Sfiducia a Berlusconi, topic contenitore

« Older   Newer »
  Share  
LokiTorino
view post Posted on 16/12/2010, 09:15




Il mio punto di vista in estrema sintesi:

Lato istituzionale.
1) La farsa di Fini è arrivata al capolinea. B l'ha ripagato con la sua stessa moneta (dei traditori) e gliel'ha messa in culo. Ora la strada per le elezioni è in discesa per B, dove credo farà cappotto, anche perché la Gelmini è passata, la CGIL è in angolo, e la mobilitazione in via di segnimento (a meno di straordinarie circostanze che io ora non vedo ma che nessuno può dare mai per scontatamente inesistenti).

2) Il PD ha dimostrato di essere un soggetto politico insulso, pieno di idioti e tenuto con la colla stick.

3) Godo per Scilipoti, gli sta bene a Di Pietro, il campione dell'antiberlusconismo da operetta.

4) La Lega vuole il voto, perché sa che prenderà una bella barcata e si assesterà come soggetto possibile alla transizione post-B.

5) La sinistra di Vendola e Ferrero è come al solito una pupazzata a codazzo di questi altri mediocri e sfigati burocrati post-comunisti che non hanno ancora capito in che pianeta stanno.
6) Chicca delle chicche: Rosy Bindi:"noi non abbiamo perso,abbiamo vinto! Berlusconi sta cercando come sempre di mistificare la realtà!". No comment ulteriori.

Lato socio-economico-geopolitico.
1) Fini ha perso, nonostante avesse dalla sua una marea di piccoli fans. B vince di nuovo e tiene ancora per un po'. Intanto la banca del credito cooperativo emiliano viene autorizzata dalla Banca d'Italia a chiudere i rubinetti ai suoi correntisti per 30 giorni (stile Argentina). E tira aria che avverà lo stesso al settore Impresa di Unicredit. Insomma, il Paese è alle cozze e questi fanno i teatrini, chiaro che a Fini interessa più che altro infilarsi in un buco che però oramai è troppo stretto per lui. La normalizzazione della destra in funzione confindustriale rischia di non passare più per lui, ma che venga scelto un soggetto meno coglione.
2) E' indubbio che il governo B ha la politica estera meno peggio delle possibili oggi. E la cosa triste è che il discorso di sfiducia di Bocchino&co (compreso il c-sx) non era sulle politiche antisociali del governo, ma sull'impresentabilità delle amicizie di B. Ovviamente impresentabili per chi? Per gli USA, visto che citavano Gheddafi e Lukashenko e sottindevano Putin e Ahmadinejad. Insomma, possiamo anche ridere di GLG, ma su questo c'ha preso proprio: chi vuole sfiduciare B non ha un progetto alternativo di rilancio nazionale e gestione della crisi al suo, anzi, probabilmente è pure peggiorativo.

Lato della piazza.
1) Qualcuno mi spiega cos'è la "sfiducia dal basso"?
2) Hanno riempito le piazze, ma secondo me è più un canto del cigno (stile il 16 ottobre per la FIOM) più che un segnale di partenza della Reconquista. Tra l'altro non mi è ancora chiaro il perché di questa discesa in piazza. Qualcuno me la sa spiegare? Perché se era una lamentela alle politiche di governo (legittimo e giustissimo), allora perché farla in concomitanza con la sfiducia a B? Che significato avrebbe avuto farla in combo con una delle operazioni più torbide della democrazia italiana?
Se invece era di sostegno alla sfiducia, beh, siamo al più totale accodamento dei dominati ai dominanti (per dirla alla GLG).
3) A me sembra più una teatrinata visto che si è innescato il solito vuoto rituale: zona rossa-accerchiamento-tentativo di sfondamento-repressione-scontri. Rituale senza valenza politica, anche perché, nel caso avessero sfondato e fossero finiti sotto il parlamento, poi che facevano? Defenestravano B e i suoi e portavano la corona d'alloro a Bersani? O defenestravano anche lui? E chi ci mettevano poi? Insomma, frutta come al solito.
Poi per carità, sull'estetica degli scontri non si discute, per me quelli sono sempre belli e tifo sempre riot, però qua siamo nel campo dell'ottica da stadio.
4) Eccezionale anche il codazzo di polemiche sì/no/forse violenza, con le solite accuse reciproche (infiltrati, no fascisti, no anarchici, no sto cazzo!), condanne alla violenza e divisioni buoni/cattivi. Insomma, i soliti copioni (noiosi).
 
