Lettera di Giannini

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babeuf
view post Posted on 17/10/2009, 13:30




Che ne pensate? è un'offensiva dell'Ernesto, dopo le dichiarazioni di Dilibertto?

http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=18512

Caro Paolo, perché sei contrario all’unità dei comunisti?

di Fosco Giannini*

su Liberazione del 16/10/2009

Lettera aperta al compagno Ferrero

Caro compagno Ferrero, credo sia tempo di porti una domanda:

perché respingi la proposta, avanzata dal Pdci - ma ormai fatta propria da tanta parte dei quadri e della base del Prc, dalla diaspora e dall’elettorato comunista - di unire i due piccoli partiti comunisti italiani?

Non è una domanda retorica, un artifizio: è tutta quell’area, ormai vastissima ( anche esterna ai due partiti comunisti , che chiede l’unità, che non sopporta più di vedere i comunisti dissanguarsi, dividersi ) a portela. E’ una domanda vera: vorrebbero tutti conoscere i motivi di fondo (politici, teorici, tattici, strategici, quelli che siano) che ti spingono a dire no.

Ti pongo la questione in questi termini poiché mai, in verità, né tu come segretario né il gruppo dirigente del Prc avete mai formulato una risposta chiara a proposito, che motivasse seriamente il no. E credo che questo rimuovere il problema sia anche irrispettoso, sia per chi la proposta l’ha avanzata che per quell’ormai vasto senso comune comunista che l’unità la vuole ed è già pronto a praticarla. Nel senso che se motivi profondi per il no ci sono è giusto che la nostra base li conosca e possa autonomamente riflettere.

Va ricordato che nessuno – tra tutti coloro che propongono l’unità dei comunisti – pensa a fusioni a freddo, a pure sommatorie di gruppi dirigenti, a improvvisate scorciatoie unitarie. Pensano tutti ad un processo unitario (dai tempi tuttavia politici e non storici); si pensa ad una riflessione ed una ridefinizione politico teorica comune, come base avanzata dell’unità. Nell’appello per l’unità dei comunisti del 17 aprile 2008, nel documento dell’ultimo Congresso nazionale del Pdci, nello stesso documento de “l’Ernesto” al nostro ultimo Cpn, si parla chiaramente di un progetto di unità che si basi sull’autocritica per gli errori fatti da Prc e Pdci e che tale l’unità avvenga sia attraverso il terreno di un nuovo conflitto sociale comunemente vissuto che attraverso la ridefinizione comune di una piattaforma politica e teorica avanzata e adatta alla fase. E’ così che si concepisce il processo unitario e perché - dunque - un comunista non dovrebbe esserne interessato? E’ di buon senso, è facile capirlo, viverlo, organizzarlo. L’unità dei comunisti in un unico partito di lotta e cardine autonomo dell’unità della sinistra anticapitalista – oggi la Federazione - susciterebbe una nuova passione, sia tra i militanti uniti che nei compagni oggi senza partito.

Perché, dunque, questo no ostinato?



Sai benissimo – la dura realtà italiana è sotto i nostri occhi – che siamo di fronte ad un regime reazionario di massa, che per i lavoratori, i precari, le donne, gli immigrati è durissima, che la sinistra è in grande difficoltà, che una primavera politica è lontana, che per i comunisti vi è persino il pericolo di estinzione. E’ anche da questo punto di vista – ad esempio – che la proposta di giungere ad un unico partito comunista e ad un obiettivo comune di 100 mila iscritti ( con sedi uniche, un unico giornale, commissioni di lavoro uniche, cose importanti anche alla luce delle nostre difficoltà economiche) appare di assoluto buon senso e, dunque, molto sentita e voluta da un numero sempre più alto di compagne e compagni.

Perché no, allora? Non trovi giusto che i nostri compagni – dopo tutto questo tempo - ne conoscano finalmente i motivi?

