Sulla Cina

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Lavrentij
view post Posted on 20/9/2010, 18:33




Riflessione sulla vicenda cinese


I parte, Firenze, 18 agosto 2010

La notizia che ieri ha dominato l’informazione, non tanto in Italia ma nel mondo, è stata quella riguardante l’ulteriore ascesa della Repubblica Popolare di Cina nella gerarchia economica internazionale… ovvero il suo sorpasso rispetto al Giappone, il che implica il “2°” posto, dietro agli USA, nella classifica planetaria rispetto al “Prodotto Interno Lordo/PIL”! Come hanno sottolineato gli analisti e i commentatori più qualificati l’ormai avvenuto “sorpasso” era atteso e previsto da tempo (nell’ultimo decennio, infatti, i tassi di crescita macroeconomici dei due paesi asiatici non lasciavano dubbi in proposito: all’ “1%” circa d’incremento annuo nipponico si contrapponeva il “10%” e oltre, del “Celeste Impero di Mezzo”… alias “Rep. Pop. di Cina”!)… caso mai si può, anzi si deve, notare che ciò è avvenuto prima di quanto ci si aspettasse! Da notare come l’interesse si sia, già ora, spostato sulla previsione di quanto tempo la Cina impiegherà per raggiungere e superare gli USA!!! Le previsioni oscillano fra i “due” decenni e i “quarant’anni” (ovvero entro il “2030” o, al massimo, entro il “2050”!!!), cioè fra “una” o “due” generazioni!!! Alcuni analisti non escludono che la Cina possa “superare/raggiungere” gli USA anche prima! Tale ipotesi si basa sul fatto che la “crisi” economica che ha colpito duramente il così detto “occidente” (ovvero gli “stati capitalistici” complessivamente più forti!) e gli USA in particolare potrebbe accelerare il processo ormai in corso, sia pure in termini e forme non univoche e lineari, da vari decenni! Se la constatazione dei fatti trova una quasi totale “unanimità” colpisce la scarsa riflessione sulle motivazioni, strutturali e non, di tale eccezionale performance! Certo la Cina ha dimensioni territoriali (quasi “10” milioni di kmq!), demografiche (oltre “1 miliardo e trecento milioni” di abitanti residenti!), una popolazione, per giunta, in gran parte “giovane”, possiede notevoli riserve di materie prime ed energetiche (… dal “carbone” alla potenza idroelettrica passando per la disponibilità di “uranio”, ecc…) tuttavia tali condizioni strutturali, di per sé, non sarebbero motivazioni sufficienti a determinare e perciò spiegare tassi tanto elevati di crescita/sviluppo economico (mediamente il “10%” e oltre l’anno!!!) mantenuti costantemente per un periodo lungo e travagliato come questi ultimi “tre” decenni! Tanto più che è storicamente comprovato (almeno fino ad oggi!) che tassi molto alti di “crescita” non si trasformano automaticamente in uguali tassi di sviluppo, ma che anzi producano inevitabilmente anche forti contraddizioni che, infine, incidano negativamente sulla stessa crescita economica riducendone la dinamica!
La CINA con i suoi oltre “tre” decenni di crescita/sviluppo costantemente a “due” cifre sembra smentire questa “constatazione storica”!!! Certo il fenomeno “CINA” deve essere approcciato con grande prudenza e “modestia” intellettuale, senza “sentenze/giudizi” definitivi! Tuttavia tale consapevole prudenza non deve, neppure, trasformarsi in rinuncia, quasi preventiva, alla riflessione e conseguente elaborazione di un giudizio complessivo e perciò “politico”, su questa grandiosa esperienza destinata ad influenzare il corso degli avvenimenti del presente secolo “XXI”!!!