Top
babeuf
view post Posted on 16/12/2010, 11:45




Sul piano politico istituzionale è evidente che Fini abbia perso. Bene. Altrimenti ci beccavamo un governo Draghi o Mario Monti che avrebbe realizzato un massacro sociale e privatizzato quello che resta in piedi dell'industria pubblica. Non sono però convinto che per sb la strada sia del tutto in discesa.
Bossi come ha notato Loki non ha interesse a stare nel pantano, e se si va ad elezioni non credo ci sia la maggioranza al senato. In quel caso ricomincerebbe il balletto delle opzioni Monti- Draghi , o di un governo Tremonti. Se Fini è ormai debolissimo, Casini ha diverse carte da giocare.
IL Pd è insulso , sì. Non serve un analista a capirlo. Non ha nè una linea politica comune, nè una cultura, nulla. Potrebbe saltare a vantaggio di Casini o Vendola a seconda delle scelte di coalizione.
Sul piano economico sociale rischiamo il baratro. Non è colpa solo di sb, ma insomma governa il paese da 16 anni..
Sulle mobilitazioni sociali non mi convince nulla di quello che dice Loki. La manifestazione del 16 Ottobre segna secondo me l'inizio di un nuovo conflitto sociale non il canto del cigno.
Idem per le mobilitazioni di studenti e ricercatori. In questo caso bisogna guardare oltre alle apparenze.
Non erano in piazza contro il caimano, ma hanno affermato il loro diritto a sopravvivere.
Dal 16 Ottobre e dall 14 si può rintracciare un programma minimo del lavoro. Difesa degli impianti produttivi del paese (Pomigliano, Mirafiori ecc.), difesa del salario, richiesta di investimenti sulla ricerca per non diventare come la Grecia.
Credo che la stessa Cgil stia pensando seriamente all'opzione sciopero generale.
In giro c'è una forte domanda di organizzazione e di politica. Il 14 avranno attaccato obiettivi sbagliati, ma si è testimoniata tutta la rabbia verso uno sbocco politico, che al momento, non c'è.
Occorre costruirlo. E non pensare che tutto quello che si muove nella società sia organizzato della Cia.
 
Top
Capitano Dyce
view post Posted on 16/12/2010, 11:48




Lato istituzionale_

Concordo su tutto

Lato economico.geopolitico_

Bah, non ho mai avuto difficoltà a digerire e fare mie alcune tesi di GLG e compari, mi sembra chiaro il disegno politico/economico che sta dietro al "terzo polo". Ma mi sembra assolutamente sopravvalutata la valenza di B e sodali. Che poi non si capisce come e perchè, per quali fini il berlusca (o chi per lui) dovrebbe avere a premura questa sovranità italiana, visto che dal suo potere in 16anni tutto si è visto meno il progresso economico, culturale e anche geopolitico del nostro paese. Poi che il resto del parco parlamentare siano dei mostriciattoli tipo gremlins ci sto e ne sono consapevole, ma per questo assolvere la banda berlusconi e addirittura il ruolo riflessivo dell'estrema destra mi sembra arrivare a picchi di idiozia che nemmeno ferrero e vendola insieme ci riuscirebbero.
La situazione economica si fa sempre più buia, l'altro ieri sinceramente ho sperato che non cadesse il governo perchè avremmo consegnato l'italia a marchionne, ma se non vedo alternative politiche, io penso a me e tifo caos. che non ci sono punti di riferimento è storia vecchia, penso che dobbiamo lavorare per costruirli o per indirizzarli, non certo per sperare che stia su la baracca del berlusca, e costruirli significa stare dentro le situazioni anche quando ci puzzano un po' di rigno.

lato della piazza_

Il progetto politico dietro le mobilitazione non esiste, ma anche questa è storia vecchia, quello che è successo2 giorni fa di nuovo è che la piazza ha voluto a forza riprendere la propria importanza. Penso che buona parte di chi c'era per la prima volta vedeva caricare le guardie fuori dallo stadio, un altra buona parte a mandato in culo i pompieri della non violenza e si è dato da fare.
se dal punto di vista politico la piazza non aveva niente da dire, dal punto di vista sociale penso che ci sia stato un salto di livello. poi al di là della prima fotta non è che c'è da stare serenissimi. sono d'accordo con te che lascia strascichi alquanto noiosi ecc.

CITAZIONE
Non erano in piazza contro il caimano, ma hanno affermato il loro diritto a sopravvivere.
Dal 16 Ottobre e dall 14 si può rintracciare un programma minimo del lavoro. Difesa degli impianti produttivi del paese (Pomigliano, Mirafiori ecc.), difesa del salario, richiesta di investimenti sulla ricerca per non diventare come la Grecia.
Credo che la stessa Cgil stia pensando seriamente all'opzione sciopero generale.
In giro c'è una forte domanda di organizzazione e di politica. Il 14 avranno attaccato obiettivi sbagliati, ma si è testimoniata tutta la rabbia verso uno sbocco politico, che al momento, non c'è.
Occorre costruirlo. E non pensare che tutto quello che si muove nella società sia organizzato della Cia.

concordo su quasi tutto, salvo la questione fondamentale, NON C'è UNA FORTE DOMANDA DI ORGANIZZAZIONE.
 
Top
Nick 81
view post Posted on 16/12/2010, 13:36




interessanti tutti e tre gli interventi.
La mia unica considerazione è che vi sia assoluta necessità di un nuovo soggetto politico organizzato (che almeno per me non può essere la fed.sinistra)... anche se, come fa notare Dyce, non vedo questa grande richiesta, anzi l'indirizzo mi sembra più l'anarchismo e il ribellismo modello grecia.
Senza di esso purtroppo non si va da nessuna parte.

