NON E’ IMPAZZIMENTO, MOLTO PEGGIO (di GLG 10 set ’10), ottima analisi di Lagrassa

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rikycccp
view post Posted on 13/10/2010, 14:48




NON E’ IMPAZZIMENTO, MOLTO PEGGIO (di GLG 10 set ’10)

I PM (alcuni, sbagliando volutamente, dicono i giudici, mentre sono degli accusatori) non sono impazziti e nemmeno comunisti. Semmai, qualcuno sarà malato di protagonismo, si sarà montato la testa. Il fulcro della questione non sta però qui. Da poco meno di vent’anni, la magistratura è stata usata da una ben precisa parte dei gruppi dominanti – la da me denominata GFeID, grande finanza e industria “decotta”, succhiatrice di sussidi statali poiché appartiene alla parte meno innovativa e di punta dell’industria – che per motivi spiegati più volte è in combutta con i predominanti mondiali dell’attuale epoca, gli Usa, pur se in relativo declino.
Ci saranno senza dubbio molti magistrati che amerebbero svolgere con equilibrio la loro funzione; la loro voce però non si sente, per cui è lecito ritenere la magistratura, in quanto tale, un braccio esecutivo di questa parte dei gruppi dominanti. Ve n’è un secondo, rappresentato dagli scherani politici di “sinistra”: un’ammucchiata di rinnegati, il cui grosso è costituito da quelli che rinnegarono il comunismo dopo il crollo del muro, avendo però già iniziato con Berlinguer il loro lento spostamento di campo; furono costretti ad accelerarlo bruscamente poiché nessuno pensava che in meno di un anno crollasse l’intera impalcatura “socialista” europea.
La magistratura non è quindi comunista, nemmeno è al servizio della sinistra; in sostanza, agisce di conserva con i vertici di Confindustria, con apparati finanziari e ambienti stranieri, affiancata in quest’opera dalla sinistra e da altre parti (denominate “destra”) che, di volta in volta quando al governo va Berlusconi, compiono ribaltoni, voltafaccia, e via dicendo. D’altra parte, l’attuale premier è probabilmente un fenomeno di resistenza di gruppi (in specie dell’industria “pubblica”) messi in difficoltà dall’opera di annientamento di Dc e Psi attuata dai magistrati nel ’92-’93, e di privatizzazione del settore economico “pubblico” realizzata seguendo decisioni varie, di cui vengono subito in mente quelle prese nella riunione sul panfilo Britannia, sempre nel 1992, cui parteciparono importanti personaggi italiani, tutti orientati a “sinistra” (sia laici “azionisti” che “cattolici”). Non essendo uomo di vero attacco, bensì solo di resistenza ad azioni altrui, Berlusconi non ha il coraggio di svelare con chiarezza chi lo aggredisce, e non è dunque in grado di assolvere una funzione nazionale.

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Quanto appena rilevato crea negli oppositori di una certa politica reazionaria notevoli problemi. Noi, ad esempio, siamo contro gli ambienti berlusconiani per rilevanti aspetti della loro politica che, anch’essa, ci rende subordinati agli Stati Uniti e alle loro mire imperiali. Senza considerare che siamo, tanto per fare un esempio, decisamente contrari ad ogni forma di inimicizia nei confronti del mondo islamico. I giornali di centro-destra ogni tanto, e via via più spesso, mostrano insofferenza verso la GFeID; assai meno invece contro gli Usa (salvo qualche raro articolo da noi valorizzato come quelli di Bechis e di Barba). Tali giornali sono intrisi di furia antislamica, di odio verso l’Iran, di sostanziale schieramento con gli Usa nei confronti di Russia e Cina, sotto sotto considerate ancora infide come quando erano indicate quali paesi “comunisti” (un’autentica bestialità per chi conosce qualcosa dell’impostazione marxista del comunismo, mai pensato, nemmeno all’epoca di Stalin, sotto forma di “paesi”). Basti vedere, oggi, la soddisfazione di questi giornali per l’assegnazione del premio Nobel per la pace (da loro criticato quando fu scelto Obama) ad un “dissidente” cinese. La faziosità politica è evidente; la forma mentis è simile a quella che prevale nella nostra magistratura contro Berlusconi. Se si tratta dei magistrati, la “destra” protesta per il loro “doppio-pesismo”; quando un organismo ormai squalificato come quello che assegna i Nobel compie un atto ostile nei confronti della Cina, tutto va bene.
Un simile atteggiamento ci disgusta. Inoltre, abbiamo molto da ridire sulla politica berlusconiana. Siamo tuttavia costretti ad assumere atteggiamenti più decisamente ostili verso gli antiberlusconiani sol perché sono ancora peggiori nella loro faziosità, nel loro servilismo a favore dei “poteri forti” e degli Usa; perché sono reazionari a tutto tondo e vili traditori pronti a schierarsi contro gli interessi del nostro paese. Non è una situazione piacevole, la nostra; non siamo banalmente per il “meno peggio” e, tuttavia, non possiamo ignorare dov’è situato lo schieramento – i nostri gruppi dominanti (economici) più parassiti e ignobili, assieme ai loro mandatari in ambito politico e giudiziario – che agisce in piena combutta con un paese straniero ancora aspirante al predominio imperiale.