II parte, Firenze, 19 agosto 2010

Come ho già sottolineato quasi tutti gli interventi sull’ “exploit” economico cinese (ormai “trentennale”!) evitano d’affrontare il rapporto fra natura e qualità del “potere politico” e fenomeno economico-produttivo! A differenza di quanto avveniva, normalmente, nelle “analisi” delle crisi che nell’ultimo ventennio del secolo ormai scorso (‘900!) coinvolgevano i paesi del “socialismo reale” (URSS, stati dell’Europa centro-orientale, ecc…). Allora, invece, l’elemento sempre messo in risalto era proprio il rapporto fra “sistema politico” ed economia, sottolineando come proprio il “regime politico” fosse l’ostacolo principale, se non addirittura unico, allo sviluppo economico-sociale di quei paesi!!!
Evidentemente dato che il “regime politico” cinese rappresenta una variante locale del modello “novecentesco” del socialismo reale ( …”partito/stato” ; “organi rappresentativi dello stato designati dal Partito”; ecc…) diventa difficile, contraddittorio sostenere che lo stesso modello formale d’organizzazione del “potere” in un luogo è fonte, principale se non unica, del declino/dissoluzione e in un altro risulta, invece, promotore, guida e consapevole direzione del più impressionante processo di crescita/sviluppo dell’intera epoca moderno-contemporanea!!
Da ciò la “rimozione” (voluta!) dell’argomento! Certo anche altri paesi/stati conoscono un notevole progresso economico-produttivo, mi riferisco soprattutto a: India, Brasile, Vietnam e sia pure in termini “minori”: Corea del Sud, ecc… ma al di là dell’impatto propriamente economico il fenomeno CINA si distingue anche per il suo significato politico ed ideologico! Infatti la R.P.dCina non solo è un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, una potenza nucleare “ufficiale” (a differenza del: Pakistan, India, Israele, ecc… ), ma è anche, se non soprattutto, uno stato guidato/governato da un “Partito” che storicamente non solo si autodefinisce: (P.C.C.) “COMUNISTA”, ma che fa parte, integrante, dell’esperienza storica della “TERZA INTERNAZIONALE” (“Komintern”)!

Dunque al suo peso e significato “oggettivo” si somma la sua specifica natura e vocazione (dichiarata, ma non solo!…) rivoluzionaria, marxista, comunista!!! Sull’esperienza cinese si è, del resto, espressa grande attenzione, almeno fino ad una decina d’anni fa, da parte dell’intellettualità marxista mondiale e occidentale! Il rapporto fra “esperienza cinese” e dibattito teorico-culturale della/nella “Sinistra” mondiale ed europea è emblematico dei limiti, progressivamente emersi, delle contraddizioni proprie all’intera vicenda rivoluzionaria e progressista del ‘900!
Per “memoria” indicativa di quanto sopra :

III parte, Firenze, 20 agosto 2010

Mi riferisco non solo alla “storia” del PCCinese quanto a come l’esperienza cinese sia stata presente e “utilizzata” nel dibattito politico-teorico comunista dagli anni ’60 alla fine degli anni ’70. Il così detto “maoismo” influenzò fortemente il ’68 europeo fornendo alimento alle polemiche “antirevisioniste” ( ?!?)… in concreto fornendo copertura ideologico-politica all’emergere di un “estremismo” velleitario quando non, invece, avventurista (“praticare la lotta armata”!).

Del resto l’“ignoranza” (…voluta e non!…) della “Storia” permetteva di piegare l’esperienza comunista cinese e particolarmente quella più determinata dal “grande timoniere” (Mao Tze Dong) ai propri, contingenti, scopi polemici interni all’assurdo dibattito (si fa per dire!) fra gli esponenti della miriade “gruppuscolare” sorta fra la metà degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70!!!
In realtà “pochi” conoscevano, in misura sufficiente, la Storia del PCCinese!

SCHEMATICAMENTE: viene fondato nel 1921
Il “Partito Comunista di Cina Sez. della III Internazionale” farà parte (come soggetto “associato/unito” ) della Lega Rivoluzionaria Nazionale del Popolo Cinese (KUOMINTAG) fondata dal “Padre della Patria” Sun Yan Tze (“eroe” patriottico cinese, sempre, … o quasi …, onorato ufficialmente dal regime cinese!) e guidato, dopo la prematura morte del fondatore, dal generale Ciang Kay Chek.

Nel 1926 il KUOMINTANG di Ciang Kay Chek rompe con il PCCinese e dopo varie vicissitudini (“Comune di Canton”) la feroce repressione distrugge quasi totalmente le organizzazioni comuniste urbane! Inizia la “ricostruzione” del Partito sotto la determinante influenza di Mao Tze Dong che individuerà nelle “campagne” (… contadini poveri e “semipoveri”!…) il terreno sociale e non solo geografico base della nuova “strategia rivoluzionaria” (il KOMINTERN pur “non” opponendosi, ufficialmente/formalmente, a tale svolta teorico-politica non mancò d’esprimere, ufficiosamente, perplessità e riserve!!!)