Post di Wu Ming 1 sul sito Militant (www.militant-blog.org/?p=3772)
«Rifiutare le contrapposizioni tra buoni e cattivi, pacifici e violenti, chi c’era e chi non c’era, “reduci del 14″ e “perplessi dal 14″. Non dividere ma sforzarsi di unire. Questo è un punto da tenere fermo. Continuando però a ragionare. Il 14 non è la cura. Il 14 è il sintomo. Un corpo sociale in grave sofferenza si esprime con rabbia contro chi l’ha condannato al male. Noi che siamo per il comunismo non dobbiamo fermarci al sintomo, ma trovare la cura contro quel male. Andare oltre il momento della negazione. Serve il collegamento tra le lotte, serve organizzarsi, servono le alleanze, servono saperi adeguati, serve l’egemonia. I comunisti capiscono la spontaneità e la furia, ascoltano il rombo di quelle acque, e ci si calano anche dentro. Ma sanno che, senza un corso in cui incanalarsi, senza argini tra i quali correre, l’acqua non forma più un fiume, ma una palude»
 
Top
BIXIO*CV
view post Posted on 16/12/2010, 13:43




Lato Istituzionale

E' vero le cose stanno così, anche se non sottovaluterei il fattore Vendola, alla fine a sinistra c'è talmente confusione che non è chiaro se lui possa essere il nuovo profeta o meno. E' tutto in corso, e spero vivamente che sia Vendola il nostro The King Of new left, almeno da dichiarare morta la sinistra una volta per tutte nel giro di pochi mesi.

lato socio - geo

Le politiche di sb sono effettivamente migliori per il sistema Italia, adesso in questo momento, per puro caso e per una serie di circostanze non dovute ad una strategia economica che porti all'antimperialismo di stampo socialista, per cui mi chiedo come ci si possa poi in futuro incunearsi nella lotta tra dominanti se non abbiamo compagni di viaggio validi per fare 3 metri. Nonostante questo godo per come è andata alla camera.


lato piazza

sto ancora rosicando per non essere stato lì - ma non poco - sono giorni che ho l'ansia da prestazione mancata. Cascasse il mondo le prossime volte mi alleno prima e partecipo alla grande. Veramente mi rode il culo. Al contempo non credo che all'oggi possa nascere qualcosa perchè al massimo si avranno sussulti e strascichi anche interessanti e magari partecipate, ma come al solito sernza un minimo di progettualità politica seria visto che il tutto manca come al solito di organizzazione strutturate e con progetti di ampio respiro.
Facendomi un giro nei blog di certi gruppi confermo questo mio sentore.
Altra cosa: la non difesa di pezzi di corteo non esperti in sommosse porta ad allontanamenti/divisioni buoni-cattivi e poca serietà. tanto sto lato non sarà mai considerato.

Questo tipo di manifestazioni (tipo il 16 ottobre) sono annunciatori di grandi cambiamenti che vengono dimenticati nel giro di 2 settimane, chi afferma altro vive in una dimensione che è tutta politica e parallela, quindi sono alquanto inutili.
La concomitanza con il voto di sfiducia mi ricorda le dinamiche dell'onda diretta non certo dai movimenti, come stavolta. Il fatto che gli studenti abbiano fatto un po' come cazzo gli pareva mettendo su un teatrino abbastanza scontato (e veramente noioso) arrivando a vie centralissime e super blindate dalla mattina - beh mi fa pensare nuovamente.

nulla di nuovo

 
Top
babeuf
view post Posted on 16/12/2010, 14:11





Per rispondere a Wu Ming, non credo che il 14 sia la soluzione nè il sintomo. Per me testimonia della nascita di una soggettività su cui si può lavorare. La cosa che ha impressionato tutti è che nel corteo hanno convissuto forme estreme e forme "pacifiche " di conflitto. Senza nessuna demonizzazione, ma anzi quasi con naturalezza. Se fossi un giornalista "borghese" è su questo che porrei l'attenzione .
Tra l'altro pare invece iche gli spezzoni "moderati" sano riusciti a guadagnarsi una loro agibilità.
Quando parlo di organizzazione non penso certo al partito leninista, ma a forme di connessione e direzione dei movimenti sociali. In primis Fiom e studenti. Perchè secondo me non è il canto del cigno, ma l'inizio.
Una deriva ribellistica è certamente possibile, ma credo che il ruolo della Fiom sia centrale da questo punto di vista.
Rinaldini, che non è più il segretario, sta lavorando proprio alla costruzione di una forma organizzata di unità dei movimenti.

CITAZIONE (Nick 81 @ 16/12/2010, 13:36) 
interessanti tutti e tre gli interventi.
La mia unica considerazione è che vi sia assoluta necessità di un nuovo soggetto politico organizzato (che almeno per me non può essere la fed.sinistra)... anche se, come fa notare Dyce, non vedo questa grande richiesta, anzi l'indirizzo mi sembra più l'anarchismo e il ribellismo modello grecia.
Senza di esso purtroppo non si va da nessuna parte.

Post di Wu Ming 1 sul sito Militant (www.militant-blog.org/?p=3772)
«Rifiutare le contrapposizioni tra buoni e cattivi, pacifici e violenti, chi c’era e chi non c’era, “reduci del 14″ e “perplessi dal 14″. Non dividere ma sforzarsi di unire. Questo è un punto da tenere fermo. Continuando però a ragionare. Il 14 non è la cura. Il 14 è il sintomo. Un corpo sociale in grave sofferenza si esprime con rabbia contro chi l’ha condannato al male. Noi che siamo per il comunismo non dobbiamo fermarci al sintomo, ma trovare la cura contro quel male. Andare oltre il momento della negazione. Serve il collegamento tra le lotte, serve organizzarsi, servono le alleanze, servono saperi adeguati, serve l’egemonia. I comunisti capiscono la spontaneità e la furia, ascoltano il rombo di quelle acque, e ci si calano anche dentro. Ma sanno che, senza un corso in cui incanalarsi, senza argini tra i quali correre, l’acqua non forma più un fiume, ma una palude»

 
Top
LokiTorino
view post Posted on 16/12/2010, 14:20




TONI NEGRI: Dopo il 14 dicembre

Che con il 14 dicembre la Repubblica abbia versato nell’agonia, sembra chiaro alle gazzette. In effetti la situazione è grave. In crisi è la macchina costituzionale. La recessione è alle porte e copre un altro pericolo, probabilmente ancora più importante e sottaciuto, che è la secessione del Nord. Tutto questo nella salsa di un’invadente corruzione, che non è senz’altro solo quella denunciata da Travaglio o da Fini, ma la disgregazione interna del meccanismo di equilibrio e rappresentanza costituzionale.