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Data la situazione, critichiamo la politica governativa, ma stando sempre attenti a non confonderci con i rinnegati e traditori. Siamo perciò pure diffidenti nei confronti di chi, magari in buona fede, dirige pressoché esclusivamente i suoi attacchi verso la politica condotta con riguardo al mondo del lavoro o anche, tanto per fare un esempio che sempre viene in primo piano, alla riforma dell’insegnamento. Intanto, per mondo del lavoro alcuni della cosiddetta “sinistra critica o radicale” (di vetuste origini sessantottarde) intendono soltanto quelli salariati, in speciale modo gli “operai”. Il mondo del lavoro è assai più complesso e ha ormai in gran parte abbandonato (salvo che nell’impiego pubblico) la “sinistra” tout court; figuriamoci quei pochi spezzoni dissennati di quella che si crede ancora “radicale”. Bisogna stare attenti a non prendere subito per lotte del lavoro le proteste di alcuni gruppi minoritari, troppo spesso appoggiati da alcuni scalmanati, anarcoidi, che compiono azioni in questo momento consentite solo dall’inesistenza di solide istituzioni in un paese allo sbando completo.
Non si deve tuttavia pensare ad uno sbando come quello che può nascere da una guerra o comunque in presenza di gravi disfacimenti e disgregazioni sociali legati ad eventi storici effettivamente traumatici. Nell’Italia odierna, si tratta semplicemente della situazione creata da una “guerra tra gang” scatenata e di fatto orientata, sia pure di soppiatto, dai poteri già sopra indicati. Si ha quindi a che fare con il classico caos promosso da chi “vuol pescare nel torbido”. I giochi li stanno conducendo i vari gruppi dominanti (le “gang”) in scontro reciproco. Qualcuno, con la solita mentalità già vista all’opera in questo disgraziato paese nel ’68 e ’77, crede di potervi inserire l’azione “rivoluzionaria”, che è in realtà, lo ripeto, quella di piccolissimi circoli di anarcoidi e disadattati. Se si appoggiassero questi ultimi, si prenderebbe una cantonata tale da condurre per l’ennesima volta ad ulteriori sconfitte, favorendo soltanto l’azione dei peggiori fra i dominanti. Se invece di combattere i settori esecutivi della GFeID e della “manina d’oltreoceano”, ci si pone al loro servizio con una lotta scoordinata e confusa, i lavoratori ne saranno fortemente danneggiati; del resto, una parte sempre maggiore di questi – e per fortuna, bisogna dire, tenuto conto della stupidità di quella “sinistra” di puri dissennati – si sta staccando e andando altrove.
Se s’intende combattere adeguatamente gli ambienti berlusconiani – cioè una certa parte del centrodestra – è innanzitutto essenziale bonificare l’area etichettata come “sinistra” (oggi commista a settori di “destra”, sempre stando alla pura denominazione di facciata). Il compito preliminare è ridurre all’impotenza quest’area. Altrimenti, ogni lotta contro il centro-destra (berlusconiano), pur giusta che sia, favorirà comunque la parte peggiore del nostro capitalismo e accentuerà la nostra dipendenza dalle mire ancora imperiali di ambienti strategici statunitensi. Se vince il capitalismo dei vertici di Confindustria e della grande finanza, non ne deriverà alcun vantaggio per il “mondo del lavoro”. Chi ragiona ancora come ai primordi del movimento operaio, pensando all’internazionalismo proletario, alla semplicistica divisione della società (senza distinguere tra nazione e mondo) in capitalisti (sfruttatori) e operai (sfruttati), è ormai un grave pericolo per le nostre società reali; è necessario combatterlo e isolarlo.