Posso aiutarti? A me sembra che la parte del nostro gruppo dirigente contrario all’unità ragioni più o meno così: “il Prc ha avviato profonde innovazioni, politiche e teoriche, e il Pdci non lo ha fatto”. Prendiamo sul serio questa argomentazione: quali sono queste nostre innovazioni? E’ stata un’innovazione la cancellazione, da parte nostra, della categoria dell’imperialismo? E’stata un’innovazione seria la scelta bertinottiana di affidare completamente il ruolo di “intellettuale collettivo” ( centrale nel pensiero gramsciano) allo spontaneismo dei movimenti ? E’ stata un’ innovazione positiva aver affermato ( Bertinotti e Gianni) che “ i dirigenti e gli intellettuali comunisti del ‘900 sono tutti morti e non solo fisicamente”? E’ stata mai delineata un’analisi profonda, critica ma non liquidatoria, della storia del movimento comunista, o una lettura seria delle nuove contraddizioni di classe in Italia, dei nuovi processi produttivi? No, mai. E’ stata innovativa la leadership – monarchica e mediatica – di Bertinotti e del suo gruppo dirigente sull’intero Partito? Ha prodotto – essa – una forma partito nuova, democratica, unitaria? Noi possiamo dire che il rapporto forte con i movimenti è stato certamente innovativo: ma perché dovremmo pensare che questa lezione non possa essere assunta dagli altri compagni?

Insomma, se il gruppo dirigente del Prc crede di aver risolto il problema della rifondazione comunista ed essere in possesso delle nuove Tesi di Lione e in ragione di ciò non possa unirsi con i comunisti trinariciuti del PdCI, credo che saremmo nella falsa coscienza, nel senso che se c’è qualcosa di concretamente verificabile è che – al posto della rifondazione – il bertinottismo ci ha portati ad un passo dalla liquidazione comunista.

Se la questione che si vuol porre, invece, è quella dell’inclinazione istituzionalista del PdCI è chiaro che – dopo il nostro Congresso di Venezia, il governo Prodi e le nostre cento esperienze subordinate negli Enti Locali – dovremmo più onestamente dire che il problema ( da superare) di tale inclinazione è ormai dell’intero - e piccolo, diviso - movimento comunista italiano.

La questione è ancora quella della scissione del 98 ? D’accordo, per molti è ancora dolorosa. Tuttavia, dopo undici anni e con un regime di destra che toglie il respiro alla “classe” e al Paese non sarebbe meglio andare a vedere le carte, appurare cioè se la proposta unitaria è sincera, fattibile, se lo stesso progetto unitario – di fronte al dolore sociale dilagante - non sia più importante degli attriti passati ?

C’è una tua argomentazione – Paolo – che ha fatto capolino negli ultimi tempi : l’unità tra comunisti non sarebbe praticabile perché – essendo unità tra diversi - porterebbe a nuove scissioni.

La trovo un’argomentazione debole, dai caratteri speciosi e anche un po’ paradossale, nel senso che – seguendone il filo - per non rischiare una eventuale scissione domani si ratifica una profonda scissione oggi. In essa non si considerano alcune questioni; primo, il Pdci non è una cristallizzazione salina, ma è un’organizzazione fatta da donne e uomini in carne ed ossa, da compagne/i esposti anch’essi al mutare del tempo sociale e politico, e oggi noi non siamo più di fronte al primo Pdci cossuttiano, ma ad una formazione in evoluzione e dalla forte pulsione unitaria, che occorre conoscere e non rimuovere pregiudizialmente; secondo, la tesi delle diversità non unificabili varrebbe – allora – anche all’interno del Prc, ove permangono diversità profonde tra varie tendenze comuniste. In verità, ciò di cui non si vuole prendere atto è che, essendo fallito il progetto di rifondazione comunista – come base primaria di un superamento e di un’unità condivisa e non burocratica delle varie “scuole” comuniste – ciò che ora occorre è ripartire dallo spirito originario che ci unì tutti dopo la Bolognina: una consapevole unità tra diversi avente lo scopo di giungere ad una sintesi alta delle differenze attraverso la pratica del conflitto condiviso e una ricerca politico e teorica antidogmatica, aperta, profonda – anche temporalmente lunga, ma seria – e volta alla costruzione di un partito comunista dotato di una prassi e di un pensiero della rivoluzione in occidente ( che nessuno, oggi, detiene).