IV parte, Firenze, 23 agosto 2010

- Se il “Komintern” non espresse “opposizione” alla svolta strategica del PCCinese (post 1926) sono tuttavia significativi i giudizi, i commenti, i pareri degli esponenti più rilevanti del “Partito Guida” (“P.C. sovietico/bolscevico”). Sono note le riserve e la diffidenza di Stalin (.. anche se manifestate con grande prudenza e riservatezza!…), meno note sono le dichiarazioni, i giudizi sprezzanti di Trosky (che giudicava la “rivoluzione contadina” cinese destinata a creare una nuova “classe di -mandarini-“!!…) : in sintesi il Komintern mantenne un atteggiamento di formale “sostegno/appoggio” senza particolare entusiasmo e fiducia! Il governo sovietico pur condannando esplicitamente il “Kuomintang” di Ciang Kay Shek per la dura, feroce repressione antioperaia e anticomunista riprese la tradizionale collaborazione con il governo cinese (cioè con il Kuomintang) abbastanza rapidamente sulla base della necessità di contrastare le forze centrifughe locali (… i così detti “Signori della guerra”!… ) spesso strumenti della penetrazione imperialista (… Giappone, Francia, Gr. Bretagna, ecc…).

Il proseguo della vicenda rivoluzionaria cinese è nota: … l’epica “Lunga marcia”, la creazione delle “Zone libere” cioè amministrate/governate dal P.C.Cinese, la guerriglia contro i “Signori della guerra” e contro le truppe regolari del “governo centrale” (“Kuomintang”), la successiva politica di cooperazione con lo stesso Ciang Kay Shek in funzione antigiapponese (… seconda metà degli anni “trenta”!…)

La successiva occupazione militare sovietica della “Manciuria”, agosto 1945, (… ovvero dello “stato fantoccio giapponese del Manciukuo”…) e di parte della “Mongolia Interna” nonché la già affermata influenza sovietica nel “Sing Kiang” creavano le condizioni per il vittorioso epilogo del seguente conflitto fra l’ Esercito Popolare di Liberazione (sotto la direzione politica del PCCinese guidato da Mao Tze Dong 1946/1949) e l’esercito regolare “nazionalista” guidato dal KUOMINTANG di Ciang KAY Shek (… massicciamente “appoggiato” da: USA, Gr. Bretagna, Francia…!!!).
Il 1 Ottobre 1949 veniva ufficialmente proclamata, a Pechino, la “Repubblica Popolare di Cina” (… risulta interessante e indicativo ricordare che le ostilità, all’inizio del 1946, furono “aperte” dal KUOMINTANG!!! …)

Le successive tappe della vicenda, contemporanea, cinese sono così riassumibili: 1950/1958 = “riforma agraria”, “stretta collaborazione con l’URSS”, appoggio/intervento cinese nella guerra di Corea ( 1950 / 1953 ), sostegno alla lotta dei popoli dell’Indocina contro la Francia, partecipazione attiva della Cina alla nascita del “movimento dei NON ALLINEATI” ( …conferenza di “Bandung” in Indonesia 1954! … ).

A differenza di quanto si è, poi, affermato lo stesso XX° congresso del PCUS (Mosca febbraio 1956 con la così detta “destalinizzazione” non creò particolari conflitti con la presente delegazione del PCCinese (guidata da: Ciu En Lai), anzi il periodo che va dalla morte di J. Stalin (marzo 1953) al 1958 è il periodo di massima collaborazione fra URSS e RPCinese! La posizione “ufficiale” del PCCinese fu di sostanziale adesione alla risoluzione finale del XX° congresso del PCUS, anche se le dichiarazioni e i documenti erano improntati da assenza di asprezze polemiche terminologiche nei confronti dell’opera staliniana!

Del resto la leaderschip cinese non poteva “non apprezzare” la liquidazione del “principio”, fino ad allora formalmente enunciato e, almeno in parte, “effettivamente praticato” del “partito guida” (cioè del ruolo centrale del PCUS rispetto a tutti gli “altri” Partiti comunisti…!!!).

Sarà con la decisione, presa nel 1958 dal “C.C.” del PCCinese (su e per volontà proprio di Mao Tze Dong!), di varare il così detto “Grande balzo in avanti” che si manifesteranno le prime serie divergenze fra i “due” più importanti e potenti Partiti Comunisti (…PCUS et PCCinese…), divergenze che andranno rapidamente crescendo investendo materie delicate quali la “difesa” (ammodernamento dell’”Esercito Popolare di Liberazione” cinese, disponibilità dell’arma “atomica”!), la “politica estera”, cioè la così detta “distensione” fra URSS e USA! Ed infine (…fra il 1960 e il 1961!…) investendo lo stesso giudizio sulla natura del “Socialismo” e dell’“imperialismo”!

Il XXI° congresso del PCUS (1961) siglerà formalmente e pubblicamente la “rottura” fra i due più importanti e potenti Partiti Comunisti con effetti immediati e non d’enorme portata!

