Lettera di Giannini

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RUDE*BWAY
view post Posted on 19/10/2009, 13:06




CITAZIONE (EL_ROJO @ 18/10/2009, 18:53)
I primi ritengono che l'esperenza di RC sia fallita e terminata, i secondi no.


Io mi colloco tra i primi.

non solo è fallita e terminata l'esperienza del PRC, ma di tutte le organizzazioni comuniste in Italia.
i 2 partiti maggiori ne prendano atto.
 
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view post Posted on 19/10/2009, 13:18




CITAZIONE (RUDE*BWAY @ 19/10/2009, 14:06)
CITAZIONE (EL_ROJO @ 18/10/2009, 18:53)
I primi ritengono che l'esperenza di RC sia fallita e terminata, i secondi no.


Io mi colloco tra i primi.

non solo è fallita e terminata l'esperienza del PRC, ma di tutte le organizzazioni comuniste in Italia.
i 2 partiti maggiori ne prendano atto.

Io vado oltre, è esaurita proprio l'idea che sia ha di comunismo.
 
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view post Posted on 19/10/2009, 13:37
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CITAZIONE (bixio_cv@hotmail.it @ 19/10/2009, 14:18)
Io vado oltre, è esaurita proprio l'idea che sia ha di comunismo.

Ma questo per te solo in Italia? E i voti che prendono i partiti comunisti altrove?

Boh, io continuo a credere che a fallire sia stato il progetto (abortito) della rifondazione comunista.

Se poi si continua ad aspettare senza far nulla, o a perdersi (oltretutto litigando) in proposte politiciste come una federazione di cui non sa nulla nessuno -e in ogni caso a nessuno frega nulla- allora capisco che la situazione italiana porti al vostro pessimismo...

 
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adrianotta
view post Posted on 19/10/2009, 14:05




In effetti la rifondazione non c'è stata , si è rischiato solamente di avviare
un processo di auto-estinzione.

E allora tanto vale unirsi, altrimenti bisogna dire con chiarezza cosa ci divide
dal PdCi, cosa a me non chiara.

E' il giudizio sullo stalinismo ?
Ma lo stalinismo divide già dentro il PRC !
Quindi finiamola con queste menate tra dirigenti e uniamo le forze.

Tra l'altro , per quello che ho visto , non è che il tasso di burocratizzazione
del PRC sia inferiore a quello del PdCI.

Entrambi i partiti a livello teorico stanno "ecce homo" .....
Però i compagni del PdCI con cui ho collaborato si sono sempre
mossi con serietà, e due parole di politica riuscivano a metterle insieme...

Dividersi, se non è indispensabile, è da cretini.


Edited by adrianotta - 19/10/2009, 15:47
 
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view post Posted on 19/10/2009, 21:34




CITAZIONE (Pegli @ 19/10/2009, 14:37)
CITAZIONE (bixio_cv@hotmail.it @ 19/10/2009, 14:18)
Io vado oltre, è esaurita proprio l'idea che sia ha di comunismo.

Ma questo per te solo in Italia? E i voti che prendono i partiti comunisti altrove?

Boh, io continuo a credere che a fallire sia stato il progetto (abortito) della rifondazione comunista.

Se poi si continua ad aspettare senza far nulla, o a perdersi (oltretutto litigando) in proposte politiciste come una federazione di cui non sa nulla nessuno -e in ogni caso a nessuno frega nulla- allora capisco che la situazione italiana porti al vostro pessimismo...

Certo in Italia.

Nessuna formazione ha nemmeno lontanamente un progetto credibile/realizzabile.
Ognuno rincorre alla disperata la ricerca di un minimo di consenso cercando di ottenerlo tramite dichiarazioni, propositi, promesse e colpi di indignazione.

Nessuna traccia di un metodo di LAVORO!
 