Non trovi più razionale, compagno Ferrero, persino più appassionante, tentare di ricostruire, attraverso l’unità e attraverso le dure lezioni della storia che tutti abbiamo subito quel processo unitario che tanto ci appassionò dopo la Bolognina? Siamo convinti che questa strada è possibile: i militanti e i dirigenti Prc e Pdci e tanti compagni/e oggi senza partito sono in quest’ordine di idee e attendono fiduciosi.


*Direzione Nazionale Prc

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rifondarolo87_aka_Flavio
view post Posted on 17/10/2009, 14:57




da una parte condivido, anche se dall'altra per come è formulata mi sembra solo un attacco gratuito al segretario.
è anche vero che se la federazione ha tempi lenti a livello nazionale, a livello locale viaggia a velocità diversissime in cui possiamo trovare a volte dei compagni che sono già organizzati da tempo in sezioni unitarie e che hanno costituito un unico gruppo dirigente di riferimento (anche se ovviamente esistono 2 segretari, ecc), e altrove, dove il processo unitario è più lento di quello nazionale, e anzi, finchè non arriva per "decreto regio" l'imposizione dell'unità, si farà di tutto per boicottarla.
ecco perchè è cmq utile che dal nazionale arrivi quantomeno un'accelerata
 
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yuben*
view post Posted on 17/10/2009, 16:56




Dalle notizie che ho io (che però vanno verificate) sembrerebbe che l'Ernesto dopo che c'è stata la frenata "all'unità dei comunisti" (il pdci sembra in questo momento orientato anche lui verso il progetto della federazione, i grassiani preferisco fare le associazioni con i vendoliani) sia spaccato in due, e una parte consistente (sembra che sia la maggioranza, di cui però Giannini non dovrebbe far parte) stia spingendo per uscire dal Partito in tempi relativamente brevi.

ripeto queste non sono cose certe, ma voci che ho sentito in giro.
 
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Maoista
view post Posted on 17/10/2009, 17:32




CITAZIONE (yuben* @ 17/10/2009, 17:56)
Dalle notizie che ho io (che però vanno verificate) sembrerebbe che l'Ernesto dopo che c'è stata la frenata "all'unità dei comunisti" (il pdci sembra in questo momento orientato anche lui verso il progetto della federazione, i grassiani preferisco fare le associazioni con i vendoliani) sia spaccato in due, e una parte consistente (sembra che sia la maggioranza, di cui però Giannini non dovrebbe far parte) stia spingendo per uscire dal Partito in tempi relativamente brevi.

ripeto queste non sono cose certe, ma voci che ho sentito in giro.

Su Grassi e soci mi sembra che stai semplificand eccessivamente; premetto che mi sembra ovvio che prima andavano riuniti i comunisti ed ad un livello successivo andavano create le condizioni per un più ampio fronte della sinistra.
Ciononostante, abbiamo la federazione e lavoriamo con quella, allla gente importa poco se ci chiamiamo coordinamento, lista, fedrazione, ppartito: dobbiamo impegnarci nel recuperare una certa utilità sociale per coloro che vogliam avvicinare.
L'ostinazione sulle formule politiciste - almeno ora che l'unità, precaria, ma assolutamente da consolidare, l'abbiamo trovata - è incomprensibile ai più.
 
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Comandante Carlos
view post Posted on 17/10/2009, 17:56




Se escono dal partito sono dei coglioni....comunque non penso che lo facciano
 
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fumino
view post Posted on 17/10/2009, 23:02




CITAZIONE (Comandante Carlos @ 17/10/2009, 18:56)
Se escono dal partito sono dei coglioni....comunque non penso che lo facciano

Anche perchè se se ne vanno dove approdano? O entrano nel PdCI oppure, costruendo un partitucolo, si dimostrano incoerenti fino al midollo.
 
