Quando i mandanti della pena di morte siamo noi italiani
La situazione politica è allarmante, il nostro partito, specialmente a Torino, è in seria difficoltà e la nostra giovanile ne è uno specchio in versione ridotta. Le nostre forze, sempre più residue, dovrebbero concentrarsi sui nostri sempre più forti nemici. Il fatto stesso che io sono qui a scrivere un articolo su questo tema però è la prova concreta che la nostra sconfitta nasce proprio da una conflittualità interna che non ci sta portando da nessuna parte.
Certo, questo articolo aprirà discussioni, ma le nostre priorità devono essere altre, penso al tema cruciale del lavoro e del precariato dilagante.
Ma come faccio a non chiarire la mia posizione quando alcuni nostri dirigenti, trascinati dall’odio personale nato da alcune mie forti e chiare denuncie passate, pubblicamente mi (ci) infamano, arrivando a dire che siamo favorevoli alla pena di morte, alla lapidazione delle donne e alle frustate come punizione?
Sono costretto a spiegare e motivare la mia posizione, ricordando che questa discussione politica non è assolutamente partita da noi torinesi, bensì da altri compagni, anche se un ruolo importante di questa discussione va data al blog del PRC Nichelino di cui sono certamente co-redattore, a cui va dato il coraggio politico di aver pubblicato l’articolo “Le icone dell’impero” di Pietro Ancona ed altri articoli di controinformazione. Una discussione che ha visto partecipe il nostro segretario nazionale Paolo Ferrero che alla sana critica del blog concludeva così:
1) Siamo contro la pena di morte
2) Lo siamo sempre e indipendentemente dallo stato in cui questo avviene
3) Siamo totalmente contrari a giustificare ogni guerra in nome della democrazia o dei diritti umani. Tanto più siamo chiari su questa linea a tanto più possiamo essere efficaci nella nostra politica contro le politiche imperialistiche e di guerra e di chi i diritti civili li difende solo quando gli conviene.
Una posizione in linea di massima condivisibile, che però risulta non del tutto coerente nella pratica. Una discussione costruttiva che è necessaria, ma che non deve essere prioritaria. Ci tornerò dopo. Quando però questa linea del blog è stata accarezzata dal mio nome e dai GC Torino 2.0 ecco che si è scatenata l’ennesima lotta di denigrazione, con attacchi infami col solo scopo di distruggere tutto ciò che si definisce “laboratorio politico 2.0”. Questo deve far riflettere.
Noi siamo fieri di creare discussione perché è sintomo che sta passando una linea politica, la nostra.
Che può essere giusta o sbagliata, vincente o perdente, ma che esiste e che deve avere libertà di progettualità. Trovo infatti gravi che diversi dirigenti, ostili ad un cambiamento 2.0, con attacchi a dir poco infami, perdano tempo e continuano la loro battaglia esplicita per la nostra epurazione.
Condividendo con tanti compagni questa linea la espongo in maniera chiara, sapendo che tutti domani guarderanno il dito e non la luna.
Primo punto
Io sono certo che gli USA e Israele hanno interessi bellici contro l’Iran. Non lo scopriamo ora, e sono davvero in pochi a non sospettarlo. Ricordo che oggi 7 settembre 2010 scade l'ultimatum di 90 giorni stabilito dalla Risoluzione 1929 del 9 giugno scorso del Consiglio di Sicurezza dell'ONU contro l'Iran, che prevede, tra le altre cose, la possibilità di ispezioni indiscriminate a navi in partenza e in arrivo in Iran. È la risoluzione che cita Fidel quando parla del pericolo imminente di guerra a grande scala, per le reazioni e controreazioni che una cosa simile può provocare. Da oggi può succedere qualunque cosa in qualunque momento per un'aggressione USA - Israele all'Iran, anche approfittando della copertura e campagna dei media che strumentalizzano i diritti umani, ma sempre e solo a senso unico, contro i loro "nemici", e dei vari "utili idioti" che abboccano sempre, oggi con l'Iran come ieri con l'Iraq, l'Afghanistan, la Corea, la Cina, il Sudan, la Libia, il Vietnam, eccetera.
Condivido l’articolo di Ancona quando dice: “è' molto difficile resistere quando tutti i telegiornali, tutte le radio, tutta la carta stampata portano l'immagine di una bella donna con il capo coperto da un velo nero e si fa appello al nostro buon cuore, ai sentimenti, alle nostre profonde convinzioni umanitarie: siete favorevoli o contrari alla pena di morte? Se siete contrari aderite, firmate questo appello”.
Prima l’onda verde di Moussavi, poi il caso Neda, ora Sakineh.
I Mass media li critichiamo molto quando si parla di politica interna, sappiamo che oscurano e manipolano la verità, faccio fatica a credere che i compagni siano acritici dai mass media quando si tratta di politica estera.
Fare informazione sull’Iran non vuol dire appoggiare Ahmadinejad. Ma ci è concesso dire che Moussavi è l’alter ego filo-americano di Ahmadinejad; che Neda è un’operazione studiata. Possiamo dire che nel processo di Sakineh si tratta di complicità in omicidio (insieme all’amante) e non di adulterio.