V parte, Firenze, 31 agosto 2010

Dopo l’interruzione derivata da alcune priorità (…per me!…) torno sull’argomento “CINA”! Tengo precisare che l’intenzione è di trattare questo argomento non tanto quale aspetto fondamentale dell’attualità politica internazionale, ma bensì per la relazione dell’esperienza cinese con la “questione comunista” oggi! (…cioè dopo il 1989/1991!!..) (… con ogni evidenza alla “questione comunista” risulta strettamente collegata quella dell’alternativa al Capitalismo/Imperialismo cioè alla possibilità d’ipotizzare una prospettiva SOCIALISTA in ITALIA…Europa…in generale!…)

Gli anni ’60 saranno quelli del progressivo peggioramento dei rapporti con l’URSS e con il resto del “movimento comunista internazionale” fino a giungere agli scontri militari lungo il fiume Ussuri ( estate 1968 ) che segna per diverse centinaia di chilometri la frontiera, allora, sovieto-cinese.
Contemporaneamente al conflitto, non solo ideologico, con Mosca si scatena la così detta “rivoluzione culturale” (soprattutto e formalmente dal 1964) che per circa un decennio contraddistinguerà la vita politica interna cinese.
Ed è proprio il tema della “rivoluzione culturale cinese” che meriterebbe di essere approfondito non solo e non tanto per il suo valore e significato “interno” alla Cina (…classico “scontro” interno al gruppo dirigente del PCCinese come, del resto, esplicitato dallo stesso Mao Tze Dong indicandone anche la “natura”… ovvero lo scontro fra la “via capitalista” e quella, invece, “rivoluzionaria socialista”… ) ma anche per l’influenza che questa vicenda ebbe in vasti ambienti della “sinistra critica” italiana ed europea.
Al di là delle versioni “apocalittiche” (… tanto amate dai detrattori interessati delle esperienze rivoluzionarie novecentesche!…) la così detta “rivoluzione culturale” agitò profondamente l’intera società cinese e non solo la sua “avanguardia politico-culturale”. L’“Armata Popolare di Liberazione” (cioè le forze armate) fu l’unica istituzione a non esserne profondamente coinvolta svolgendo, anzi, un ruolo di contenimento e di equilibrio (…intervenendo anche contro le “guardie rosse” nelle loro occasioni di massimo estremismo violento!…).

Sul terreno economico la brusca interruzione della cooperazione con l’URSS e il CAME (o COMECOM, o SEV… cioè con l’organizzazione di cooperazione economica dei paesi socialisti alleati all’URSS!) determinatasi fra il 1960 e il 1961 nonché il lancio di filosofie produttive centrate sulla “soggettiva” mobilitazione proletaria (migliaia di piccole fornaci locali avrebbero dovuto sostituire i “grandi” complessi siderurgici, le “Comuni agricole” in alternativa alle “cooperative” e alle “aziende pilota statali”, ecc….) determinarono un rapido, progressivo, sensibile rallentamento della crescita economica causando, anche, in taluni periodi e per talune zone anche vere e proprie crisi negli approvvigionamenti alimentari! (… fenomeno, del resto, endemico per la Cina!…Superato, definitivamente, solo in quest’ultimi decenni!!! )

Furono anche gli anni della politica estera cinese imperniata, principalmente se non unicamente, nel contrastare attivamente la presenza sovietica (…definita: “socialimperialista”!!?!!…) nei vari scacchieri continentali (Africa, America Latina, ecc…).

Da ciò l’appoggio anche a regimi e organizzazioni “reazionarie”: dal Cile della Giunta di Pinochet (1973), ai movimenti secessionisti angolani (1974/1975), al “movimento tradizionalista islamico afghano”(1979), fino al sostegno al regime nazionalistico-xenofobo polpottiano in Cambogia (Khemer rossi)! In tale quadro s’inserirà l’iniziativa USA (la così detta “diplomazia del ping–pong”, voluta da Kissingher e Nixon) e la conseguente “apertura” di Pechino nei confronti degli USA!

Il declino umano, personale di Mao Tze Dong (…“età”!…), il precedente affare Lin Piao (…da presunto “Delfino” a “traditore”! abbattuto con il suo aereo mentre fuggiva verso la Rep. Popolare di Mongolia!!…) nonché, soprattutto, la vicenda “banda dei quattro” (ovvero l’arresto di “4” fra i maggiori protagonisti della “rivoluzione culturale”… fra i quali la compagna di Mao Tze Dong… Cian Cing!!) segnava concretamente la “fine” di un intero ciclo politico e l’inizio della nuova fase definita, dalla riemergente leaderschips cinese, (impersonificata dal vecchio esponente, già fra i fondatori del PCCh., Teng Tziao Ping) delle “QUATTRO MODERNIZZAZIONI”!!!

La morte dell’altro grande leader comunista cinese, Ciu En Lai, con gli scontri, anche di piazza, che si verificarono attorno all’organizzazione della sua cerimonia funebre consolidarono, definitivamente, il nuovo equilibrio politico emerso all’interno del P.C.Ch.

