www.tgcom.mediaset.it/politica/articoli/articolo492116.shtmlL'Aula della Camera ha confermato la fiducia al governo Berlusconi con 342 sì. I no sono stati 275 e tre gli astenuti. A comunicare i risultati è stata la vicepresidente della Camera, Rosy Bindi, informando che i presenti erano 620 e i votanti sono stati 617. La maggioranza richiesta era di 309.
Bossi: "Voto è strada maestra"
Umberto Bossi ha commentato così il voto di fiducia accordato dalla Camera al governo Berlusconi. "Nella vita è meglio prendere la strada maestra, la strada maestra è il voto. Berlusconi il voto non lo ha voluto e ora siamo a questo punto". "I numeri sono limitati - ha proseguito il leader della Lega -. La strada è stretta". Sulla mozione di sfiducia avanzata dal Pd: "No, non cade il governo, vado via io e s'incazzerà il Nord, la gente".
Granata vota no, convocato da Fini
Contro le indicazioni del gruppo di Fli, Fabio Granata ha votato no alla fiducia posta dal premier Silvio Berlusconi sulle risoluzioni. Per questo motivo il presidente della Camera ha convocato subito Granata
nell'ufficio di Montecitorio.
Granata: "Mio 'no' simbolico"
"Ho votato contro la fiducia come reazione simbolica agli attacchi vergognosi a cui in questi mesi è stato sottoposto il presidente Fini sul piano politico e personale". Lo afferma il deputato del Fli, Fabio Granata, precisando che "mi riconosco e condivido pienamente le posizioni del gruppo Futuro e Libertà per l'Italia, così come espresse in aula dal capogruppo Bocchino. Il nostro gruppo parlamentare, anche attraverso l'asse strategico con l'Mpa, ha dimostrato di essere tassello indispensabile per la governabilità".
Mpa, in 4 votano sì a fiducia
Quattro su cinque dei deputati del Movimento per le Autonomie hanno preso parte alle votazioni nell'Aula di Montecitorio dando il sì alla fiducia. Dunque solo un esponente del Mpa, Aurelio Misiti, non ha preso parte al voto.
qui c'è la chiave di lettura dell'ultima votazione, leggetela beneGOVERNO INCASSA LA FIDUCIA Il governo incassa la fiducia sul discorso programmatico del premier Silvio Berlusconi con 342 sì, ma la maggioranza anche solo senza Fli, non arriva a quota 316 e si ferma appena a 311, senza i quattro sì di oggi dell'Mpa a 307. L'esito del voto, nel giorno in cui il presidente della Camera sancisce l'avvio del suo nuovo partito, non potrà, dunque, non influenzare il resto della legislatura. Ma ecco i numeri della votazione. Tutti presenti e tutti per il sì i deputati del Pdl (ad eccezione di Giancarlo Pittelli che non fa in tempo a votare e poi lascia a verbale il proprio sì), che sono, dunque 235, ai quali vanno aggiunti i 59 della Lega per un totale di 294 parlamentari. Votano sì anche i finiani, ad eccezione di Mirko Tremaglia e Fabio Granata. Togliendo il presidente della Camera, che per prassi non vota, si tratta, in totale di 31 deputati (Roberto Menia non fa in tempo a votare sì) ai quali vanno aggiunti 4 esponenti dell'Mpa (Aurelio Misiti non vota), che fanno 'assè con Fli per un totale di 36 deputati e arrivando così a quota 329. Votano con il governo anche 4 esponenti di Noi Sud (Antonio Gaglione era assente), i 5 ex Udc che hanno fondato ieri il gruppo 'Popolari per l'Italia di domanì, il repubblicano Francesco Nucara, Francesco Pionati dell'Adc, l'ex Api Bruno Cesario e l'ex Idv, ora iscritto al Misto, Americo Porfidia. Ed ecco raggiunta la quota 342 del voto di oggi.
Mancano all'appello i tre Liberaldemocratici Italo Tanoni, Daniela Melchiorre e Maurizio Grassano che si dichiarano insoddisfatti del discorso di Berlusconi e votano no. Sempre nel 'ginepraiò del gruppo Misto due esponenti dell'Svp si astengono (Siegfried Brugger e Karl Zeller) e vota no Rolando Nicco.
Disco rosso alla maggioranza anche dal Repubblicano Giorgio La Malfa e dal Liberale Paolo Guzzanti. Massimo Calearo, ex Api, indeciso fino all'ultimo tra il sì e l'astensione, sceglie per quest'ultima via. Insomma, tolti i finiani la maggioranza si ferma a 311 voti, cinque in meno della fatidica quota di 316, che scendono a quota 306 se si leva tutto l'Mpa. La maggioranza 'tecnicà non viene raggiunta nemmeno aggiungendo i 3 liberaldemocratici e i due astenuti dell'Svp più Massimo Calearo. Insomma, l'incubo-Prodi per il premier è ora più che reale. Superato il voto di oggi, tra l'altro, la tenuta della maggioranza sarà sottoposta a diverse prove già dai prossimi giorni. Un esempio è la mozione del Pd per la sfiducia al ministro Bossi dopo l'uscita sui «porci» romani. Domani la capigruppo si riunirà per discuterne la calendarizzazione. E si tratterà di un voto comunque a rischio visto che non è così scontato che gli esponenti dei partiti del sud che hanno sostenuto oggi la maggioranza e i deputati romani del centrodestra votino sì.
www.leggo.it/articolo.php?id=82282