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Soso.
view post Posted on 7/11/2009, 12:06




Un articolo di Andrea Catone inviato a Liberazione (che ha deciso di non pubblicarlo)

di

su altre testate del 25/10/2009


Alla domanda che F. Giannini pone al compagno Ferrero sulle ragioni che impedirebbero un processo di unificazione dei comunisti, a partire dall’unità di Prc e Pdci (Liberazione 16/10/09), risponde un articolo intitolato “l’unità dei comunisti non è sufficiente per la trasformazione sociale” del segretario regionale umbro S. Vinti. Il quale tuttavia non sostiene che l’unità dei comunisti sarebbe insufficiente alla costruzione di un fronte sociale e politico anticapitalista (cosa che nessun comunista serio, che non pensa in modo autoreferenziale, mette in dubbio), ma che essa sarebbe un vero e proprio ostacolo a tale costruzione.

Di fronte alla questione di profilo strategico dell’unità dei comunisti, la risposta è del tutto elusiva, non entra nel cuore del problema. Contro l’unità dei comunisti, Vinti scrive che

1. essa “stravolgerebbe” l’esito del congresso di Chianciano.

Ma cosa è stato l’ultimo congresso del PRC? Non ha avuto forse come posta in gioco l’affermazione dell’opzione comunista del PRC contro il progetto di Vendola di costruire un’altra “cosa” di sinistra, diversa e alternativa ad essa? Non è stato forse vissuto così dalle decine di migliaia di compagni che hanno strenuamente lottato (e in Puglia con armi assolutamente impari) nei congressi? Se è stato questo (e non un regolamento di conti tra ceti politici all’indomani della clamorosa disfatta dell’Arcobaleno), allora il rafforzamento dell’opzione comunista con l’unificazione dei comunisti non sarebbe affatto lo stravolgimento di Chianciano, ma un suo positivo sviluppo.

2. Manca l’elemento fondamentale per una unificazione: una cultura politica comune. Se davvero fosse così, non vi sarebbe una base reale per proporre la riunificazione, e bisognerebbe anzi contrastare con forza tale proposta. Ma è proprio così? Quali sono oggi i fattori profondi (non effimeri, di superficie, di ‘umore’) di divergenza con i compagni del Pdci? Lo “scopo finale” (Endziel)? forse che il Pdci colloca il suo agire politico all’interno dell’orizzonte capitalistico e delle sue compatibilità (quale è l’orizzonte ‘riformista’ con vocazione “governista” abbracciato da Vendola)? O forse è una concezione della politica tutta all’interno del quadro istituzionale o, viceversa, tutta fuori di esso, extraparlamentare, mentre i comunisti combinano entrambe? O il riferimento ad uno “stato guida”, l’adesione ad un ‘partito internazionale’ incompatibile con la politica comunista? Oppure il dogmatismo? O il “revisionismo”?

Nulla di tutto questo. L’argomentazione principale di Vinti è che nel Pdci vi è il “centralismo democratico”, che il Prc ha rigettato sin “dalla sua fondazione”.

Ora, a parte il fatto che autorevoli esponenti della maggioranza che governa il partito lo hanno di recente riproposto (cfr. Burgio, Liberazione 4.8.09), gli esempi prodotti da Vinti sono palesemente inconsistenti: “il Pdci deve riunire il CC anche per firmare un comunicato stampa unitario”. Ma il segretario regionale umbro cosa propone? Una gestione anarchica e caotica del partito, dove il primo che passa decide per tutti gli altri? Oppure, una gestione cesaristica e autoritaria, in cui il segretario decide tutto, come è accaduto con la deleteria gestione bertinottiana, quando i compagni del cpn apprendevano dai media di importantissime decisioni (come la costituzione della SE)? (Invero anche l’annuncio della federazione della sinistra alternativa è avvenuto prima di una discussione negli organi di direzione del Prc).