Questa crisi è stata fin qui gestita interamente dalla destra. Inutile soffermarsi su cosa sia stato il berlusconismo: una reinvenzione populista, transitoria ma efficace, del governo del capitale nella fase di transizione dalla guerra fredda all’evento del declino del governo imperiale americano. Le alleanze Berlusconi-Putin o Gheddafi sono molto meno caricaturali e scandalose di quanto le si voglia fare apparire; le pasoliniane notti di Salò del nostro primo ministro, adeguate al decadimento morale delle dirigenze politiche dell’occidente. Non sappiamo come andrà a finire: quello che sappiamo è che la forza per rispondere alla crisi, dal punto di vista proletario, è stata insufficiente, che la sinistra parlamentare non è solo debole ed inefficace ma che funziona benissimo come contraltare di uno schieramento moderato rissoso e in crisi.

Qui è necessario rompere ogni continuità. Sembra chiaro che il dibattito politico d’ora in poi debba svolgersi sui temi di un programma costituente, irriducibili all’attuale realismo della sinistra, e debba trovare forme organizzative adeguate alla nuova composizione sociale della resistenza dei lavoratori della mano e del cervello. È bizzarro, ma non inusuale, accorgersi che ora la lotta democratica sia già confusa con quella sovversiva, che il vuoto di democrazia è già stato fatto e che dunque sovversione è oggi costituzione. Il Pd non è agibile soltanto sui due terreni sui quali propone, per così dire, linee politiche: il “centrismo” veltroniano o la “socialdemocrazia” dalemiana – non lo è neppure sul terreno Vendola. Il problema, soprattutto con Vendola (che senz’altro molti di noi sentono come più vicino), non è tanto quello di non discutere con lui ma di non considerare il dibattito con lui come un’arma che possa trasformare il Pd. Di fuochi di paglia ne abbiamo visti molti, non da ultima la disillusione obamaniana.

Dal punto di vista del programma, la discussione che si è aperta nei movimenti sembra esser proceduta moltissimo. Il programma è quello della riappropriazione del comune. L’università è un comune: gli studenti, nella lotta contro la Gelmini (ma anche gli studenti inglesi, francesi, ecc.) lo hanno mostrato. Nelle fabbriche invece, dove si continua lottare (eccome! malgrado la crisi) sembra che questa discussione non sia ancora riaffiorata. La Fiom dovrebbe rendersene conto. Ma il problema centrale (ed è su questo che né il Pd, né Vendola stanno agendo) è quello della riappropriazione comune del welfare pubblico. Le lotte francesi sulle pensioni hanno dato la misura di come sia possibile procedere unitariamente su questo terreno. È questo il terreno decisivo: dal pubblico al comune, dove i temi della riproduzione della forza lavoro e quelli della diffusione produttiva del sapere si congiungono alla riappropriazione e alla gestione democratica del comune.

Dal punto di vista organizzativo, sono solo le lotte ed i compagni che le vivono, che possono indicare un sentiero percorribile. Ma è fuori dubbio che, sempre di nuovo, quando si aprono le lotte, il tema di un’avanguardia che permette al movimento di trovare spazi e tempi adeguati alla sua espressione, diventa centrale. Le vecchie teorie qui non c’entrano più. C’entra l’esperienza attuale, la necessità per il movimento di ricentralizzare la sua molteplicità. Il movimento sa che non organizza soltanto la miseria ma soprattutto la povertà, cioè la potenza produttiva che è messa fuori, esclusa dalla capacità di agire dei lavoratori. La dignità del sapere e del lavoro è in gioco. È questa la centralità che interessa. Organizzare questa centralità significa costruire organizzazione cooperativa delle lotte e dell’elaborazione programmatica. Dare continuità e solidità a questa organizzazione è oggi il passaggio da compiere.

Si illude chi pensa che la pianificazione delle lotte possa partire da un ordine partitico o da un’occasione elettorale. I rapporti di forza non sono tali da permetterlo e quand’anche lo fossero, di nuovo sarebbe quel fuoco di paglia cui sopra accennavamo. È solo la rete che illumina il cammino delle lotte. La centralità però va ricostruita, anche in rete. Quanto è accaduto in Francia nel periodo delle lotte sulle pensioni è stato molto indicativo. C’era qualcuno nei giorni scorsi che diceva: oggi è come prima della rivoluzione francese, non c’è politicamente altro che l’ancien régime, poi non potrà esserci altro che un’assemblea costituente di tutti i ceti – che vuol dire con l’estrema maggioranza dei poveri. È questo salto che i movimenti devono governare.