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red flag
view post Posted on 17/10/2009, 23:18




spero non escano perchè sarebbe dannoso sia per loro sia per il partito e poi non vorrei che entrassero nel club di quelli che tanto straparlano del prc come forza poco comunista e con questa scusa si offrono l'assist per uscire...questi benpensanti alla ferrando dovrebbero parlare di meno e magari STARCI nel partito
 
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fumino
view post Posted on 18/10/2009, 00:59




CITAZIONE (red flag @ 18/10/2009, 00:18)
spero non escano perchè sarebbe dannoso sia per loro sia per il partito e poi non vorrei che entrassero nel club di quelli che tanto straparlano del prc come forza poco comunista e con questa scusa si offrono l'assist per uscire...questi benpensanti alla ferrando dovrebbero parlare di meno e magari STARCI nel partito

Se è per questo Ferrando c'è stato a lungo nel Partito ;)
 
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Mattia.99
view post Posted on 18/10/2009, 06:53




si sa niente delle decisioni prese al cpn sulla "tabella di marcia" proposta da ferrero per i tempi di realizzazione della struttura della federazione (statuto, manifesto politico, assemblee locali ecc...)?
 
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rifondarolo87_aka_Flavio
view post Posted on 18/10/2009, 09:15




CITAZIONE (Maoista @ 17/10/2009, 18:32)
Ciononostante, abbiamo la federazione e lavoriamo con quella, allla gente importa poco se ci chiamiamo coordinamento, lista, fedrazione, ppartito: dobbiamo impegnarci nel recuperare una certa utilità sociale per coloro che vogliam avvicinare.

hai ragione, il problema è proprio lì, però.
lavoriamo con la federazione secondo me (poi può darsi che non ho interpretato bene la linea nazionale) significa fare attivi di federazione, che io nel mio territorio comunale e provinciale non vedo; fare qualsiasi tipo di iniziativa e/o comunicati e varie non a nome di uno dei 2 partiti, ma sempre a nome della federazione (a mio parere anche nei territori dove l'altro partito è mancante, è importante far uscire solo il simbolo unitario); stare (dov'è possibile) in sezioni unitarie (anche se su questo molti non sono d'accordo) se non altro per risparmiare sugli affitti...
se funzionasse così bene la federazione io aspetterei il partito unico con meno fretta, invece mi rendo conto che in certi casi se il nazionale non ci da delle indicazioni e delle scadenze fisse per iniziative unitarie, si procede quasi come se la federazione non esistesse


tornando in topic, qualcuno può postare la risposta a giannini uscita su liberazione di ieri?
 
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lisergic
view post Posted on 18/10/2009, 09:45




CITAZIONE (yuben* @ 17/10/2009, 17:56)
Dalle notizie che ho io (che però vanno verificate) sembrerebbe che l'Ernesto dopo che c'è stata la frenata "all'unità dei comunisti" (il pdci sembra in questo momento orientato anche lui verso il progetto della federazione, i grassiani preferisco fare le associazioni con i vendoliani) sia spaccato in due, e una parte consistente (sembra che sia la maggioranza, di cui però Giannini non dovrebbe far parte) stia spingendo per uscire dal Partito in tempi relativamente brevi.

ripeto queste non sono cose certe, ma voci che ho sentito in giro.

Vabbè tu stai con Pegolo. Non sei una fonte tanto neutrale quando si parla di Ernesto...
 
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RUDE*BWAY
view post Posted on 18/10/2009, 11:13




