L’intifada di Conchita

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Nick 81
view post Posted on 2/2/2011, 20:57




L’intifada di Conchita

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Concita De Gregorio rivendica un’intifada per la dignità delle donne. Nella gara a chi le spara più grosse contro Berlusconi vince la direttora de l’Unità, che avviò la sua campagna pubblicitaria con un bel culo femminile, foderato in una minigonna in jeans alternativa. Nella tasca dell’attillato mini-indumento ficcò una copia del quotidiano fondato da Antonio Gramsci oggi “Repubblichizzato” e in vendita. Altri tempi. Non c’era aria di tanta morbosa degenerazione maschilista.

La sera prima della battaglia Concita racconta che è a casa delle meravigliose imprenditrici sorelle Nonino, che hanno rinunciato alla pubblicità (capitalismo soave, pulito, ereditario), e pasteggia con Javier Marias, Claudio Magris e con il Nobel Naipaul. C’è persino Frances, un’ecoscienziata statunitense “non-pubblicata in Italia” e c’è “Irenaus Eibl Eibesfeldt, 83 anni, etologo austriaco allievo di Lorenz, (che) spiega ad una adolescente di casa che gli europei potrebbero estinguersi piuttosto rapidamente, l’unica chance consiste nel separare l’istinto dalla ragione e salvare con saggezza l’identità di gruppo. L’adolescente è attratta soprattutto dal passaggio istinto-ragione e dal paragone con il babbuino che lo illustra (oddio come?), segue supplemento di spiegazione del magnifico ottuagenario di sublime saggezza”.

Viene in mente il compagno Moravia che con il suo eloquio di testa conquistò e avvinse all’età di 79 anni la giovane Carmen Llera, con 45 anni di differenza. Meno male che nessuno intercetterà gli amici delle Nonino, di Concita, dell’ottuagenario e dell’adolescente. Quanto a Berlusconi: “Non possiamo consentire – si legge nell’editoriale-appello – questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi”. Volete mettere quelle vette intellettuali con la volgarità del vecchio tiranno dalle chiappe flaccide, che ricompensa le ninfe con la sua ricchezza e non con la sua saggezza?

Rifocillata in tanta elitaria saggezza, rinfrancata nello sdegno, la nostra continua la sua intifada a Milano, tra le masse. Incontra nonne e nipoti in Piazza della Scala. Una leghista le dà il numero di telefono promettendole il distacco di Bossi dal Cavaliere in nome del sexually correct (si vede che ce l’hanno duro ma fino ad un certo punto). Secondo la direttora dell’intifada “il libero amore… era davvero libero perché era gratuito, era davvero amore perché era volontario, non si capisce cosa c’entri la rivoluzione dei costumi sessuali con il bordello istituzionale, se paghi quaranta ragazze alla volta per giocare a scopone scientifico con loro l’amore non c’entra niente, la libertà è caso mai quella di mercato (orrore!) che finisce sempre che ti si ritorce contro (anatema, mica come per le Nonino)”.

Un tempo le donne in lotta vestivano di rosa, circondavano i maschi truccate da streghe liberatrici, temibili e libere. Poi indossarono l’ambigua kefiah o il foulard viola. Oggi, contro l’immoralità e il meretricio, vestono di bianco: finalmente il colore della purezza, delle vergini, degli abiti da chiesa. Hanno risposto all’appello per la dignità dell’Italia. Con Dario Fo e Franca Rame ci sono le donne dell’Anpi, contro “l’esempio di machismo fascista”. Peggio assai del machismo comunista, del machismo democratico, o antifascista. Idealmente sono accomunate dalla lettera di Veltroni all’Avvenire: “Bene ha fatto il presidente della Cei a pronunciare parole chiare, nel descrivere una collettività nazionale che «guarda sgomenta gli attori della scena pubblica e respira un evidente disagio morale»”. Ha scritto bene Sansonetti sul Riformista: altro che intifada, è la marcia dei 40.000 di Arisio, ma contro il femminismo e la laicità.

Tutti contro Berlusconi è il “Che l’inse” di Concita, feddayn per ora senza pietre: “un uomo che ha i soldi e come li ha fatti, a danno di chi, non ve lo domandate mai? – per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze… che continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l’esempio, la guida, il padrone”. Il punto-chiave sono le puttane portate a domicilio. Se uno invece le puttane se le va a comprare per strada, come la pizza a taglio, è un po’ meglio per Concita e per le firmatarie? Chissà se vale anche per i suoi compagni assessori indagati, e per me innocenti, con l’attenuante che le incontravano in un motel? In verità, alla fine il tema sono le puttane: termine che vuol definire in modo spregevole quelle donne che avevamo imparato a definire in modo politically correct ‘sex worker’. Non se vanno con Berlusconi che è un vecchio flaccido e schifoso che spende soldi guadagnati non si sa contro chi?

Si dice che è il suo stile di vita che ci imbarazza di fronte al mondo. Insomma il personale (di Berlusconi) è politico. Lo slogan era nato negli anni ’60 e ’70 equiparare il lavoro domestico al resto del lavoro, rovesciare la gerarchia dei ruoli, per rivendicare il diritto all’orgasmo negato dal sessimo, dal puritanesimo. Un anziano che fa bunga bunga imbarazza l’Italia, più di un pompino fatto nello studio ovale da una stagista ad un signore che è al comando della prima potenza mondiale. Che si riscattò come sappiamo con George W. Bush.

Pier Paolo Pasolini ebbe numerosi rapporti con ragazzi molto giovani e descrisse le sue discese all’inferno del sesso di periferia, subì un processo per aver rivolto un complimento sessuale ad un ragazzino e fu assolto perché il bambino era stato imbeccato da un giornalista (da uno che si guadagna i soldi come la Concita). Nessuno ha mai pensato che la sua tormentata vita personale ne macchiasse il prestigio internazionale. E’ stato uno dei più grandi intellettuali europei. E Clinton uno dei migliori presidenti degli Usa. Ma Berlusconi non è anziano, è vecchio, dicono le sue ninfette che ha il culo flaccido. Così esser vecchi è una stigma sociale, soprattutto se si è ricchi. A me pare più giusto quel che ha detto con ironica compassione il sindaco di Salerno De Luca: sembra uno di quei pensionati rimbecilliti dietro ad una ucraina o a una polacca di cui si lamentano le mogli. Ma quanto sono cambiate le carte: le femministe ce l’hanno con l’anziano ricco libidinoso e con le ragazze che offrono prestazioni

L’intifada di Concita è una crociata in bianco, che se ne impipa delle donne coinvolte e non. “Noi non siamo così. Ci sono altre donne.” Quasi viene da preferire queste ragazzone che, coscienti anche grazie alle mamme che il corpo è loro, lo usano eccome esercitando semmai un potere sui resti e i desideri del ricchissimo pensionato: giostrandolo, giocandolo, esibendolo e anche strizzandolo un po’. Si prendono gioco del presidente del Consiglio e del moralismo anticapitalista. Né Stato né mercato, per Marystelle, finchè non arriveranno Concita e il cardinal Bertone a metterle fuori legge e/o Tremonti a tassarle.

Non resisto e alla direttora dedico le parole scolpite da Fabrizio De Andrè :

Si sa che la gente dà buoni consigli, sentendosi come Gesù nel tempio,
Si sa che la gente dà buoni consigli, se non può più dare il cattivo esempio.


http://www.thefrontpage.it/2011/01/31/l%E2...da-di-conchita/
 
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