Davanti a noi abbiamo il baratro di una recessione governata dagli epigoni del berlusconismo, che va a coprire l’effettiva secessione del Nord. Se non altro, Fini e Casini hanno in mente questa svolta sciagurata. Non sembra che il Pd ne sia ancora accorto, meglio, pensa che non si possa governare senza la Lega. Ma è su questo che bisogna intendersi: perché la Lega non è meglio ma peggio del berlusconismo, perché la Lega è la negazione totale della nuova composizione sociale del lavoro, perché la Lega è l’odio sanfedista rinnovato, è la reazione così come si presenta nella postmodernità.

15 / 12 / 2010
 
Top
BIXIO*CV
view post Posted on 16/12/2010, 14:25




La Fiom ha una direzione straleninista. Basta co sti movimentini che per mancanza di un partito leninista più di organizzare cortei - scontri e assemblee preparatorie non sa andare.
 
Top
LokiTorino
view post Posted on 16/12/2010, 14:25




A rileggere le note successive di Wu Ming 1, che riporto:

Mannò, macché chapeau, su :) Allora dico quali rischi vedo IMHO:

1) mi inquieta il fatto che sia ritornata in auge la metafora dell’Assedio al Potere centrale, che non fa capire nulla della natura del potere oggi; il potere del capitale non sta in quei palazzi, che sono gusci vuoti. Muoversi verso un “cuore del sistema” significa, paradossalmente, allontanarsi dal cuore della questione. Inoltre, l’Italia è un paese centrifugo, il paese “dei mille campanili”, molto differenziato al suo interno. Essere policentrici, ubiqui, fare un uso della forza diversificato, come il 30 novembre scorso, mi è sembrato molto più efficace e meno inquadrabile dai media, meno strumentalizzabile, anche perché…

2) …c’è il pericolo che una sola modalità (il riot, la “zizza”, lo scontro) oscuri tutte le altre che invece sono in campo nel quotidiano; sarebbe un pericolo relativo, se di fatto il riot non fosse di fatto una pratica poco inclusiva e alquanto *escludente*, perché non tutti i soggetti lo possono praticare. I pensionati, che pure sono soggetti colpiti duramente dalla crisi e in gran parte ridotti agli stenti, non possono fare il riot; i genitori con bambini non possono fare il riot (e a me piacerebbe portarcela, mia figlia, ai cortei); un certo immaginario virile che passa nel riot può respingere molte donne etc.

3) C’è un pericolo anche più serio, e cioè che quel che accade al “Centro” oscuri quel che accade alla presunta periferia, dove invece (ci avrete fatto caso anche voi) si gioca tutto e si riesce a bloccare o quantomeno ritardare la ristrutturazione: Pomigliano è periferia, Terzigno è periferia, Vicenza è periferia, la Val di Susa è la periferia. Imboccare sempre la via “romacentrica”, la strada che porta alla Grande Appuntamento Nazionale, potrebbe ostacolare la comprensione di quel che sta succedendo a questo livello. Inoltre…

3)…legare il Grande Appuntamento Nazionale (con Assedio) a una Grande Scadenza della politica politicata, come in questo caso la votazione della mozione di sfiducia, mi sembra far correre un rischio ulteriore. Se il governo fosse caduto, Fini fosse passato, presso la sinistra istituzionale e giornali come “Repubblica”, come il nuovo salvatore della patria, e il movimento si sarebbe ritrovato in piazza in una *oggettiva* alleanza con Fini. Con un’oggettiva perdita di autonomia. Allora, cazzo, viene quasi da dire che è meglio che sia andata come abbiamo visto, con Berlusconi che si compra platealmente due o tre peones e rimane appeso a un filo di bava…

3) Infine, quando si innalza il livello dello scontro, non c’è niente oltre al “no future”, al “tempo della rivolta”, che come dice Furio Jesi, non è il domani. La rivolta (il riot, la jacquerie) non è progettuale, non costruisce niente. Per questo dico che è un sintomo, ma è ben lungi dall’essere la cura.

Detto tutto questo, solidarietà a tutti i fermati, e fiducia, e l’auspicio che si colleghino le lotte dei diversi soggetti attivi nel paese.


a me pare chiaro che stiamo parlando di un micro G8 di Genova con 10 anni di ritardo.
Altro che sintomi o cure, qua siamo alla recrudescenza del nulla mischiato col niente.
Dimostratemi il contrario.
 
Top
babeuf
view post Posted on 16/12/2010, 14:40





Ok , ma il partito leninista non possiamo inventarlo a tavolino. Invece attorno alla Fiom possiamo costruire fome efficaci di lotta sociale fino allo sciopero generale. Toni Negri che fa la lezione sul comune alla Fiom mi fa ridere. Tra l'altro può essere interessante come critico di Spinoza, ma come politico..lasciamo perdere, ha fatto fin troppi danni.
Per rispondere a Loki, secondo me gli studenti con Genova, nel bene e nel male, non c'entrano nulla.
A Genova si discuteva di temi generali, la globalizzazione , l'imperialismo o l'impero a seconda dei gusti, questa è invece è una manifestazione nel cuore della crisi. Per questo secondo me stai prendendo un'abbaglio. Troppo La Grassa, poco marxismo.

CITAZIONE (BIXIO*CV @ 16/12/2010, 14:25) 
La Fiom ha una direzione straleninista. Basta co sti movimentini che per mancanza di un partito leninista più di organizzare cortei - scontri e assemblee preparatorie non sa andare.

