Saviano, il nuovo brand della sinistra decotta

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LokiTorino
view post Posted on 11/11/2010, 09:07




Imbarazzante. Non troviamo altro modo per definire la prestazione fornita da Roberto Saviano lunedì sera a Vieni via con me, il programma ideato con Fabio Fazio su Rai3. Se nei suoi libri aveva già dimostrato di non essere un nuovo Umberto Eco, da lunedì sera sappiamo che non sarà nemmeno il nuovo Marco Paolini. A vederlo abbiamo provato nostalgia per le prediche di un qualunque Celentano, per le intemperanze di un qualsiasi Sgarbi. Persino Gianfranco Funari con il suo trash televisivo ci è mancato. Al cospetto il senso di inadeguatezza dimostrato, i luoghi comuni sciorinati, l'uso sistematico di una memoria selettiva e arrangiata, la pochezza culturale messa in campo suscitavano disagio. Un senso di pena e quasi un moto di rimprovero per chi lo ha trascinato lì. Un monologo melenso di trenta minuti, senza contraddittorio, privo del senso del ritmo, di battute folgoranti, della potenza delle pause, ma accompagnato solo da uno smisurato e pretenzioso egocentrismo, sono stati davvero troppi. Forse un posto giusto per Saviano in televisione ci sarebbe pure, magari nel confessionale del Grande fratello o sotto il fresco di una bella palma nell’Isola dei famosi. Perché il livello è quello lì: un derivato speculare dell’era berlusconiana. La lunga serata televisiva era cominciata al mattino sulle pagine di Repubblica, dove Saviano annunciava che avrebbe raccontato il funzionamento della “macchina del fango”. Ma il calco televisivo dell’articolo scritto da Giuseppe D’Avanzo a metà ottobre non è riuscito un granché. L’autore di Gomorra piangeva censura. Singolare lamentela per un personaggio che vende centinaia di migliaia di copie con la Mondadori, l’ammiraglia editoriale della famiglia Berlusconi, ha pubblicato l’ultimo libro per la prestigiosa Einaudi diventata una sottomarca sempre della Mondatori, scrive sul secondo quotidiano italiano emanazione di uno dei più potenti e aggressivi gruppi editoriali-finanziari (De Benedetti-Repubblica-Espresso), va in televisione a recitare monologhi nemmeno fosse il presidente della Repubblica, percepisce in cambio un compenso di alcune centinaia di migliaia di euro, cioè l’equivalente di oltre venti anni di salario di un impiegato o di un operaio e di almeno due esistenze di lavoro di un qualsiasi precario. Il vittimismo è proseguito per l’intera serata rivelando la grave mitomania del personaggio che ha utilizzato alcuni spezzoni televisivi del giudice Falcone per parlare, in realtà, di sé. Il transfert era evidente. Saviano ha messo in scena la propria voglia di martirio, manifestazione preoccupante di quella sindrome che gli esperti chiamano di san Sebastiano. Non ha rinunciato poi ad inviare dei segnali politici molto chiari. Per tutta la serata non ha mai citato la parola destra, ovviamente tirando bordate, senza mai nominarlo, contro Berlusconi. Ha invece più volte richiamato le responsabilità della sinistra colpevole di aver lasciato solo Falcone, ucciso poi dalla mafia. In realtà a farlo furono soprattutto gli antesignani del giustizialismo odierno, quegli esponenti della Rete che sospinti dall’anticraxismo criticarono la sua scelta di collaborare col guardasigilli Martelli. Insomma lunedì sera Saviano ha tirato la volata alla destra di san Giuliano, quelle di Fini. I suoi fans di sinistra è ora che se ne facciano una ragione.

Paolo Persichetti (Liberazione-10.11.10)

SAVIANO. NON BASTA LA PAROLA
Monologhi e libri abbondano di errori grossolani. Ma ormai è un intoccabile


L’ho scritto e detto altre volte, lo ridico subito a scanso di equivoci: a me Roberto Saviano non piace. Non mi piace Gomorra. Lo considero uno dei libri più comprati e meno letti degli ultimi dieci anni. Come La Rabbia e l’orgoglio di Oriana Fallaci e Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi. Libri scelti dai lettori quasi sempre per partito preso. Spesso messi sullo scaffale e lì lasciati. Citati, elogiati, recensiti, ma letti probabilmente molto meno di quanto si pensi. Gomorra lo comprai con tante buone intenzioni ma feci una fatica enorme a leggerlo per intero. Scritto male, a tratti sgrammaticato, zuppo di presunzione. Quando arrivai alle pagine in cui Saviano scimmiotta Pasolini lanciandosi in un lunghissimo “Io so”, la tentazione di buttare il libro fu fortissima.