Ho fatto questa rapida ricostruzione storica anche per motivare la riflessione che voglio esporre !

VI parte, Firenze, 07 settembre 2010

Ho voluto, fino ad oggi, ricostruire, sia pure succintamente, la vicenda storico-politica cinese contemporanea (1911/2010), comprendendovi anche l’influenza di tali avvenimenti nel dibattito ideologico-politico internazionale, per poter motivare, quanto meno con un minimo di bagaglio logico-razionale, una “ipotesi/semitesi” sicuramente non scontata!

Quanto sopra ritengo possa essere anche un elemento di apporto alla costruzione di una, necessaria, riflessione collettiva per l’opera di ricostruzione dell’identità comunista, in particolare, e dell’alternativa di sinistra (“Socialismo”!) in generale!
E’ noto che, oggi, l’attuale “esperienza cinese” susciti e non senza motivazioni, molte critiche, perplessità, dubbi, timori! Mi riferisco solo agli analisti seri ed onesti intellettualmente, lasciando perdere, evidentemente, le innumerevoli “prostitute culturali di regime” che affollano le italiche ( … ma non solo!…) istituzioni informative/formative !

Così come non considero i vaneggiamenti psichiatrici dei vari (… ormai “non” molti!…) orfani ideologici della “rivoluzione culturale”!

Proprio in quanto così selezionate le “voci” ( “penne” ) più critiche devono essere prese sul serio evitando, scrupolosamente, ogni atteggiamento da “avvocati di difesa” (d’”ufficio” o no!).
…Una volta tanto cerchiamo di capire ed intenderci senza spirito da crociata …
Non c’è dubbio che i livelli di “sfruttamento” della forza lavoro (”intensità dei ritmi”, “orari”, “disciplina rigidamente gerarchica”, “assenza, praticamente totale, di rappresentanza sindacale”, ecc…) esistenti, sostanzialmente, fino ad “ieri” e in buona parte ancora operanti, non possono (… oserei dire: “non devono”!…) non suscitare, quanto meno, critiche, dubbi, perplessità, ecc…!!!

Un paese governato da un “partito comunista” in nome della “classe operaia” (sia pure intesa quale “espressione dell’intero proletariato” urbano e rurale!) che aveva fatto del concetto “egualitario” un vero e proprio “dogma” etico-politico come, appunto, la R.P.diCina che oggi (!), invece, esalta l’arricchimento, il successo misurato in “denaro” e in conseguente prestigio sociale, non può non suscitare “critiche”, “forti perplessità”, “pesanti giudizi negativi”!!!

Senza contare che a tali fenomeni, già di per sé in contraddizione con la sostanza della natura “socialista”, si sommano altre espressioni della società classista quali: “individualismo”, “corruzione”, “cinismo sociale”, “delinquenza”, “prostituzione”, ecc…!

Dunque, in sintesi, non mancano certamente gli “elementi materiali/reali” di critica, di valutazione negativa e/o addirittura di definitiva “negazione” di ogni rapporto di parentela fra il “regime cinese” e il “socialismo / comunismo”!!!

Eppure quello che “io” penso è in qualche maniera non solo in totale disaccordo con i giudizi “liquidatori” della natura rivoluzionaria “marxista” (…comunista!…) dell’attuale leadership cinese, ma bensì opposto! Anzi … ritengo la scelta maturata e palesatasi con l’affermarsi/ascesa di TENG TZIAO PING la più “ortodossa” (…nel senso di: corretta, conseguente, teoricamente motivata, ecc…) decisione politica marxista dell’intero “novecento”!!! (…post-rivoluzione d’Ottobre!..). Affermazione sicuramente forte, al limite del “provocatorio”, ma, a mio avviso giusta e corretta! Tenterò, nel proseguo, di motivarla!!!

VII parte, Firenze, 07 settembre 2010

A conclusione della precedente Nota sull’esperienza ultradecennale cinese ho espresso il mio giudizio di sintesi circa il significato storico-politico del lungo e tortuoso percorso compiuto dai rivoluzionari comunisti di quel grande paese in tutti questi decenni (“1921/2010”).

Riformuliamolo per maggiore chiarezza: l’esperienza maturata dal Partito Comunista Cinese ripropone una interpretazione del marxismo fortemente legata alla impostazione “oggettivistica” propria dell’autore del “Das Kapital”! Brutalmente : il “Socialismo” (N.B.: “SCIENTIFICO”!) è un “sistema sociale di produzione” e non già né il “paradiso terrestre” trasferito in Terra, né una società basata su un’impostazione “etico-morale” (…fratellanza, bontà, eguaglianza, libertà individualmente intesa ed espressa, altruismo, ecc…!!!).