 
Top
BIXIO*CV
view post Posted on 16/12/2010, 14:46




vabbene allora ripartiranno grandi stagioni di lotte (e ma di direzione) senza guida che "si dovrebbe fare" (chi come e quando?) che mette al centro il tema della crisi. Bene siamo alla 100esima volta che lo sento. Molte nuvole e poco terreno.
 
Top
babeuf
view post Posted on 16/12/2010, 15:02




Il fuoco della conoscenza
Stessa area di Negri, ma più interessante.

di GIGI ROGGERO

É istruttivo ricostruire la giornata del 14 dicembre 2010 attraverso le convulse e affannate cronache del sito di Repubblica. Fin dal primo mattino, fiduciosi nella sfiducia all’ormai impresentabile bubbone Berlusconi, l’attenzione si è concentrata sull’aula parlamentare, sul frenetico inseguimento delle voci di corridoio, sulle ultime compravendite di voti. Le manifestazioni di piazza, dopo essere state accarezzate e coccolate per settimane, sono relegate a metà pagina, eco di contorno di un popolo pronto a inneggiare alla caduta del tiranno. Si capisce: ora, a un passo dall’auspicata uscita di scena del malvagio di Arcore, il problema è ricondurre tutto alla soluzione istituzionale. Ma poco prima dell’ora di pranzo prendono corpo i fantasmi del colpo fallito: al gruppetto capeggiato da Calearo, ultima perla lasciata in eredità dal geniale Veltroni, si aggiungono le futuriste Siliquini e Polidori. Quest’ultima ci restituisce l’immagine simbolo non solo della giornata, ma di un’era politica: la proprietaria del Cepu ha venduto il proprio voto per salvare un’impresa in cui da oggi, oltre alle lauree, si possono comprare anche le fiducie parlamentari. Ecco l’investimento in formazione e ricerca, ecco l’idea di università che agita i sonni della maggioranza e delle opposizioni! Non si capisce più chi ha tradito chi, semplicemente perché la posta in palio non è un progetto politico, ma la sopravvivenza di ceti politici. Tra cavaliere e cavallo non c’è differenza. Tutto il resto è storia nota: il badogliano Fini è sconfitto (evviva!), Berlusconi – mischiando Pirro e Romolo Augusto nell’avanspettacolo – prolunga la propria agonia da animale braccato e consegna i suoi ultimi mesi nelle mani della Lega, lo spettatore Bersani contempla la propria impotenza, i mercenari dell’Italia dei Valori dimostrano di che pasta è fatto il partito giustizialista.

Allora lo scenario cambia rapidamente: bisogna ridare la parola alle piazze. Dal sito di Repubblica rispuntano ovunque cortei e mobilitazioni, il messaggio è che il popolo protesta contro la mancata caduta di Berlusconi. Come tutti i popoli, è anche questo disincarnato, surrettizia unità di individui privi di voce e soggettività, dunque in attesa di farsi rappresentare. Ecco che, però, il reale squarcia il reality show. Non c’è più piazza del popolo, perché il popolo si spacca: studenti e precari si riprendono ciò che è loro, da Londra all’Italia le fiamme illuminano la strada verso una nuova Europa. Il sito impallidisce terrorizzato: dov’è finito il popolo educato dell’anti-berlusconismo, dove sono andati gli immaginari bravi ragazzi che piacciono a XL e che si difendono con la cultura e i libri? Scomparsi, e al loro posto ecco calare da chissà dove i black bloc. Il sapere non è più la sacra icona del pubblico da difendere, ma è una mostruosa arma con cui fare male al nemico. É l’intelligenza collettiva di organizzarsi nello spazio metropolitano, di rendersi imprendibili, di farsi sciame e di attaccare nei punti migliori.

I buoni e i cattivi, storia nota si potrebbe pensare. E invece, qua c’è una grande novità. A prendere parola, collettivamente e in modo giustamente furioso, è una generazione di studenti, precari e operai che ha una percezione assolutamente corretta della propria condizione: mobilità sociale bloccata, indebitamento per il welfare, assenza di reddito e garanzie, declassamento come orizzonte permanente. L’assenza di futuro è, innanzitutto, insopportabilità del presente. Sono passati due anni dall’Onda, dall’illusione che mettendo in galera i corrotti si risolvesse la propria condizione di precarietà. La crisi ha scavato a fondo. Le lotte hanno determinato la crisi, la crisi ha lavorato per le lotte: nelle assemblee di scuole e università i discorsi sulla meritocrazia si indeboliscono, non si sentono quasi più quelli sulla legalità o la giustizia. La linea discriminante non corre più tra violenza e non-violenza, ma tra violenza dei governi, della polizia e delle banche, e forza costituente. Studenti medi e appena entrati all’università, i veri soggetti nuovi del movimento, sono radicali nei comportamenti e nell’espressione di piazza perché hanno afferrato la radice della questione: o si trasforma tutto, o la crisi la pagheremo noi. Insomma, a bruciare sulle barricate dei palazzi assediati è la fiducia non solo in questo o quel governo ma nella speranza, che – come Monicelli ci ha insegnato – è una trappola dei padroni.