L’altro forte punto dirimente indicato da Vinti sarebbe nel fatto che il Prc dal 2001 è “interno a qualsiasi mobilitazione o vertenza” contro il neoliberismo e la guerra, mentre “il Pdci si presenta solo ai cortei con le sue bandiere”. Sulla “internità” ai movimenti, liberiamoci per favore della retorica parolaia! I comunisti hanno alle spalle una grande tradizione che li ha visti promuovere e partecipare ai movimenti di massa, ma da comunisti, il che non significa agitare bandiere o striscioni, ma elaborare – sulla base di quello che gli elementi più avanzati esprimono – una linea politica che, contro posizioni economico-corporative, miri sempre a collegare la lotta particolare con quella generale per il socialismo. I comunisti sono interni ai movimenti di massa, ma non alla loro coda, non annullando la loro funzione di comunisti.

Se le obiezioni fossero solo quelle qui proposte, non vi è alcun razionale motivo per non avviare un confronto leale, aperto e concreto tra i due partiti al fine di arrivare rapidamente alla riunificazione per dar vita ad un partito comunista di più ampio respiro. Se vi sono obiezioni politicamente consistenti, è bene che si manifestino alla luce del sole, che si avvii una seria discussione in merito. Non c’è nulla di peggio - in una situazione politicamente drammatica per i comunisti, che richiede il massimo di chiarezza nelle scelte - dell’ambiguità e dei silenzi, del fare i pesci in barile.

Andrea Catone
Responsabile della Formazione – segreteria regionale PRC- Puglia


http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2&IDArticolo=18531

 
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EL_ROJO
view post Posted on 7/11/2009, 12:37





Sottoscrivo tutto.

Ma questo Andrea Catone ha il ruolo che si merita e la giusta visibilità nel partito?

Ogni volta che leggo qualcosa di lui o su di lui penso che forse non tutto è perduto.

p.s. se viene confermata la sceltadi Liberazoione...vabbè lasciam perdere.
 
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catartica
view post Posted on 7/11/2009, 12:43




CITAZIONE (EL_ROJO @ 7/11/2009, 12:37)
Ma questo Andrea Catone ha il ruolo che si merita nel partito?

Ogni volta che leggo qualcosa di lui o su di lui penso che forse non tutto è perduto.

p.s. se viene confermata la sceltadi Liberazoione...vabbè lasciam perdere.

No, non ce l'ha.

Solo ora lo stiamo valorizzando qua, a livello locale. E non immagini le barricate di certi e soprattutto di certe...

Noi GC abbiamo insistito molto affinché gli fosse affidata la formazione (e ancora qualcuno storce il naso), altrimenti il suo unico ruolo sarebbe quello di essere presente alle riunioni congiunte con il PdCI. Una caricatura di quello che è, insomma.
 
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EL_ROJO
view post Posted on 12/11/2009, 18:13




Ferrero e l’indigesta unità dei comunisti. Prc ancora prigioniera del bertinottismo? – di Vindice Lecis

da www.fuoripagina.net – di Vindice Lecis

Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc, sta boicottando il processo unitario che punta a ricomporre la diaspora dei due piccoli partiti comunisti? E ancora: il partito della Rifondazione comunista è prigioniero del “bertinottismo”, vale a dire quel misto di spontaneismo e di tendenziale volontà di superare la tradizione comunista italiana?

Sono questi interrogativi che nascono dall’interno del partito di Ferrero, voci preoccupate per lo stallo del processo federativo e, più in generale, per l’appannamento dell’ipotesi “fusionista”. Un dirigente di primo piano di Rc, Fosco Giannini leader dell’Ernesto (una componente interna del partito) ha inviato una lettera aperta al suo segretario squarciando il velo dell’ipocrisia.