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Nell’attuale fase storica, le cosiddette lotte del lavoro vanno innanzitutto viste nella loro realtà di un disparato insieme di movimenti condotti da più spezzoni della popolazione lavoratrice, spezzoni che hanno spesso interessi non spontaneamente convergenti o addirittura contrastanti. Basta con la considerazione del lavoro come fosse solo quello detto dipendente (in effetti, salariato), per di più ai bassi livelli esecutivi. Inoltre, la lotta dei suoi diversi spezzoni va inquadrata nell’ambito del più complesso confronto teso a liberarsi dai condizionamenti dei gruppi predominanti a livello mondiale; non si tratta tanto delle “multinazionali” quanto di quei gruppi di potere che orientano lo scontro tra paesi o nazioni, i più decisivi protagonisti della battaglia che andrà sempre più sviluppandosi e intensificandosi negli anni a venire.
Le lotte del lavoro (salariato ed esecutivo) e quelle contro i profitti delle multinazionali, se condotte (come oggi sono!) senza riguardo alla questione dell’indipendenza nazionale, si saldano ormai in un fronte reazionario; quel fronte finanziato tramite mille rivoli – e spesso indirettamente, servendosi delle “filiali” in paesi altri (tipo la GFeID in Italia) – dagli Stati Uniti per i loro fini di predominio mondiale. Per ridare a tali lotte un carattere progressivo, cioè di avanzamento di processi liberatori (anche dallo sfruttamento), è del tutto necessario che esse si uniscano, in posizione di inglobamento, ai conflitti tesi a liberarsi dall’azione nefasta dei settori di asservimento nazionale, dei settori che appoggiano le “democratiche rivoluzioni colorate”. In Italia ciò si traduce in lotta senza quartiere alla GFeID e ai suoi rami esecutivi politici e giudiziari, cioè alla “sinistra” (e settori di “centro” e di “destra” ad essa connessi nella ben nota “ammucchiata” che si pretende di “salvezza nazionale”) e alla magistratura.
Solo così sarà possibile condurre la battaglia anche contro gli attuali gruppi al governo – che, del resto, potrebbero esserlo ancora per poco – senza favorire i “traditori”, coloro che ci svendono ad interessi stranieri, mediati dai parassiti finanziari e confindustriali nostrani. Fino a quando questi “traditori” e venduti occuperanno il campo dell’opposizione, ogni lotta antiberlusconiana sarà intrigata e rischierà di appoggiare i nemici principali e più pericolosi. Questo è un punto programmatico che dovrebbe essere assunto a mio avviso dal blog e potrebbe servire da leitmotiv per la creazione di una rete di contatti con carattere di difesa dell’interesse “nazionale”; che non c’entra nulla con il mero nazionalismo. Si tratta di perseguire gli interessi della gran parte della popolazione italiana, che non è un complesso unico ed omogeneo, ma composto invece di molti segmenti e strati sociali.
Per realizzare questi interessi più generali o complessivi (sebbene differenziati al loro interno) è ingenuo pensare che si possa fare a meno di una grande industria di punta, di settori avanzati e strategici (ad esempio, ma è solo un esempio, energetici). Che tale industria sia “pubblica” o “privata” è un “accidente storico”; credere che il “pubblico” rappresenti veramente il generale e collettivo appartiene alla mitologia infantile di certi ideologi di quart’ordine. In ogni caso, tutta la “sinistra” – e l’infame ammucchiata che pretenderebbe di costituirsi sotto “alto patrocinio” – è nemica di questa industria, la vuol danneggiare; ciancia di lavoro mentre magari sbava per avere come “caposquadra” un Montezemolo o gente similare. Si tratta di nemici, da combattere ad oltranza; chiunque si ponga al loro fianco, con la scusa che Berlusconi è Il Male, è un furfante e/o un idiota che ci porta allo sbaraglio. Non è più ammissibile la buona fede di questa gentaglia; chiunque appoggi la GFeID, chiunque danneggi la nostra grande industria di punta e strategica, va ritenuto il nemico peggiore. Esso va neutralizzato con qualsiasi mezzo. Le lotte del lavoro, e le altre che sarà giusto appoggiare, vanno inquadrate rigorosamente in questa lotta primaria; altrimenti sono reazionarie, sono pura “Vandea”, vanno contrastate e non certo sostenute.

http://conflittiestrategie.splinder.com/po...i-glg-10-set-10
 
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LokiTorino
view post Posted on 14/10/2010, 08:15




direi che le note a questo articolo sono pure meglio.
 
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Capitano Dyce
view post Posted on 19/10/2010, 12:57




mah, più arrogante che innovativo.
 
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LokiTorino
view post Posted on 19/10/2010, 13:17




infatti le cose interessanti sono nel compendio più che qua.
 
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3 replies since 13/10/2010, 14:48   105 views
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