Non m’interessa, ora, esprimere se “ciò” è buono o no! … Non m’interessa dare, sottolineo ora!… un giudizio di merito (positivo o negativo che sia) … quanto, invece, sottolineare e precisare ciò che per il nostro K. MARX si doveva intendere per SOCIALISMO (…e poi, successivamente, COMUNISMO!…)

Altrettanto chiaramente anche nel SOCIALISMO si produce una “etica”, una “morale”, adeguata alle proprie caratteristiche e finalità di funzionamento individuale e collettivo! Ma non viceversa! Ovvero non può essere la morale/etica prodotta dal “precedente” sistema (cioè quello CAPITALISTICO) ha costituire la base, neanche culturale, del sistema successivo! Nel caso, appunto, del SOCIALISMO!

Ma a parte tale precisazione (“doverosa”… in questa fase storica di regressione culturale della società occidentale!…) l’elemento fondamentale in/per MARX è la visione del SOCIALISMO quale “superamento” del CAPITALISMO; intendendo con ciò la capacità di dare “risposte/soluzioni” positive alle “contraddizioni” scaturite dalla crisi del sistema fondato, essenzialmente, sulla necessità di “valorizzare il Capitale”!!!

Dunque senza l’esperienza materiale e culturale (collettiva/sociale) derivanti dalla “fase storica capitalistica”, per K. Marx, il “Socialismo” non può affermarsi, vincere, diventare, direbbe Gramsci, “egemone”!!!

Ritengo che la direzione politica del PCC spinta dallo stato di necessità, evidente soprattutto dopo il rovinoso crollo dell’URSS (1989/1991), ma già in buona parte annunciato dalla così detta “stagnazione” (economica e politica!), più che dalla pura riflessione teorica abbia dovuto, ma anche, evidentemente, voluto riscoprire il MARX classico del “Das Kapital”!

Convincendosi che senza accettare la “sfida” dell’accelerazione della crescita economica non ci sarebbe stato né “sviluppo” (mancandone, fra l’altro, i presupposti materiali!) né, tanto meno, possibilità d’affermazione della prospettiva socialista !

VIII parte, Firenze, 15 settembre 2010

Come già affermato questa riflessione sul significato dell’intera vicenda propria alla storia del “P.C.Ch.” e perciò della rivoluzione cinese è finalizzata, almeno nelle mie intenzioni, a trarre alcune indicazioni utili per tutti coloro che, ancora, si pongano il problema della ricostruzione di una soggettività comunista in Italia nel quadro del necessario rilancio politico della prospettiva “alternativa” al “capitalismo contemporaneo” cioè per la riproposizione dell’obbiettivo (effettivamente rivoluzionario!) del SOCIALISMO (inteso nell’alveo delle indicazioni di K. Marx!)

Per giunta l’anno prossimo (“2011”) ricoreranno due anniversari emblematici della storia contemporanea cinese: “100°” anniversario della proclamazione della “Repubblica” (1911!) e l’“80°” anniversario della fondazione del “Partito Comunista di Cina sez. dell’Internazionale Comunista” (“1921”!).

Sulla base di quanto ho tentato d’illustrare circa le varie e contrastanti fasi della dialettica interna al gruppo dirigente comunista cinese ritengo si possa apprezzare e assumere il significato più profondamente filosofico di una delle tante “frasi” emblematiche del “rivoluzionario poeta” MaoTzeDong: …il fiume (della Storia?!?) sia pure dopo tante anse trova sempre il proprio sbocco al mare!…

E non c’è dubbio che la CINA sembra aver trovato, dopo tante vicissitudini (…appunto: le “anse” tortuose del suo procedere nel XX secolo verso il “secolo cinese”… cioè il XXI!…), il proprio, positivo, sbocco nell’oceano del “progresso” base, non solo materiale, per/del SOCIALISMO!

Tornando al presente: la “Repub. Popol. di Cina” NON E’ un paese “capitalistico”! Infatti come abbiamo affermato e come risulta palese a chiunque, indipendentemente dal giudizio che se ne può dare, in questo paese il “Partito/Stato” concentra ed esercita l’essenziale del “potere”!

Certo un “potere” condizionato dalla necessità d’assicurare al “capitale” internazionale e “nazionale” (… per quest’ultimo in misura e condizioni diverse!…) alti livelli di “profitto” e sicurezza di “libero movimento”!!!