Il pessimo monologo su Neda
La mia diffidenza per Saviano è cresciuta dopo aver visto il suo monologo televisivo (ospite di Fabio Fazio, ça va sans dire) su Neda, la ragazza iraniana uccisa a Teheran in una manifestazione dopo i brogli elettorali del giugno 2009. L’orazione di Saviano si basava su assunti fasulli: Neda sarebbe stata uccisa perché “a volto scoperto”, perché “era al cellulare per strada”, perché “reclamava il diritto a guidare”. Affermazioni a cui corrispondono altrettanti luoghi comuni sull’Iran, Paese che evidentemente Saviano non conosce, ma sul quale si sente autorizzato a sproloquiare. Perché in Iran le donne subiscono certamente tante ingiustizie, ma guidano eccome (persino i taxi e gli autobus, ma guarda un po’), lavorano, e passano anche tanto tempo in strada attaccate al cellulare (certe abitudini sono evidentemente globali). Forse Saviano avrà confuso l’Iran con l’Arabia Saudita, chissà.

Le castronerie sull’omicidio Impastato
Saviano è fallace e distratto non solo sull’Iran, ma anche sul tema che più gli dovrebbe essere a cuore: la mafia. I giornali non ne hanno parlato, ma il 4 ottobre 2010 il centro studi Peppino Impastato – intitolato al giornalista ucciso dalla mafia nel 1978 - ha inviato alla casa editrice Giulio Einaudi una diffida per il libro di Saviano 'La parola contro la camorra' . Nel libro si sostiene che il film 'I cento passi' di Marco Tullio Giordana (2000) fece “riaprire il processo” (sic) ai responsabili dell’omicidio Impastato. A parte l’evidente castroneria giuridica (casomai si riapre un’indagine, non un processo…), Saviano ignora alcuni elementi fondamentali della vicenda: il primo processo contro Vito Palazzolo cominciò nel 1999, un anno prima dell’uscita del film di Giordana. Il processo contro Gaetano Badalamenti si aprì nel gennaio del 2000, comunque molti mesi prima della presentazione del film. Non solo: la Commissione parlamentare antimafia già dal 1998 indagava sul depistaggio delle indagini. E altri errori grossolani sulla vicenda sono stati riscontrati da amici e parenti di Impastato nel libro La bellezza e l'inferno.

Lo scrittore non ha replicato e non ha accettato un confronto pubblico con i responsabili del Centro Impastato. I media (tutti o quasi) hanno taciuto.

Il guaio è che tutto quello che dice viene orami preso per verità assoluta da tantissime persone. E qui veniamo al dunque. Che ci piaccia o meno, Saviano è un logo, una moda. È uno dei nomi a cui una parte di italiani delega le proprie scelte politiche e culturali. Saviano, basta la parola. E sono tutti contenti. A cominciare dal suo editore (ah già, piccolo dettaglio, pubblica con Mondadori ed Einaudi), felice di vendere tante copie di un autore che dovrebbe essere un suo antagonista ma è in realtà una delle tante persone sul suo libro paga.

La deprimente euforia per il duo Fazio/Saviano
La cosiddetta stampa democratica e di sinistra si compiace degli ottimi ascolti di Vieni via con me, per una sera diretta concorrente del Grande Fratello berlusconiano. Ma siamo sicuri che siano due prodotti culturali così diversi?

Lo so, per molti questa potrebbe suonare quasi come una bestemmia. Ma cosa c’è di nuovo, di profondo, di “alto” nel nuovo programma della premiata ditta Fazio/Saviano? Basta che si pronunci il nome di Falcone e la platea si spella le mani in un applauso obbligato e quindi falso. Per il resto, il suo è il solito monologo superficiale e lacunoso, tanto più sgradevole perché dichiaratamente “pedagogico”.

Ma a tanti va bene così, perché “basta” così. Saviano rappresenta la modica quantità di cultura e coscienza civile tollerabile dagli italiani. Un marchio da scegliere e acquistare. Per il profitto di pochi e il quieto vivere di molti.


Antonello Sacchetti
10/11/2010
 
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BIXIO*CV
view post Posted on 11/11/2010, 16:28




Trovo difficilissimo destrutturare tra molti compagni, l'idea che i Travaglio i Saviano e compagnia cantante, siano dei possibili esempi di agire politico.

Aivoglia a spiegare.

 
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LokiTorino
view post Posted on 12/11/2010, 09:30




perché farlo? E' tutto a vantaggio nostro...quando arriva l'inculata poi si ride per benino
 
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stalinlover
view post Posted on 12/11/2010, 10:10




è una questione di tempo
 
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3 replies since 11/11/2010, 09:03   109 views
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