Caro Ferrero, gli scrive Giannini, “credo che sia il tempo di porti una domanda: perché respingi la proposta, avanzata dal Pdci – ma ormai fatta propria da tanta parte dei quadri e della base del Prc, dalla diaspora e dall’elettorato comunista – di unire i due piccoli partiti comunisti italiani? Non è una domanda retorica, un artifizio: è tutta quell’area, ormai vastissima (anche esterna ai due partiti comunisti, che chiede l’unità, che non sopporta più di vedere i comunisti dissanguarsi, dividersi) a portela. E’ una domanda vera: vorrebbero tutti conoscere i motivi di fondo (politici, teorici, tattici, strategici, quelli che siano) che ti spingono a dire no”.
Onore a Giannini per aver ficcato con ruvida brutalità i piedi nel piatto. La questione della riunificazione, pur con alcune tappe intermedie, è infatti all’ordine del giorno degli iscritti e degli elettori del Prc e del Pdci che mal digeriscono tatticismi e sfuggenti analisi leggere come il fumo. Mentre la destra e la Confindustria dettano l’agenda della politica italiana e pericoli reali si addensano sulla nostra Repubblica e mentre il Pd riparte con un nuovo segretario, è un dovere e una necessità per la sinistra comunista di rimettere insieme i cocci.

Nessuno però storca il naso. Bisogna riannodare storie e vicende in un progetto. Non in generiche giaculatorie su quanto sono belli i comunisti ma in un progetto semplice e rigoroso di ripartenza. Con l’obiettivo certo di fare l’opposizione (ma non in eterno chiedono i lavoratori), di suscitare movimenti di lotta generali ma anche di riannodare il filo di intese programmatiche con il Pd e l’Idv per tornare di nuovo alla guida del Paese. Bisogna dunque rimettersi in gioco e questo certo non è moderatismo.

Ma c’è di più. Sbaglierebbe di grosso chi pensasse a una semplice riedizione della Rifondazione post-Bolognina per rimettere insieme le due componenti comuniste. Bisogna fare qualcosa di diverso, compiere un’operazione di grande respiro riassumendo la tradizione comunista italiana con le necessarie innovazioni. Oggi quella storia e quella pratica politica sembrano sospese e messe tra parentesi. Ma il rinnovamento non deve diventare furia iconoclasta, fastidio per le radici, noia per la politica. Bisogna anche rivolgersi a tutte quelle persone di sinistra (e molte si definiscono ancora comuniste!) che stanno nel Pd con un certo disagio.

Curiosamente di fronte al peggior governo della storia repubblicana, all’esecutivo più a destra dal 1945, con la sinistra nell’angolo e i comunisti in via di estinzione sembra che Ferrero si concentri maggiormente nella difesa dello smunto spazio identitario.

Riprendo una parte della lettera di Giannini al suo segretario: “a me sembra che la parte del nostro gruppo dirigente contrario all’unità ragioni più o meno così: il Prc ha avviato profonde innovazioni, politiche e teoriche, e il Pdci non lo ha fatto. Prendiamo sul serio questa argomentazione: quali sono queste innovazioni? E’ stata un’innovazione la cancellazione, da parte nostra, della categoria dell’imperialismo? E’ stata un’innovazione seria la scelta bertinottiana di affidare completamente il ruolo di intellettuale collettivo, centrale nel pensiero gramsciano, allo spontaneismo dei movimenti? E’ stata un’innovazione positiva aver affermato (Bertinotti e Gianni) che i dirigenti e gli intellettuali comunisti del Novecento sono tutti morti e non solo fisicamente? E’ stata mai delineata un’analisi profonda, critica ma non liquidatoria, della storia del movimento comunista?”.

Mi fermo qui. Ferrero non può accontentarsi di ricostruire il suo, di partito. Serve che dica chiaramente se vuole davvero l’unità dei comunisti oppure spieghi quali siano queste abissali differenze con i compagni separati del Pdci. Oppure gli attriti del passato, qualsiasi essi siano, sono così importanti da togliere quel poco di speranza che è rimasta nella sinistra?

http://andremusa.wordpress.com/2009/10/26/...-bertinottismo/
 
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23 replies since 17/10/2009, 13:30   652 views
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