É questo il motivo per cui i cortei studenteschi incontrano questa diffusa solidarietà, perfino quando bloccano gli snodi centrali della comunicazione e del traffico metropolitano nelle ore di punta. Non perché sono i giovani bravi ed educati che sogna Repubblica, ma perché a partire dalla loro parzialità parlano il linguaggio della generalizzazione contro l’interesse generale – quello del paese e dunque dei Montezemolo e dei Marchionne. Perché parlano il linguaggio della lotta alla precarietà permanente, della riappropriazione della ricchezza comune, dell’autonomia e della libertà – quella senza popolo e contro l’imposizione del futuro. Perché parlano un linguaggio di classe. Chi pensa di poter ricondurre i conflitti e questo processo di soggettivazione nei codici della compatibilità rappresentativa o alla difesa dell’università pubblica, chi pensa che finita la battaglia si ritorni allo status quo ante ha sbagliato i propri conti, né più né meno delle odierne maggioranze e opposizioni. Lo avevamo detto: il Ddl Gelmini è un casus belli, la guerra vera inizia ora. Dove qualcuno tifava per un 25 luglio, si è aperta la strada di un 25 aprile. In serata, allora, il quadro istituzionale si ricompone unanime intorno alla condanna degli studenti e dei precari. Vuol dire che hanno paura. Era ora.

 
Top
BIXIO*CV
view post Posted on 16/12/2010, 15:19




si hanno una paura..... che palle vivi sulla luna. basta davvero ma a chi fanno paura..ma piantala!
 
Top
LokiTorino
view post Posted on 16/12/2010, 15:36




CITAZIONE (babeuf @ 16/12/2010, 14:40) 
Ok , ma il partito leninista non possiamo inventarlo a tavolino. Invece attorno alla Fiom possiamo costruire fome efficaci di lotta sociale fino allo sciopero generale. Toni Negri che fa la lezione sul comune alla Fiom mi fa ridere. Tra l'altro può essere interessante come critico di Spinoza, ma come politico..lasciamo perdere, ha fatto fin troppi danni.
Per rispondere a Loki, secondo me gli studenti con Genova, nel bene e nel male, non c'entrano nulla.
A Genova si discuteva di temi generali, la globalizzazione , l'imperialismo o l'impero a seconda dei gusti, questa è invece è una manifestazione nel cuore della crisi. Per questo secondo me stai prendendo un'abbaglio. Troppo La Grassa, poco marxismo.

Negri fa ridere, e per ridere l'ho messo.
Più interessante da discutere WM1 con i suoi spunti.

Però rispondo e rilancio al tuo commento andando per punti:
1) Mi puoi descrivere una forma efficace di lotta sociale? Che abbia dei risvolti reali e realizzabili oggi in Occidente. Il meglio sarebbe prendendolo da un esempio reale di oggi in Europa.
Chiedo perché la Grecia, che ha una forte conflittualità (tra l'altro discretamente organizzata + spontaneista, ma senza i grossi problemi di amalgama di queste parti), non ha ottenuto di una virgola per quanto riguarda la macelleria sociale in atto da quelle parti.

2) Rispondo su Genova con una battuta: a Genova il popolo ha fatto il G8, oggi il minipopolo ha fatto il miniG8.
Più seriamente: il problema della centralità del potere e lo scadenzismo sono due questioni messe in discussione 10 anni fa. E mi pare che, visti i risultati, non ci si sia mossi di una virgola. Ancora oggi si cercano le scadenze per concentrare il fuoco. Con la differenza che oggi il potere che controlla le scelte è ancora più dislocato lontano da dove ci si concentra.
Gli studenti protestano contro la Gelmini, ma i passaggi sono: Gelmini-Tremonti-UE e, aggiungo, finanza angloamericana che controlla e ritocca i tassi di rate del debito pubblico.
Chi se la prende con la Gelmini, se la prende nel culo.
Idem chi pensa di mettere in difficoltà la baracca con uno sciopero generale. E non parlo di quello che si prospetta: uno sciopericchio da 14%, anche di uno sciopero-paralizzapaese.

3) Questa è una manifestazione nel cuore della crisi? Perché è alla camera la crisi sociale? Ma non ti hanno avvertito che questo paese a sovranità limitata prende decisioni economiche che si riflettono in politica e non viceversa? Qua Tremonti è stato più che chiaro: le decisioni le prendono all'UE, noi ci dobbiamo adattare. E All'UE chi detta l'agendina?
 
Top
LokiTorino
view post Posted on 16/12/2010, 15:57




Berlusconi vuole far rinascere la Dc
Scajola incaricato di creare il nuovo partito


Nell'area moderata si consuma lo scontro politico in vista delle elezioni. Il premier apre la pesca dei deputati collocati al centro. Buttiglione, dando vita al Polo della Nazione, fotografa la realtà: "O stiamo tutti insieme o ci impiccano uno per uno"
Un grande centro che ricomponga l’area moderata e si richiami al Partito popolare europeo. Un ritorno alla Democrazia Cristiana in stile Forza Italia. Questo è l’obiettivo di Silvio Berlusconi che ha già affidato all’ex ministro Claudio Scajola il compito di strutturare il nuovo partito, valorizzando e ripartendo proprio dagli ex scudocrociati, trovargli un nome e un simbolo che si rifacciano allo spirito della Balena Bianca. Deve essere tutto pronto entro metà gennaio per pianificare la campagna elettorale nei minimi dettagli e, soprattutto, abbandonare il Pdl così da non rischiare eventuali problemi per l’uso del simbolo di cui Gianfranco Fini ha già rivendicato diritti di paternità. E Scajola sta già lavorando in vista delle elezioni che, con ogni probabilità, si terranno entro primavera.