Daniele Cardetta nel suo articolo scrive: “va ricordato che la lapidazione è una pratica effettivamente prevista dai codici iraniani, ma che Teheran ha stabilito dal 2002 una moratoria su questo tipo di pena capitale. Ufficialmente inoltre le autorità iraniane hanno sempre negato di aver eseguito queste condanne da quando è stata decisa la moratoria del 2002.
A completare il quadro legislativo va segnalato che nel 2008 è stato presentato nel Parlamento iraniano un progetto di legge che chiede di eliminare anche formalmente la menzione della lapidazione dai codici penali. Sin dal giugno 2009 è in atto in Iran una revisione del sistema penale che mira, tra le altre cose, anche a conseguire questo obiettivo di progresso e civiltà.”
Senza essere sostenitori di Ahmadinejad possiamo pubblicamente dire che lui mai ha detto di “volere cancellare Israele dalla carta geografica” come ci spiega l’autore Jonathan Cock.
In Iran ci sono tribunali locali e nazionali. Non viviamo in Iran, le informazioni sono spesso contrastanti. Gli stessi avvocati si smentiscono, secondo i giornali, Sakineh ogni giorno dovrebbe essere uccisa. Non possiamo essere acritici anche in questo.
Malek Ejdar Sharifi, un giudice che si è occupato del particolare caso giudiziario, ha dichiarato: ''Non possiamo rendere noti i dettagli dei crimini di Sakineh, per considerazioni di ordine morale ed umano (a differenza della stampa Italiana, in Iran non vengono pubblicati i particolari morbosi dei delitti efferati). Se il modo in cui suo marito è stato assassinato fosse reso pubblico, la brutalità e la follia di questa donna verrebbero messe a nudo di fronte all’opinione pubblica. Il suo contributo all’omicidio è stato così crudele e agghiacciante che molti criminologi ritengono che sarebbe stato molto meglio se lei si fosse limitata a decapitare il marito”.
Io per questo mi dissocio dalla portavoce nazionale dei GC che considera “innocente” questa donna.
Se è vero, come alcuni compagni fanno notare, che ci sia la possibilità che la sua confessione di omicidio le è stata estorta, non possiamo credere acriticamente a quello che ci racconta la BBC, soprattutto sapendo come lavorano i media occidentali sui paesi socialisti, cito il caso della blogger Sanchez o in paesi non allineati, ad esempio le armi di distruzione di massa di Saddam.
Secondo punto
E qui Ferrero, Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti dimostrano incoerenza politica perché usano due pesi e due misure.
Parto subito con un contrattacco. Se Ferrero afferma che il Blog del PRC di Nichelino ha fatto un “errore” nel portare avanti una battaglia di controinformazione sul caso Sakineh/Iran, io dico che è stato un “errore” votare a favore della guerra, espellendo compagni come Turigliatto, quando si è al governo ed essere contrari alla guerra quando si è all’opposizione. Io ho fatto una critica interna ai Giovani Comunisti, trovo inaccettabile farsi dettare l’agenda politica dai Mass Media. Nell’ultimo mese ci sono stati esecuzioni e lapidazioni in paesi come Israele, Arabia Saudita, Iraq, Pakistan o Stati Uniti. Il nostro partito non ha fatto alcuna mobilitazione, alcun comunicato.
Io penso che questo mio articolo colpirà le contraddizioni interne che abbiamo e che dobbiamo superare. Per questo propongo al partito e alla giovanile due mobilitazioni contro la pena di morte nei prossimi giorni
La prima è un po’ provocatoria è nata in questi giorni sul web
Mobilitazione per Teresa Lewis, “innocente” come Sakineh.
Teresa Lewis: 33 anni al momento del crimine: omicidio di un uomo bianco di 51 anni, suo marito (ha assoldato due killer) e di un ragazzo bianco di 25 (suo figliastro) a Keeling il 30-10-2002; condannata il 04-06-2003. Verrà giustiziata il 23 settembre.
La seconda è inevitabile, e credo che il nostro partito e soprattutto i GC dovrebbero alimentare maggiormente la campagna per Faith Aiworo, giovane donna “innocente” che rischia la pena di morte in Nigeria, mandante: lo stato italiano. Faith è infatti vittima del “pacchetto sicurezza”
Faith (23 anni) è scappata dalla Nigeria, dove viveva, dopo aver ucciso il proprio datore di lavoro che aveva tentato di violentarla. Arrivata a Bologna la ragazza avrebbe potuto subire le stesse violenze da cui era scappata se un gruppo di cittadini, sentendo delle urla sospette, non avessero chiamato la polizia. Le forze dell’ordine, dopo aver scoperto che Faith si era introdotta nel nostro paese senza permesso, lo scorso 20 giugno l’hanno rispedita in Nigeria dove la donna, che non aveva fatto in tempo a presentare all’Italia i documenti per l’asilo politico, sarà giustiziata per il crimine che ha commesso prima di scappare.
Io sono contro la pena di morte, ma senza fare distinzioni e senza farmi dettare l’agenda politica dai mass media, che come la storia ci ha insegnato, usano i loro mezzi per giustificare le loro guerre imperialiste. Concludo ponendo una domanda: possiamo considerare “innocente” chi uccide il marito, o il figliastro, o il datore di lavoro? Io penso di no.
Salutari Andrea
Coordinatore provinciale Giovani Comunisti Torino 2.0
Fonte:
http://giovanicomunistitorino.blogspot.com...a-di-morte.html