L'unità dei comunisti non è sufficiente per la trasformazione sociale

di Stefano Vinti*

su Liberazione del 17/10/2009

Una risposta a Fosco Giannini

Il compagno Fosco Giannini da tempo propone al partito di avviare un processo di unificazione con il Pdci, per evitare l'estinzione dei comunisti e per ottimizzare le risorse, cioè avere sedi uniche, mezzi di informazione unificate, strutture di funzionamento potenziate, ecc.
Non sono d'accordo, perché impegnarci adesso in un processo di riunificazione dei partiti comunisti stravolgerebbe tutto il percorso di dialogo a sinistra che abbiamo faticosamente avviato dopo il congresso di Chianciano e con l'esperienza della lista unitaria e anticapitalista alle ultime elezioni europee.
Ci siamo dati l'obiettivo di costruire la federazione della sinistra di alternativa con i protagonisti del conflitto sociale, con i tanti compagni e le tante compagne che non stanno nelle forze politiche organizzate ma nei comitati, nei movimenti, nelle associazioni, che lottano nelle vertenze territoriali o sociali. Un'esperienza che partisse sì dal contributo delle forze politiche che hanno dato vita alla lista anticapitalista lo scorso giugno, ma che non si riducesse alla semplice sommatoria o unificazione di Prc, Pdci e Socialismo 2000.
Vogliamo che la costruzione della federazione sia un processo partecipato, che parta dal basso, che riesca ad essere inclusivo, che rompa la tendenza alle divisioni della sinistra e che rilanci un progetto forte e autonomo di trasformazione sociale, una alternativa di società.
Per fare questo occorre un vero e proprio salto di qualità nella nostra iniziativa politica e una accelerazione della nostra iniziativa sociale - dalla costruzione dei gap, alla costituzione dei comitati contro la crisi, dalla mobilitazione per il reddito sociale, alla presenza nelle lotte e nelle vertenze territoriali - che ci consentano un effettivo avanzamento nella percezione tra la gente di una reale utilità del nostro agire come partito.
Dobbiamo riuscire a fare quanto ha fatto la Linke in Germania: non hanno riunificato i postcomunisti della Ddr e il partito comunista della Germania occidentale, ma hanno proposto al paese un progetto di trasformazione sociale alternativo alla politica della Cdu, ma anche alle ricette della socialdemocrazia, che sapesse parlare ai socialisti di sinistra e al movimento sindacale e così sono riusciti a costruire una originale esperienza politica, che è andata molto al di là del profilo e delle tradizioni politiche delle singole forze che la compongono, mantenendo però una radicalità antiliberista e pacifista.
Se adesso spendessimo le nostre energie in un processo di unificazione tra Prc e Pdci, perderemo l'occasione che ci dà la scelta della federazione: rilanciare conflitto sociale e alternativa nel nostro paese, per porre un argine al consenso della Lega e del berlusconismo e per costruire un movimento di massa per una uscita a sinistra dalla crisi, alternativa alla labile opposizione del Pd, Di Pietro e Udc.
La federazione non chiede a nessuno di rinunciare alla propria identità e alla propria organizzazione, per cui non vedo perché dovremo invece impegnarci nel costruire un altro partito con i compagni del Pdci, quando non abbiamo prima costruito una cultura politica comune con loro (elemento fondamentale e propedeutico per una unificazione) e soprattutto nei territori non riusciamo a portare avanti mobilitazioni e battaglie comuni, per non parlare delle scelte politiche.
Per esempio: il Pdci rispetta rigorosamente il centralismo democratico, Rifondazione lo ha superato dalla sua fondazione; Rifondazione propende al 2001 a sentirsi interna a qualsiasi mobilitazione o vertenza che contesti le logiche neoliberiste e sia contro la guerra, il Pdci invece si presenta solo ai cortei con le sue bandiere; Rifondazione propone - almeno in Umbria - tavoli unitari e vertenze unitarie a tutta la sinistra (dal reddito sociale, alla difesa delle fabbriche in crisi e ai comitati contro la crisi), il Pdci deve riunire il comitato centrale anche per firmare un comunicato stampa unitario.
Abbiamo detto che vogliamo un soggetto politico che non abbia solo un profilo politicista - che sia un arcobaleno con la falce e martello - e che non si limiti a portare solidarietà alle lotte, ma che ne sappia essere protagonista e che soprattutto allarghi il conflitto sociale e ne costruisca uno sbocco concreto con la conquista di diritti e risultati utili e tangibili per i soggetti sociali che vogliamo rappresentare. Per questo proponiamo la federazione della sinistra di alternativa e non l'unione dei comitati centrali e delle strutture periferiche delle forze politiche comuniste.


*segretario regionale Umbria




**************************************************************+

ecco perchè il Pdci è un monolite organizzato pur contando pochi militanti, il Prc è una casbah algerina in cui ognuno sostiene tutto e il contrario di tutto.
centralismo democratico, questo sconosciuto....
 