La questione importante, a mio giudizio “decisiva”, risiede nel fatto che quanto sopra (“alti livelli di profitto”… il ché implica alti livelli di “sfruttamento” diretto ed indiretto!…) sono decisi, sulla base di una “precisa strategia” politico-economica da un “soggetto” politico-statuale (il “partito/stato” PCC) non dipendente né, tanto meno, subalterno al “CAPITALE” (internazionale e nazionale!), o per essere più precisi ai “capitalisti”!

In questi ultimi anni (…“tre/quattro”!… ) le autorità cinesi hanno dichiarato (all’ultimo congresso del PCCinese!) e conseguentemente operato, sia pure con la tradizionale “prudenza”, in materia di riequilibrio sociale e ciò non solo aumentando considerevolmente gli investimenti diretti (“statali”!!) nelle zone più disagiate ed arretrate dell’enorme paese, ma anche sul piano legislativo e normativo riguardante i lavoratori dipendenti! Non solo… segno evidente della volontà politica di riequilibrare la situazione sociale a vantaggio degli operai, dei lavoratori in generale, le autorità non sono intervenute per impedire, per reprimere le numerose vertenze “sindacali” che si sono manifestate in molte grandi aziende straniere e non! (…“vertenze” conclusesi con successo per i lavoratori che hanno ottenuto congrui aumenti salariali e migliori condizioni di lavoro!!!)

Del resto la “CINA Popolare” ha potuto superare gli effetti della recente “crisi” economica internazionale (…con conseguente “contrazione” del commercio internazionale!!!…) anche grazie all’avveduta, intelligente, progressiva “politica economica” che, ormai da tempo, punta strategicamente anche allo sviluppo del “mercato interno cinese” aumentando i consumi e cioè il tenore di vita della popolazione!

Da tutto quanto sopra ritengo, per tanto, che si possa azzardare alcune considerazioni finali:

1°) nessuno, certamente non il P.C.Cin., afferma di avere certezza sull’esito del processo in corso! Esso potrebbe risolversi nell’affermazione del sistema capitalistico liquidando ogni, reale/concreta, prospettiva “SOCIALISTA”! Ciò significherebbe che il Partito Comunista Cinese si sarebbe trasformato in “ciò” che voleva essere l’anima “moderata e modernizzatrice” del suo antagonista “KUO MING TANG” (Lega Rivoluzionaria Nazionale del Popolo cinese).
Voler dare, dall’Italia, dall’Europa un giudizio/sentenza è, semplicemente, “idiota”!!! Non resta, invece, che seguire con grande attenzione e “modestia” (…non “umiltà”!!!…) la vicenda di questo grande popolo senza certezze metastoriche, religiose, né con meschini, superficiali pregiudizi e astratti schemi pseudoideologici!!!

2°)- Avere consapevolezza che la strada per l’affermazione del SOCIALISMO non può essere né semplice, né, tanto meno, logicamente lineare! La realtà è, appunto, dialettica!!! Cioè procede per contrasto e contraddizione!!!
Che la “rivoluzione” non è, certamente, un “ballo o pranzo di gala”! E che il SOCIALISMO non è il “PARADISO TERRESTRE” riabilitato e ricostruito! E, soprattutto, che nelle esperienze reali dei popoli non dobbiamo cercare l’“ELDORADO RIVOLUZIONARIO”! Ovvero la concretizzazione dei nostri schemi mentali/ideali e, tanto meno, la soddisfazione delle frustrazioni accumulate (…singolarmente e collettivamente!!…)

3 ° )- L’esperienza cinese ripropone, oserei dire in termini “ortodossi” dal punto di vista marxista, la chiave di lettura storica dell’evoluzione della civiltà umana, ovvero del procedere dello “sviluppo delle forze produttive” intese quali motore del processo emancipatore dell’umanità (dalla natura e infine dal lavoro legato alla necessità!) Senza lo “stadio” capitalistico la società non matura né strutturalmente (base materiale, disponibilità di beni) né sovrastrutturalmente (costume, cultura, politica ) le condizioni per il SOCIALISMO (e perciò per la successiva prospettiva COMUNISTA!)

Per dirla parafrasando A. Gramsci:… dalla “rivoluzione contro” il “Das Kapital” (di K. Marx) alla rivincita, appunto, del “Das Kapital”!

La teoria, tutta politica, del “Socialismo in un paese solo” (l’URSS) fu indotta dalla semplice constatazione che il processo rivoluzionario si era sostanzialmente arenato di fronte a Varsavia (1920/ 1921), così come era stato, sanguinosamente, “sconfitto” a Budapest (Repubblica dei Consigli dei lavoratori magiari di Bela Khun, 1919), a Monaco (la Comune di Monaco di Baviera, 1918), in Slovacchia, a Berlino, ed infine in Bulgaria (1923)… per non parlare dell’Italia e degli altri paesi “occidentali”! Stalin, giustamente, fece di “necessità virtù”!!! Colse, cioè, dalla realtà e dalla conseguente prassi imposta l’ispirazione per la “teoria”!

