivista.org/2743/interv...ontro-ceausescu
 
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fumino
view post Posted on 13/7/2010, 22:11




Mi pare molto interessante "Infine la verità". Mi affascina molto, inoltre, la presenza di manifestazioni per la riforma dell'ordine socialista.
 
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Nazionalrivoluzionario
view post Posted on 4/9/2010, 23:37




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3 replies since 12/7/2010, 10:30   534 views
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