Partendo dalla fiducia di ieri “dobbiamo costruire un partito che passi dalla provvisorietà alla organicità; dobbiamo riorganizzare le cose, lavorare per il rinnovamento realizzando una grande area di centro”, ha detto l’ex ministro. L’invito l’ha ufficializzato lo stesso premier negli ultimi giorni, rivolgendosi a tutte “le forze moderate che oggi ritroviamo oltre che nel Pdl, nella Lega, nel Fli e nell’Udc” e ai “democristiani di sinistra che ora sono nel Pd”. L’intento, ha detto Berlusconi, è condividere “un patto di legislatura per garantire coerenza e continuità con il programma elettorale e con le scelte condivise”. La maggioranza risicata alla Camera ha bisogno di appoggi esterni, in vista dei passaggi decisivi come la mozione di sfiducia ai ministri Sandro Bondi e Roberto Calderoli. Così, ai Moffa e Siliquini, usciti da Fli e passati al gruppo Misto, se ne aggiungeranno altri. E tutti entreranno poi nel nuovo partito, la Dc berlusconiana.

Scajola, oltre a cercare delusi in Fli, sta lavorando ai fianchi i moderati del Partito Democratico persuadendoli dell’inevitabile svolta del Pd verso posizioni vicine a Nichi Vendola. Il compito di “pescare” nell’Udc è stato affidato ai democratici cristiani del Pdl capitanati da Gianfranco Rotondi e Carlo Giovanardi. I due hanno formulato oggi un invito aperto ai centristi di Casini. “L’Udc non può non stare nell’area moderata, assieme a tutti coloro che militano nel Ppe, che è naturalmente alternativo alla sinistra. D’altra parte anche nuove forme di futurismo laicista proprie di una piccola ‘destra di sinistra’, sono altrettanto distante anni luce dalla cultura politica comune all’Udc, e l’entrata di personalità laiciste come Boselli nell’Api, accentuano ancora di più tale deriva in un eventuale terzo polo”, hanno scritto i democratici cristiani.

L’intoppo del progetto berlusconiano di resuscitare la Balena bianca andreottiana, è rappresentato dal nascente terzo polo: Api, Udc, Fli, Mpa (Leggi l’articolo). Oggi si sono riuniti a Roma Gianfranco Fini, con Italo Bocchino e Adolfo Urso; Pier Ferdinando Casini, con Lorenzo Cesa, Rocco Buttiglione e Savino Pezzotta; Francesco Rutelli, con Bruno Tabacci; Giorgio La Malfa, Italo Tanoni (dei liberaldemocratici), Giovanni Pistorio, in rappresentanza del Movimento per le autonomie. Presente anche Paolo Guzzanti. “Da oggi – ha sintetizzato Urso a margine dell’incontro – queste forze si uniscono in un unico polo e da domani opereranno insieme in Parlamento e nel Paese. Ci comporteremo in modo responsabile ed esamineremo in Parlamento ogni proposta senza pregiudizi”. Un terzo polo battezzato dalle sue anime in modo diverso. Per Buttiglione è “moderato, centrista e democratico”, mentre l’area di Fli festeggia la nascita della “destra deberlusconizzata”. Tante anime, dunque, in cui Scajola e Rotondi facilmente pescheranno nelle prossime settimane per portarli se non nella maggioranza attuale, nel nascente nuovo partito. Buttiglione sa che il rischio è reale e cita una frase pronunciata da Benjamin Franklin: “O stiamo tutti insieme o ci impiccano uno per uno”. Il reclutamento per il nuovo partito troverà molte forze anche nel limbo del gruppo Misto. Ci sono 41 deputati, un’enormità, di cui più della metà provenienti dal Pdl e pronti a tornare nelle grazie di Berlusconi.

A sondare gli animi è stato incaricato anche Mario Mantovani. Il sottosegretario di Stato alle infrastrutture, che lasciò il seggio di europarlamentare a Iva Zanicchi, dal prossimo gennaio prenderà le redini del Pdl in Lombardia al posto di Guido Podestà. L’incarico è già deciso e previsto da tempo ma la riorganizzazione del partito è stata rimandata a dopo il voto di fiducia. Mantovani, ex democristiano, è un fedelissimo di Berlusconi. Su incarico del premier diede vita all’esercito dei 120 mila “difensori del voto” che nel 2008 presidiarono i seggi. Mantovani è profondamente legato al premier. Quando la madre del Cavaliere morì, l’ormai sottosegretario realizzò un monumento dedicato a mamma Rosa ad Arconate, paese del milanese dove era stato sindaco. Così il premier si è rivolto a lui per riallacciare le fila con il mondo cattolico che in Lombardia si sta allontanando dal Pdl. L’ex ministro scudocrociato Maria Filippo Pandolfi, ad esempio, oggi è nel Partito Democratico. Lo stesso Pandolfi che Berlusconi, in un’intervista rilasciata nel 1977 a Mario Pirani, indicava come un modello politico. “La vera alternativa è nella Dc”, diceva allora. Onorevoli come Mario Segni e Pandolfi “sono politici che si sanno presentare in modo chiaro e immediato, facendosi capire dalla gente, e non come Moro, che ogni volta che apre bocca ci vuole un esercito di esegeti per interpretarlo. Questi capi storici hanno il culo per terra ma ingombrano la porta”. Ecco, Berlusconi vuole liberare quella porta creando un nuovo partito moderato: la vecchia Dc.
 
Top
95 replies since 16/12/2010, 09:15   1897 views
  Share