L’aspetto negativo fu la “sacralizzazione” della teoria codificata, negandogli una delle caratteristiche fondamentali, quella cioè di essere continuamente, dialetticamente appunto, in “divenire”!

Esiste, a riguardo, un esile testo prodotto dall’Accademia delle Scienze della (..allora..fine anni ’60 del novecento!..) Repubblica Popolare di Mongolia, dall’emblematico titolo: “Dal feudalesimo al Socialismo senza passare per il Capitalismo”! Testo abbastanza agiografico sulle realizzazioni rivoluzionarie in quell’arretratissimo paese centroasiatico! (N.B.: con il termine “feudalesimo” s’intende tutto ciò che è precedente al “Capitalismo”!…in realtà il “feudalesimo” storico è un fenomeno prettamente europeo, anzi centro-occidentale! Solo il Giappone può, almeno in buona parte, parlare di un proprio “feudalesimo”!).

Per concludere la “conclusione”: l’esperienza rivoluzionaria (e fino ad oggi “vincente”) cinese ci consegna
1°) la necessità/insostituibilità di un “soggetto politico rivoluzionario” cioè di un “Partito Comunista”!
2°) di una adeguata politica d’alleanze (come, del resto, nella sua diversità, anche l’esperienza “russa”) sia sul versante dei soggetti politici che su quello sociale!
3°) una reale capacità/volontà di costruzione del rapporto dialettico “analisi della realtà/ prassi/ teoria/ verifica e bilancio/prassi/teoria/ecc…”
4°) lotta al dogmatismo, al settarismo, alla sacralizzazione (…delle idee e degli uomini!!!…)
5°) “realismo” senza confonderlo nell’adattamento alla realtà!

Sono tutte preziose indicazioni che anche qui in Italia dovrebbero essere prese in considerazione per uscire dalla melma nella quale stiamo affogando!

Alessandro Leoni
www.esserecomunisti.toscana.it/?p=7651#more-7651
 
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LokiTorino
view post Posted on 21/9/2010, 08:21




ma cosa serve un testo del genere? Sembra un temino delle superiori
 
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stalinlover
view post Posted on 21/9/2010, 08:50




mah, no dai, più che altro le conclusioni sono più che opinabili
 
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antonioc.
view post Posted on 8/4/2011, 02:13





La Repubblica Popolare Cinese è il proletariato cinese che si erge a classe sociale dominante sulla borghesia imperialista occidentale. L'economia cinese è quello che Deng ha chiamato "Socialismo di mercato", pianificazione e controllo all'interno dell'economia socialista statale, mercato per il capitale straniero, che comunque non può speculare con il capitale finanziario perchè il credito è saldamente nelle mani dello Stato e del Partito, ma solo reinvestire i profitti nella produzione o consumare, in tutti i casi a vantaggio dello sviluppo delle forze produttive, cosa a cui punta il partito e a cui tutti i comunisti dovrebbero badare maggiormente nel giudicare il Socialismo cinese. Una economia che non conosce i cicli tanto "cari" a noi occidentali di sovrapproduzione e recessione da decenni ha come presupposto il fatto che in Cina 1)non esiste una classe di sfruttatori "staccacedole" (rentier) alla occidentale che possidono i mezzi di produzione e il denaro, e 2)il Proletariato non deve vendere sul "libero mercato" (che in questo senso non c'è) le sue braccia come merce. Lo Stato (o le Province) impone il prezzo del lavoro artificialmente al di sopra del livello di sussistenza e il Proletariato cinese gode di un livello di benessere ormai sconosciuto alla stragrande maggiorparte degli operai occidentali). Tutto ciò è stato possibile solo al PCC (da Mao passando per Deng, Zu Enlai, Jiang Zemin fino a Hu jintao) e al suo Socialismo basato su una comprensione del Marxismo scientifica che ne ha colto il significato principale, che all'interno del mercato mondiale l'unico modo per il Socialismo di dimostrare la sua superiorità sul capitalismo è lo sviluppo delle forze produttive. I comunisti devono guardare alla Cina e alle conquiste del Proletariato cinese con spirito emulativo, tenendo conto delle condizioni specifiche dei rispettivi paesi con le rispettive storie.
 
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fumino
view post Posted on 17/4/2011, 21:05




Io non me ne intendo, ma mi pare esagerato affermare che il livello di benessere del proletariato cinese sia "ormai sconosciuto alla stragrande maggiorparte degli operai occidentali". Ne sei sicuro?
 
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4 replies since 20/9/2010, 18:33   212 views
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