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Lavrentij
view post Posted on 18/10/2009, 13:16




CITAZIONE (Maoista @ 17/10/2009, 18:32)
Su Grassi e soci mi sembra che stai semplificand eccessivamente; premetto che mi sembra ovvio che prima andavano riuniti i comunisti ed ad un livello successivo andavano create le condizioni per un più ampio fronte della sinistra.
Ciononostante, abbiamo la federazione e lavoriamo con quella, allla gente importa poco se ci chiamiamo coordinamento, lista, fedrazione, ppartito: dobbiamo impegnarci nel recuperare una certa utilità sociale per coloro che vogliam avvicinare.
L'ostinazione sulle formule politiciste - almeno ora che l'unità, precaria, ma assolutamente da consolidare, l'abbiamo trovata - è incomprensibile ai più.

Condivido in pieno.
La lettera è stata fatta per incalzare una parte di base (specie elettorale) di SEL circa alla sua autodistruzione e alle contraddizioni che emergono al suo interno (Verdi che escono, Nencini che dice che bisogna ripartire da Craxi e compagnia bella).

E' una polpetta avvelenata messa, non a caso, sul manifesto e non su liberazione.
 
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EL_ROJO
view post Posted on 18/10/2009, 17:53




Diliberto è giusto che fino alle regionali stia al suo posto, ma se dopo le regionali incalzasse il segretario su due temi, quello interno sulla federazione come tappa verso l'unità e quello esterno relativo ai rapporti col PD, prevedo nuove scosse di assestamento.


Secondo me la differenza tra i compagni che vogliono l'unità e quelli che non la vogliono (neanche come tappa successiva alla federazione, come Ferrero) è semplicissima.


I primi ritengono che l'esperenza di RC sia fallita e terminata, i secondi no.


Io mi colloco tra i primi.

Da un punto di vista romantico e di amarcord non mi dispiacerebbe sbagliarmi in un ipotetico futuro, ma la ragione e la ragionevolezza dell'oggi mi inchiodano a questa constatazione.

Poi mi fa sorridere il fatto che gli unitaristi vengono spesso dipinti come nostalgici del bel tempo che fu e ortodossi tradizionalisti quando invece sono i primi pronti a mettere i due status quo (anche le due segreterie) in discussione auspicando un cambiamento.
 
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yuben*
view post Posted on 18/10/2009, 18:34




CITAZIONE (lisergic @ 18/10/2009, 10:45)
CITAZIONE (yuben* @ 17/10/2009, 17:56)
Dalle notizie che ho io (che però vanno verificate) sembrerebbe che l'Ernesto dopo che c'è stata la frenata "all'unità dei comunisti" (il pdci sembra in questo momento orientato anche lui verso il progetto della federazione, i grassiani preferisco fare le associazioni con i vendoliani) sia spaccato in due, e una parte consistente (sembra che sia la maggioranza, di cui però Giannini non dovrebbe far parte) stia spingendo per uscire dal Partito in tempi relativamente brevi.

ripeto queste non sono cose certe, ma voci che ho sentito in giro.

Vabbè tu stai con Pegolo. Non sei una fonte tanto neutrale quando si parla di Ernesto...

cosa c'entra io con chi sto? io non ho mica espresso un opinione su un comportamento dell'Ernesto, ho semplicemente riferito una notizia di cui sono venuto a conoscenza (specificando anche che è solo una voce). Quindi il tuo post sinceramente non lo capisco!

invece per rispondere a Lavrentij, io non mi riferivo alla lettera mandata al manifesto, ma al fatto che ho notizie che su molti territori i Compagni di EC stanno dando vita ad associazioni insieme a quelli di MPS. Poi se è giusto o sbagliato si può valutare, e ognuno avrà le sue idee, però che queste associazioni stiano nascendo (in alcuni territori) è un dato di fatto

in conclusione voglio dire che io sono d'accordo con El Rojo, questo Partito si divide tra chi pensa che ormai l'esperienza di RC sia morta e chi invece crede ancora in un suo rilancio, io però a differenza sua mi colloco tra i secondi.

 
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23 replies since 17/10/2009, 13:30   652 views
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